il Fatto Quotidiano, 6 aprile 2023
Rachele Silvestri, FdI e il gossip sul figlio
dall’inviato
Ascoli Piceno. Rachele Silvestri, deputata picena di Fratelli d’Italia (ex M5S fino al 2020), sente il bisogno di inviare una lettera al Corriere della Sera per smentire una voce che rimbalza da settimane in tutto il Transatlantico e nelle redazioni dei giornali. L’oggetto è il mistero dell’amore che la vorrebbe mamma di un bimbo appena nato da “una relazione clandestina” con un “politico molto influente di Fratelli d’Italia”, per giunta “sposato”. In pratica, tutti i Fratelli d’Italia potrebbero giocare questo ruolo. Non solo: «Grazie a questa relazione clandestina – prosegue la deputata, riportando i boatos – io avrei anche ottenuto la mia candidatura» alle elezioni del 25 settembre. Politici e giornalisti ricordano una strana intervista rilasciata il 15 marzo allo stesso Corriere della Sera (che ha pubblicato la lettera della donna in prima pagina) dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, anche lui di FdI, da oltre 15 anni compagno di Arianna Meloni, sorella della premier, con cui ha avuto due figlie: «Ormai – diceva Lollobrigida – di me si dice di tutto. Mi conoscono tutti, sono a capo di tutto, ho la gestione di enorme potere, finisco pure nel gossip. È tutto assolutamente falso». Quale gossip? Che cos’è che è falso? Non è dato saperlo: nessuna domanda, nessuna risposta. Le voci continuano fino alla lettera di ieri: «Alla fine, la presunta notizia è uscita su qualche organo di informazione e molti giornalisti mi hanno telefonato chiedendo un commento». Ma la notizia non è uscita da nessuna parte, salvo qualche spiffero di Dagospia che alludeva genericamente a un «potente politico con un figlio illegittimo»: nessun nome, nessun personaggio riconoscibile. Almeno per i lettori. Rachele Silvestri, che ha partorito il 27 dicembre, tre mesi dopo le elezioni, racconta: «Sono stata costretta a fare il test di paternità per mio figlio di soli tre mesi (quindi a fine marzo, ndr). E il padre è proprio Fabio, il mio compagno. (…) Ho scelto di rendere pubblica questa storia per tutelare mio figlio e Fabio, legittimo papà e mio amato compagno». Dunque è stata “costretta” a quel test: dai giornalisti, dalle dicerie o da qualcun altro? Mistero.
Diceva un democristiano di grande esperienza che la politica è un pugno di noia e in Parlamento le giornate si trasformano in “ozio senza riposo, fatica senza lavoro”. Perciò la diceria diviene presto catasta dalle alte lingue di fuoco. Chi sarà? La deputata 36enne decide dunque di rompere il fronte delle malelingue e affronta l’esame del Dna pur di radere al suolo la diceria che in verità ha trovato alimento anzitutto dalle sue parti: nel frattempo la voce, partita da Ascoli Piceno, chat dopo chat ha raggiunto Roma con strisce roventi di sospetti.
È il pomeriggio di martedì e su Ascoli tira aria di neve. Al caffè Meletti, chi scrive è in attesa di Guido Castelli, già sindaco e oggi senatore e dal 3 gennaio nuovo commissario per la ricostruzione post-terremoto, da anni santo patrono di Fratelli d’Italia di questo spicchio delle Marche e quindi molto bene informato su tutto ciò che si muove nel partito, nel Piceno come a Roma. Abbiamo un appuntamento. È la stessa Silvestri che, nella lettera al Corriere, scrive: «L’unica cosa che so è che chi si è inventato questa storia è un uomo, probabilmente un politico. Qualcuno dice che la calunnia sia stata pensata per attaccare alcune figure del mio partito, magari per insinuare un degrado da basso impero». E qui un passo indietro s’impone: Rachele, commessa al Penny market, già militante effervescente e combattente grillina, sceglie di abbandonare il M5S nella scorsa legislatura poco dopo essere entrata a Montecitorio, cioè nel 2020, quando i 5Stelle passano dall’alleanza con la Lega a quella col Pd. Devia verso Fratelli d’Italia, la destra che dovrebbe dare un senso e un destino alla rinnovata militanza. E l’estate scorsa ottiene di essere ricandidata. Ma la sua Ascoli è off-limits. Viene proposta al proporzionale in Abruzzo: un ruolo di primo piano nella composizione delle liste ce l’ha Lollobrigida, al tempo capogruppo alla Camera e molto presente nella campagna elettorale da quelle parti. Molte foto delle cronache locali lo ritraggono con Silvestri, Castelli, il presidente regionale Francesco Acquaroli e gli altri candidati nel Piceno. Rachele viene rieletta, ma a rovinare la festa piomba ben presto la spirale maligna della vocina sulla gravidanza e la paternità. Il muro di diffidenza, qui nel Piceno, sterilizza la sua attività.
Chiedere dunque a Castelli. Appuntamento al Gran caffè Meletti, quello dell’anisetta. «Vengo, tranquillo». Viene? Invece no, urgenti e improvvisi problemi di famiglia gli impongono il dietrofront. Il neo commissario Castelli, conosciuto per il carattere volitivo, il sorriso contagioso e una sorprendente capacità di fare rete con i giornalisti, è impossibilitato anche solo a dirci ciao. Peccato, perché è proprio qui, in questa magnifica piazza del Popolo, che prende aria questo mondo di sospetti e genera cattivi pensieri sulla deputata ex grillina.
Torniamo a Roma. È martedì 4 aprile. Mentre ad Ascoli chi scrive attende invano Castelli e Rachele Silvestri verga la ormai famosa lettera al Corriere sul test del Dna, il “ministro-cognato” Lollobrigida compare in Transatlantico accompagnato da Arianna Meloni. Che coincidenza. L’indomani, ieri, esce la lettera. E il caso diventa ufficiale, pubblico e politico. La notizia rimbalza su tutti i siti, sempre con quella domanda: ora si sa chi è la donna. Una donna che, in preda a condivisibili sentimenti di “schifo, violenza, umiliazione”, affronta la diceria con un’altra diceria: afferma che forse potrebbe essere addirittura un politico (della sua città?) a soffiare sul fuoco, calunniarla, riducendo a vizi le sue virtù, a convenienze le sue scelte pubbliche. Ma chi? Vattelapesca. Idem per l’uomo delle voci sulla presunta relazione clandestina e la paternità del bimbo, che continua a restare nell’ombra. La deputata parla di un certificato sul vero padre, senza però mostrarlo. Ma perché ricorrere a quel test del Dna? Qualcuno gliel’ha chiesto, visto che lei è certa di sé stessa? Di nuovo: vattelapesca.
Ultima puntata (per ora) del giallo. Selvaggia Lucarelli, su Twitter, fa notare l’assurdità della situazione: «Non mi è ben chiaro perché, per mettere a tacere un gossip tra politici e giornalisti, debba esporsi pubblicamente SOLO la protagonista femminile della vicenda. Attendiamo che il protagonista maschile della storiaccia, vittima anche lui a quanto pare, uno che ha le spalle piuttosto grosse e coperte e a cui piace rivendicare l’italico orgoglio, faccia altrettanto. Che disinneschi anche lui la maldicenza, forza». Il ritratto di Mister X comincia a prendere forma? A quel punto l’excusatio non petita raddoppia e tracima. Chissà che non funzioni anche qui come nell’antico adagio: “La prima gallina che canta è quella che ha fatto l’uovo”.
Nel pomeriggio alla buvette il “ministro-cognato” Lollobrigida accetta l’accerchiamento dei giornalisti e prorompe: «Povera Rachele, anche la Lucarelli ne ha scritto». Già, ma mica contro Rachele: contro il maschio mascherato, vittima anche lui della vocina. “Lollo” sembra aspettare la domanda. Che però non arriva. I giornalisti osservano che ora spetterebbe all’uomo del gossip farsi avanti. E il ministro: «Ma vi siete chiesti perché il nome non l’ha ancora fatto nessuno, non è ancora uscito su nessun giornale? Voglio vedere chi è il primo che lo scrive!». Il Fatto lo chiama per saperne di più, lui non risponde. Il suo era un avvertimento? Un consiglio che non si può rifiutare? Il ministro vuole vedere, già.