la Repubblica, 5 aprile 2023
Ritratto di Ponzio Pilato
Ponzio Pilato è un mucchio di fake news. Di lui si è raccontato che era un uomo debole, forse intimamente onesto, sensibile, e trovandosi un certo nazareno alla sbarra, le tentò tutte pur di salvarlo, finché col gesto di lavarsi le mani mise in chiaro che la colpa non era sua ma del Sinedrio. Insomma, per paradosso, da quel processo Cristo uscì condannato e Pilato moralmente assolto, cosicché alcune chiese copte lo venerano come santo e s’è perfino diffusa la voce che in tarda età San Ponzio si fosse convertito e morto col conforto della fede. Se vi fosse ancora qualche dubbio sull’affettuosa indulgenza di cui gode il Prefetto di Giudea, basterà ricordare che quando Luigi Magni nel 1987 gli dedicò un film, per il ruolo chi si scelse fra tutti gli attori italiani? Nino Manfredi. Ma sì. Altrimenti chi? Perfetto Manfredi per incarnare quell’indolenza sorniona, quella bonaria simpatia ciociara che alla fine tutto smussa, leviga e perdona perché la bontà d’animo dei provinciali è una legge da scrivere in Costituzione, e allora sai che c’è? Tutti siamo Nino Manfredi, e tutti siamo Ponzio Pilato, con quella lecita dose di furbizia e di apatia che non scalfisce la nostra monolitica presunzione d’innocenza.
E invece no. Invece, dico io, ci voleva Ugo Tognazzi. Acido, urticante in quel suo impareggiabile modo di tratteggiare lo squallore dell’uomo medio, le sue farse miserrime, la sua abiezione sovente nutrita di cinismo, fitta di arbitrii e di licenze. Questo era Pilato, stando alle fonti storiche, al di là dei Vangeli. Egli ci viene descritto come un funzionario niente affatto illuminato, anzi piuttosto incline all’angheria e al sopruso, noto per aver sedato con mattanze di sangue ogni minimo vagito di protesta. Ma ciò che più vale è che il signor governatore non perdeva occasione per mostrarsi un gradasso, tipicamente affetto da abuso dipotere: aveva umiliato i locali esponendo nel perimetro della Città Santa i vessilli divini di Tiberio, e quando (dall’imperatore stesso) era stato obbligato a rimuoverli, aveva insistito con ulteriori gesti di disprezzo, per cui in più occasioni era stato richiamato all’ordine dai suoi superiori. È sufficiente a delineare il personaggio, o occorre aggiungere che non mancano accuse di venalità e corruzione?
D’altra parte a parlare più che chiaro è anche l’epilogo catastrofico della sua carriera, visto che ordinò di massacrare con la cavalleria un’adunata di samaritani sul monte Garizim, e quando per punizione venne rimosso dall’incarico e trasferito sul Rodano, si suicidò.
No, Ponzio Pilato non era l’animo eletto, vibrante di palpiti e intuizioni, malcelato sotto la lorica. La storiografia ci consegna viceversa l’immagine di un politicante dozzinale, di bassissima lega, un lillipuziano che d’un tratto si scopre davanti a qualcosa di molto più grande di lui: quel giovane profeta che era entrato a Gerusalemme accolto da tripudi di folla, adesso gli veniva consegnato dai Sacerdoti che lo volevano morto, e può perfino darsi che Pilato avesse percepito un’energia insolita negli occhi di quel figlio di falegname, ma resta agli atti che per paura o per menefreghismo egli subodorò che la faccenda stavolta era seria, che c’era da compromettersi, e non si volle sporcare le mani.
Pilato è colui che se ne frega, detto in poche parole, e se ne frega pubblicamente, consapevolmente, con quella fierezza ostentata del proprio piccolo cabotaggio, perché niente e nulla può elevare il mediocre dal perimetro consolatorio della sua mediocrità. Se un caicco carico di migranti affonda a Cutro, lui se ne lava le mani, e così se su Kiev piovono razzi, e così se la calotta polare si scioglie, e così se una fabbrica licenzia 400 operai, e così se intorno – a tre passi o a trentamila non fa differenza – qualunque cosa gli chiede un minimo cenno di solidarietà o di cooperazione. Ponzio Pilato salva solo se stesso, e scatta all’indietro come una tartaruga nel carapace non appena si sente sfiorato da qualcosa di più grande di lui, da una misura che travalichi il righello da 30 cm del suo astuccio esistenziale, e allora il virus non esiste, la pulizia etnica è una montatura, i migranti non fuggono da nessuna minaccia, il clima non è per nulla malato, ogni allarme è sovradimensionato, negare, negare, negare, e non c’è via se non darsi latitanti e lavarsene all’istante le mani, proteggendo il rifugio aureo del proprio guscio di noce.
Nel marzo del ’64, nel Queens, una ragazza di nome Kitty Genovese fu stuprata e uccisa in un cortile di città, sotto lo sguardo di varie decine di persone alle finestre. Nessuno intervenne, nessuno mosse un dito, e se allora l’episodio fece indignare e dibattere a lungo, viceversa a distanza di 60 anni non sporcarsi le mani è l’opzione più scontata e ricorrente, per cui è azzerato lo scandalo. Ponzio Pilato è semplicemente ovunque.
(questo articolo fa parte della galleria dei personaggi della Via crucis. Prima puntata Barabba)