Il Messaggero, 6 aprile 2023
Intervista a Brooke Shields
«Insieme siamo l’uomo più ricco e la ragazza più amata d’America: la gente impazzirà per noi due». Così, nel 1999, Donald Trump si propose a Brooke Shields, che gli rise in faccia: «Grazie, ma la proposta non ha senso». Dalla sua casa a Manhattan l’attrice racconta davanti alla webcam il due di picche dato all’ex presidente Usa. La ragazzina che faceva impazzire gli uomini ora ha 57 anni, 56 dei quali passati davanti ai riflettori. Dalla prima pubblicità a 11 mesi fino al cinema, passando per le foto nuda a 10 anni. Per la stampa la madre monetizzava la sua bellezza come una maîtresse, ma la realtà era diversa e l’attrice la racconta nella docu-serie Pretty Baby: Brooke Shields, appena arrivata su Disney+.
Sia sincera: sua madre, che adesso non c’è più, fece bene a spingerla nello show business da bambina?
«L’ho sempre giustificata perché mi ha protetto col suo amore. Altrimenti la mia vita sarebbe stata diversa: mi sono laureata a Princeton, non mi sono mai drogata, e fino a 22 anni ero la vergine più famosa d’America».
Nelle interviste le chiedevano se si sentisse sexy a 12 anni...
«Alcuni giornalisti erano brutali, senza alcun rispetto per una ragazzina. Su quei set, però, io mi divertivo, e mia madre incuteva terrore a tutti. Al minimo problema chiamava gli avvocati».
Nel suo primo film, "Pretty Baby", interpretava una prostituta undicenne. Recitando diede il primo bacio: come fu?
«Il mio partner, Keith Carradine, mi tranquillizzò: "Questo non conta come primo bacio". Immagino sia stato difficile anche per lui».
Le sue figlie, nella docu-serie, lo considerano porno: cosa risponde?
«Che era un’altra epoca: l’America permissiva degli Anni ’70. Ho ricordi bellissimi del film e mia madre non mi ha mai fatto saltare un giorno di scuola per girare».
Con il regista di Laguna blu, Randal Kleiser, come andò?
«Per lui il film era un reality show sulla mia prima esperienza sessuale. Io gli urlavo: perché non mi fai recitare? Ma lui era innamorato dell’attore protagonista proprio come accadde nell’81 con Zeffirelli nel suo Amore senza fine».
Si è sorpresa delle accuse rivolte a Zeffirelli dai protagonisti di Romeo e Giulietta (girarono scene di nudo non previste, n.d.r.)?
«Per niente. Lui non rispettava gli attori. Era il Maestro e nessuno gli diceva no. Con me non si sarebbe permesso - mia madre lo avrebbe ucciso - ma ricordo una scena in cui per farmi simulare un orgasmo mi torse un dito del piede».
Cosa l’ha spinta a raccontare tutto di sé?
«Grazie alla psicoterapia ho trovato la forza che mi ha aiutato a empatizzare con mia madre e comprendere i suoi errori. Era un’alcolizzata e per tutta la vita le ho fatto da genitore: viveva solo per me».
Lei parlò pubblicamente della sua depressione post partum. Forse non aveva sciolto il rapporto simbiotico con sua madre?
«È possibile, ma non trascuriamo la biochimica. E proprio perché dichiarai di prendere antidepressivi fui attaccata in maniera insensata da Tom Cruise!».
Nelle docuserie rivela lo stupro subito da un produttore. Perché non ha voluto fare il suo nome?
«Gli darei la possibilità di difendersi. Dopo 30 anni ho superato il trauma, non fa più male».
Che reazione ebbe quando il suo amico Michael Jackson dichiarò a Oprah Winfrey che eravate fidanzati?
«Non ne sapevo nulla. Forse aveva bisogno di inventare una storia per i suoi fan e immaginava che avrei capito perché eravamo molto legati. È l’unica spiegazione razionale».
Dichiarò che Agassi la sposò solo per la sua fama, è vero?
«No. Lui odiava lo show business. Una volta distrusse tutti i suoi trofei sportivi perché in una scena di Friends, in cui recitavo, lo avevo fatto ingelosire».
Era il periodo della sua tossicodipendenza, non le chiese aiuto?
«Forse pensava che sarei scappata dopo l’esperienza della dipendenza di mia madre. Ma si sbagliava, lo avrei capito meglio di chiunque altro».
Oggi, finalmente, possiamo chiederlo: si sente sexy?
«Sì. L’ho capito solo dopo la nascita delle mie figlie. Anche se mi casca tutto e non sono più tonica come una volta».