Il Messaggero, 5 aprile 2023
L’antica tomba di una signora di Vulci
LA SCOPERTALe mani degli archeologi si muovono con delicatezza. Manovrano con la cazzuola per incidere il contorno di due grandi lastre di tufo. Una pressione perfettamente calibrata e si apre la porta di una tomba a camera dell’inizio del VI secolo a.C. inviolata, mai toccata da altre mani, neanche le più avide e losche dei tombaroli. Una finestra su un’altra dimensione temporale. La sepoltura di una donna aristocratica, vissuta oltre 2500 anni fa, con il corredo integro di quasi trenta vasi di bronzo e ceramica, e persino un braciere con lo spiedo su cui erano infilzati lembi di carne combusta per l’ultimo pasto verso l’aldilà. Una sorpresa eccezionale che regala Vulci. Dalla necropoli dell’Osteria, in una porzione di terra brulla millenaria, che sta restituendo da settimane un mondo sotterraneo dedicato ai defunti. Siamo presso l’ingresso del parco archeologico e naturalistico di Vulci, nel comune di Montalto di Castro, nell’Etruria del Lazio, nel cuore della grande potente ricca città etrusca, fiera e nobile antagonista di Roma. Non a caso il secondo re di Roma Servio Tullio era di origini vulcenti.LE LASTRE DI TUFOLa suggestione è potente. Le due lastre di tufo larghe sessanta centimetri, spesse come macigni, del peso di 40 chili l’una, vengono legate ad una cinta e issate dal braccio meccanico della ruspa. Un’operazione complicata, sotto gli occhi di Carlo Casi che dirige il cantiere. Si resta quasi col fiato sospeso. La porta è aperta. La tomba a camera è intatta, rimasta cristallizzata nel tempo per oltre 2500 anni. La luce del sole, che brilla forte in una giornata ventosa, lascia intuire il contenuto della stanza a quattro metri di profondità. L’ambiente è perfetto, scenario raro e insolito per il patrimonio etrusco. Il pavimento è rivestito di vasellame. La scena che si schiude è quella di un banchetto funebre. Il tetto è coperto da una bassa volta, le pareti intonacate. La tomba si raggiunge attraverso il “dromos”, un corridoio che sembra un canyon stretto scavato nel banco di tufo. Lo spettacolo colpisce il cuore.Si vede il letto della sepoltura sulla sinistra. Il vento si fa sempre più impetuoso, gonfia cappucci e giacche, la polvere della terra si alza e riempie l’aria. Chissà se la signora della tomba si stia disturbando da questa intrusione. Suggestione a parte, l’archeologia offre un viaggio nel tempo sensazionale. «Siamo stati fortunati, abbiamo trovato una struttura funeraria intatta di oltre 2500 anni fa, sfuggita incredibilmente al saccheggio dei tombaroli che in questa terra etrusca non hanno risparmiato le necropoli – racconta il direttore scientifico dello scavo Carlo Casi – Qui abbiamo avuto il piacere di aprirla e di vederla così come è stata lasciata dagli etruschi. Il corredo ci dice molto della persona. È una tomba femminile e lo si nota per l’assenza di armi. E per la presenza di una fuseruola in terracotta, strumento per filare i tessuti».OSSA E CENERILa sepoltura non presenta tracce di scheletro, probabilmente il corpo è stato cremato e le ceneri racchiuse in una grande “olla” cineraria, un vaso poggiato sulla banchina del letto. Rimasto dritto, nel punto esatto in cui era stato posizionato. Impressionante. «Nel corredo spicca un braciere con lo spiedo su cui erano infilzate le carni che caratterizzavano l’ultimo pasto della defunta, mai consumato – continua Carlo Casi – È un corredo composto soprattutto da vasi di bucchero e bronzo. L’aspetto più prezioso di questa scoperta è che il contesto intatto ci consente di ricostruire la storia di questa donna, socialmente agiata. Un ulteriore tassello che ci aiuterà a svelare i segreti degli abitanti di Vulci».IL RESTAUROColpisce la quantità di vasi originali e rari: «Nel set di buccheri – sottolinea Simona Carosi, l’archeologa responsabile dell’area per la Soprintendenza – spiccano un’anfora con le doppie anse schiacciate che echeggia una forma tipicamente greco attica, una coppa ionica prodotta nell’Oriente ellenico. E numerosi “ariballoi” piccoli vasi globulari porta profumi». Manufatti che ora saranno trasferiti nei laboratori di restauro del parco per essere esposti nel museo. Questa porzione di necropoli è legata a personaggi delle aristocrazie orientaleggiante di Vulci. «Attestati già dal VII secolo a.C., il momento più fulgido della città per i commerci con le rotte del Mediterraneo», continua Carosi. La tomba appena aperta si trova a pochi metri da quella delle Mani d’argento e del Pittore delle rondini, che documentano i fasti di Vulci. Risale a poco meno di un anno fa, poi, la tomba del Nilo. Qui, una donna sepolta teneva nelle mani un balsamario con il coperchio a forma di ranocchio. Conteneva acqua della prima piena del Nilo. E Vulci vale davvero un viaggio. La nuova necropoli scavata si può vedere, oltre le transenne del cantiere.Laura Larcan