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 2023  aprile 05 Mercoledì calendario

Blob è tv allo stato puro

Blob si sta portando avanti con il lavoro. Nel caso diventasse legge dello Stato la proposta di Fabio Rampelli contro i forestierismi della lingua italiana, la testatina Blob verrà sostituita con l’italianissima «Poltiglia», anche se il termine blob è ormai registrato da molti dizionari: «Dall’omonima trasmissione televisiva di Rai 3, pasticcio, cosa strana o persona goffa e ridicola che suscitano ilarità e divertimento» (Sabatini Coletti).
Anche se Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca, ha detto che «l’eccesso sanzionatorio esibito nella proposta di legge rischia di gettare nel ridicolo tutto il fronte degli amanti dell’italiano». Così Blob, mescolando le parole proibite dal fascismo – quando il cocktail divenne la «bevanda arlecchina», il croissant bombolone o cornetto e Louis Armstrong Luigi Braccioforte —, come dicevo Blob mescolando parole e stipate presenze dei ministri alla manifestazione di Vinitaly (si potrà ancora dire Vinitaly?) si rafforza linguisticamente attraverso le sgrammaticature.
La sgrammaticatura è un errore di grammatica, come ha spiegato il premier (presidente del Consiglio) Meloni per chiudere la polemica sull’eccidio delle Fosse Ardeatine: quella di Ignazio La Russa sull’attentato di via Rasella è stata «una sgrammaticatura istituzionale». Anche storica, verrebbe da aggiungere. E subito Blob piazza alcuni frammenti del film Sono tornato di Luca Maniero: siamo a Roma nel 2017 e dalla porta alchemica di Villa Palombara all’Esquilino viene risputato nella contemporaneità dal 1945 niente di meno che Benito Mussolini (Massimo Popolizio) il Duce. In campo linguistico la sgrammaticatura può essere una risorsa che trasforma il testo in «uno stufato, un timballo, un brodetto, uno stracotto, uno spezzatino, un cibo gustoso e vendicativo» (Giorgio Manganelli). Blob è tv allo stato puro, con il suo repertorio di formule logorate dall’abuso e il suo arsenale di «frasi fatte», a riprova che il vuoto è fatto di pieni. In politica, la sgrammaticatura ha il sapore di un diversivo, come immaginare un «liceo del made in Italy» (si potrà ancora dire made in Italy?). Sgrammatica oggi, sgrammatica domani si arriva all’autarchia che ogni «Blob» si porta via.