Corriere della Sera, 6 aprile 2023
Solo il 7,2% dei taiwanesi sono favorevoli all’unificazione con la Cina ma solo 1,2% è convinto
I taiwanesi favorevoli all’unificazione con la Cina erano il 15,9% del totale della popolazione nel 2018. Alla fine del 2022 sono scesi al 7,2%: l’1,2% la vorrebbe «il più presto possibile», il 6% ritiene che sarebbe bene mantenere, per ora, lo status quo e nel frattempo muoversi per preparare nel tempo l’abbraccio a Pechino. Il resto – a parte un 5,6% di cittadini dell’isola che non risponde – non vuole rinunciare alla migliore democrazia dell’Asia per finire sotto il controllo del Partito Comunista di Xi Jinping. In questo momento, le opinioni degli abitanti di Taiwan sui rapporti da tenere con il vicino sono ancora più importanti del solito. La presidente del Paese Tsai Ing-wen ha incontrato ieri in California lo speaker della Camera dei Rappresentanti Usa Kevin McCarthty e altri membri del Congresso. Pechino ritiene che il governo di Taipei non abbia diritto di avere rapporti con politici di alto livello di Paesi, come gli Stati Uniti, che hanno accettato il principio di Cina Unica e che non riconoscono l’isola come Nazione indipendente. Quindi minaccia «misure risolute» in risposta all’incontro californiano: sono già iniziate ieri, vedremo come si svilupperanno. La questione è ancora più rilevante perché all’inizio del 2024 si terranno le elezioni presidenziali a Taiwan e il governo cinese sta già operando affinché le vinca il Kuomintang, il partito taiwanese più gradito a Pechino, sostenitore esso stesso dell’idea di Cina Unica. Il partito ora al governo, il Dpp della presidente Tsai, ha invece abbandonato l’idea di una Cina sola e sostiene lo status quo di Taiwan indipendente di fatto, non potendo puntare a formalizzare l’indipendenza perché ciò provocherebbe l’invasione da parte della Cina. L’Election Study Center di Taiwan conduce un sondaggio di opinioni dal 1994, quando il 20% della popolazione era favorevole all’unificazione. Oggi, il 28,7% vuole mantenere lo status quo e decidere in futuro; il 28,5% è per uno status quo indefinito; il 25,4% è per lo status quo ora e nel frattempo preparare l’indipendenza; il 5,6% per l’indipendenza il prima possibile. Per Xi Jinping, che ha detto di volere risolvere la «questione Taiwan» durante la sua leadership della Repubblica Popolare (probabilmente in molto meno di un decennio), dev’essere spiacevole sapere che i taiwanesi non gli darebbero il benvenuto a Taipei.