Corriere della Sera, 5 aprile 2023
La deputata Fdi che ha fatto il test per rendere certa la paternità del figlio
S ono stata costretta a fare il test di paternità per mio figlio di soli tre mesi. E il padre è proprio Fabio, il mio compagno.
Naturalmente, non avevo dubbi. Perché, quindi, l’ho fatto? E, soprattutto, perché chiedo che venga riportata la notizia sui giornali? Se la fantasia (o la curiosità) vi sta portando chissà dove, leggete, e poi, mi auguro, vi indignerete insieme a me. Perché, delle volte, la becera realtà arriva a superare anche la più fervida fantasia.
Devo partire dal lontano 2018, quando sono stata eletta parlamentare tra le fila del Movimento 5 Stelle. Nel 2019 sono uscita dal Movimento e, dopo un periodo nel gruppo Misto, ho aderito a Fratelli d’Italia. È stata una scelta di cuore e di ragione, perché col partito di Giorgia Meloni condividevo da tempo le idee e il coraggio. I sondaggi, allora, davano Fratelli d’Italia su valori ben lontani da quelli attuali. Desidero precisarlo affinché sia chiaro che la mia scelta non fu basata su calcoli elettorali. Se sono stata inserita nelle liste delle elezioni politiche dello scorso anno, è per il lavoro e l’impegno profusi in Commissione e in Aula. E, probabilmente, ha contribuito anche il fatto di essere donna in una forza politica che pratica, nei fatti, la parità di genere.
Scusate la lunga premessa, ma era importante perché tutto è collegato. Circa un mese fa, una persona amica mi racconta che gira la voce che il mio bambino non sarebbe figlio del mio compagno, ma di un politico molto influente di Fratelli d’Italia, a sua volta sposato. Mio figlio sarebbe, quindi, nato da una relazione clandestina, grazie alla quale io avrei anche ottenuto la mia candidatura.
Riuscite soltanto a immaginare come mi sono sentita? Non bisogna essere una donna per capire lo schifo, la violenza, l’umiliazione. Mi chiedo: ma in quanti modi il corpo di una donna può essere violato, calpestato, abusato? Quante volte il dono della procreazione può essere strumentalizzato e degradato? In nome di cosa è giustificabile la violenza su un bambino appena nato? Non so chi sia stato. Molti, però, hanno scelto di condividere una evidente calunnia, di telefono in telefono, di chat in chat, rendendosi complici di questo schifo. E anche chi sa ma ha deciso di non parlare lo è.
Alla fine, la presunta notizia è uscita su qualche organo d’informazione e molti giornalisti mi hanno telefonato chiedendo un commento.
L’unica cosa che so è che, chi si è inventato questa storia, è un uomo, probabilmente un politico. Qualcuno dice che la calunnia sia stata pensata per attaccare alcune figure del mio partito, magari per insinuare un degrado da basso impero. Altri mi dicono che sia nato da cacicchi in cerca di gloria.
Qualunque sia la ragione, mi fa orrore. E penso che qualsiasi persona dotata di buonsenso, ispirata a un ethos sociale condiviso, a un’umanità viva e solidale la pensi allo stesso modo. La politica in questa vicenda non c’entra nulla. Perché se non condividiamo i principi fondamentali di una civile convivenza, che va oltre le legittime convinzioni politiche, non c’è alcuna speranza per la nostra società.
Ho scelto di rendere pubblica questa storia per tutelare mio figlio e Fabio, legittimo papà e mio amato compagno. Tutto quello che ho passato nell’ultimo periodo, mi ha portato a ricordare e fare mie le parole del premio Nobel per la pace, Elie Wiesel, quando dice: «Ho giurato di non stare mai in silenzio, in qualunque luogo e in qualunque situazione in cui degli esseri umani siano costretti a subire sofferenze e umiliazioni. Dobbiamo sempre schierarci. La neutralità favorisce l’oppressore, mai la vittima». Il mio augurio è che nessuno sia indulgente con l’autore della calunnia e con chi contribuisce a diffonderla: non siate neutri, abbiate il coraggio di spezzare la catena dell’indifferenza.
deputata di Fratelli d’Italia