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 2023  aprile 06 Giovedì calendario

COLPO GROSSO DA FENDI! CACCIA AL GRUPPO CHE HA PORTATO VIA 29 BORSE PER UN VALORE DI QUASI 200MILA EURO – CI SONO STATE TRE ORE DI BUCO FRA L'INTRUSIONE E LA SCOPERTA DEL FURTO. L'ALLARME CHE NON È ENTRATO IN FUNZIONE E IL SOSPETTO DEL BASISTA INTERNO. NON È ESCLUSO CHE LA BANDA ABBIA PROVVEDUTO A SABOTARE LA CENTRALINA COLLEGATA AL NEGOZIO - IL FURTO DA CARTIER, LE CILENE CHE FREGARONO UNA BORSA DA GUCCI (“CI SERVIVA PER IL MARE”), LA SPACCATA DA BULGARI IN VIA CONDOTTI: I COLPI MESSI A SEGNO NELLE STRADE DEL LUSSO A ROMA -

Estratto dell’articolo di Marco Carta per “la Repubblica - Edizione Roma” È stato un colpo alla vecchia maniera: un cacciavite e uno scalpello. La banda dei ladri di borse, che ieri notte ha svaligiato il Palazzo Fendi in largo Goldoni, ha forzato la porta di ingresso laterale su via Tomacelli intorno alle quattro e mezzo del mattino. Poi è entrata nella boutique e nel giro di pochi secondi ha razzolato tutto quello che poteva: 29 tra accessori e borse, tra cui uno dei pezzi pregiati della collezione Fendi, una borsa in pelle di coccodrillo che da sola vale quasi 30mila euro.

Tutto è funzionato alla perfezione: nessuno si è accorto del furto in corso. Anche perché l’allarme della boutique non è mai entrato in funzione. Il gruppo di ladri ha avuto il tempo scardinare la porta vetro d’ingresso, entrare, svaligiare e fuggire, facendo perdere le proprie tracce per le strade del centro storico.

Quando il furto è stato scoperto, infatti, avevano già conquistato un vantaggio di più di due ore sugli investigatori. Gli agenti delle Volanti e del commissariato Trevi sono arrivati sul posto solo intorno alle 7, dopo la chiamata dal titolare del locale che ha trovato la porta di via Tomacelli divelta. E non hanno potuto far altro che constatare quello che era accaduto poche ore prima. Secondo le prime stime il furto si aggira intorno alle 100mila euro, ma la cifra potrebbe essere più alta, quasi il doppio.

(...) Impossibile capire cosa non abbia funzionato nei dispositivi di sicurezza a protezione della boutique. A partire dall’allarme che non è entrato in funzione.

Potrebbe essere stato disinnescato dall’interno senza che i responsabili della boutique Fendi se ne siano accorti. Oppure non era funzionante da tempo. In questi due casi, un basista potrebbe aver avvisato il gruppo di ladri che sono andati a colpo sicuro sull’ingresso di via Tomacelli.

Non è escluso che la stessa banda abbia provveduto a sabotare la centralina collegata al negozio. Nel pomeriggio un gruppo di operai stava ripristinando la fibra ottica nel tombino di fronte all’ingresso. Accanto a loro, c’erano anche gli operai di una ditta di antifurti alle prese con dei cavi. Per ricostruire l’accaduto la polizia nei prossimi giorni setaccerà i filmati delle videocamere di sorveglianza della boutique, ma anche quelle dell’area circostante per capire se nelle ore o nei giorni precedenti la banda avesse fatto dei sopralluoghi

(...)

2 - GUCCI, CARTIER, BULGARI TUTTI I COLPI MESSI A SEGNO NELL’OLIMPO DEL LUSSO Estratto dell’articolo di Marco Carta per “la Repubblica - Edizione Roma”

Vestiti, gioielli, orologi da decine di migliaia di euro. Da via Condotti a via del Babuino. Il rischio d’impresa è altissimo, ma può valere la pena.

(...) I colpi non sono frequenti, ma quando riescono fanno male. Come quando nell’ottobre del 2010 due stranieri dall’accento arabo si presentarono da Cartier, in via Condotti, chiedendo di poter visionare un anello in diamanti e oro dal valore di mezzo milione di euro. I due, in giacca e cravatta, si finsero importanti imprenditori. Poi dopo aver afferrato il gioiello fuggirono a bordo di un’auto parcheggiata in via Condotti. Uno dei due ladri venne fermato in Marocco nel gennaio successivo. Ma dell’anello nessuna traccia. I sogni di gloria sono durati poco anche per le due donne cilene che nell’agosto del 2019 erano entrate nella boutique di Gucci in via Borgognona e avevano rubato una borsa da 29mila euro. Pensavano di averla fatta franca, ma sono state fermate in strada a pochi metri dal negozio.

Nel corso della convalida di arresto si erano difese così: «la borsa ci serviva per il mare». Gli atelier di Versace a piazza di Spagna e Gucci in via Condotti erano stati invece saccheggiati dalla banda dei mongoli, capitanata dalla 52enne Irima Dolood.

La donna coordinava un gruppo di tre ladri: «Venite a Roma che qui è facile rubare, sappiamo bene come neutralizzare gli antifurti » , diceva nelle intercettazioni. I mongoli di Irima si fingevano ricchi turisti cinesi per entrare nelle boutique più prestigiose e rubare borse da migliaia di euro. La merce veniva poi inviata a Ulan Bator, in Mongolia, fino a quando la banda nel febbraio 2022 è stata fermata a Milano.

(...) E sempre da Bulgari venne tentato un altro colpo clamoroso. Era il 3 maggio del 2006 quando una banda di criminali tentò di sfondare la vetrina della storica sede di via Condotti. Il carro attrezzi utilizzato durante la rapina era stato rubato nella zona di Tor Sapienza e il furto era stato denunciato ai carabinieri. Il mezzo era stato poi modificato nella parte alta posteriore e il gancio rinforzato in modo tale da consentire un colpo capace di infrangere i vetri della gioielleria. I responsabili del tentato furto, quattro romani tra i 30 e i 40 anni, erano stati presi un paio di mesi dopo, grazie alle immagini delle telecamere.