Corriere della Sera, 5 aprile 2023
Come potrebbe essere il L:iceo del made in Italy
ROMA «Sono sempre a favore dell’aumento delle possibilità di scelta da parte dei ragazzi». Antonello Giannelli, a capo del sindacato dei presidi Anp, approva l’idea rilanciata da Giorgia Meloni al Vinitaly di fondare un altro liceo, quello del «Made in Italy»: «Il nostro sistema scolastico è rigido e, una volta scelto un indirizzo nella scuola superiore, è difficile poi cambiare. Quindi più possibilità di scelta ci sono e meglio è».
Un liceo delle scienze umane a indirizzo economico sociale c’era già dai tempi della riforma Gelmini. Non ha funzionato?
«Credo che l’operazione di aprire questo nuovo indirizzo punti a recuperare iscritti negli istituti agrari (oggi scelti da meno del 2 per cento degli studenti, ndr)».
Ma non è un liceo?
«Si tratta di slogan. Si chiama liceo per renderlo credo più appetibile alle famiglie, ma in realtà ha le materie di un istituto tecnico, con una curvatura economico e gestionale. I settori di riferimento sono soprattutto la moda e l’enogastronomia. Certo il Made in Italy ha un rilievo importante anche in settori di nicchia come la robotica, ma questo è un altro discorso».
Un discorso da ingegneri. Il Made in Italy è anche moda e design, settori che sono già in gran parte in mano a proprietà straniere...
«E poi ci sono appunto attività cadute in disgrazia, quelle della nostra tradizione agricola che vengono oggi considerate come parte di un’economia povera».
In cui non si guadagna abbastanza.
Dobbiamo permettere agli studenti di rinviare la scelta della scuola superiore
ai 16 anni, come avviene
in altri Paesi europei
«Guardi invece Israele, che con una tecnologia di punta è diventato leader nell’agricoltura e ha invaso con i suoi prodotti settori in cui eravamo molto forti. Pensi alle arance spagnole, che hanno preso il posto di quelle siciliane».
Basterà qualche ora di marketing del Made in Italy a far cambiare verso all’agricoltura? Con Masterchef ci fu il boom dell’alberghiero, che poi finì.
«Vedremo. Credo che ci siano due questioni imprescindibili quando si parla di scuola e di riforme: la prima è quella di permettere agli studenti di rinviare la scelta della scuola superiore, come ormai avviene in tanti altri Paesi europei dalla Gran Bretagna alla Finlandia, ai 16 anni. Scegliere la scuola superiore a quattordici anni non è più attuale. La seconda è che, quando si fa una riforma, si aggiungono materie ma non si toglie mai niente».
Nel liceo del Made in Italy, secondo la proposta di Fratelli d’Italia al Senato, si toglie la seconda lingua straniera. È una buona idea?
«Se uno non ha il tempo di imparare più lingue a scuola, lo farà dopo. Non si può pensare che alla maturità si abbia un professionista completo. Del resto sarebbe utile per gli studenti frequentare anche un Its, istituto tecnico superiore, per specializzarsi: gli Its hanno una percentuale di occupabilità elevatissima».
Ma sono molto pochi, tanto che il Pnrr ha stanziato un miliardo per svilupparne altri.
«Costano tanto perché hanno insegnanti che vengono dal mondo dell’impresa e hanno un costo superiore al personale scolastico. Ma è il momento di favorirne lo sviluppo».