Corriere della Sera, 5 aprile 2023
Nyt vs Musk
Winston Churchill non lo ha mai detto ma non forziamo troppo il suo pensiero affermando che l’informazione è come la democrazia: è il peggior sistema fatta eccezione per tutti gli altri. Democrazia e informazione, d’altronde, sono come la doppia elica del Dna: non si può sequenziare il genoma umano sfilando una sola elica. È per questo motivo che lo scontro verbale (unilaterale) tra l’editore di Twitter Elon Musk e il New York Times tocca il nervo scoperto della rete: i contenuti e dunque il suo stesso valore sociale e democratico. «I feed del Nyt sono l’equivalente della diarrea su Twitter» ha scritto Musk. Tutto ciò è accaduto dopo che il Nyt non ha voluto pagare per la spunta blu che attesta l’attendibilità dell’account.
Messaggio chiaro: l’attendibilità non è una merce sul banco della frutta di Musk. Il tema è complesso: se si iniziano a confondere attendibilità dei contenuti e disponibilità a pagare per avere questo «passaporto di credibilità» si rischia di finire in una fabbrica o algoritmo del riciclo. Senza quella che Musk definisce «diarrea», cioè l’informazione professionale con tutti i suoi difetti alla Churchill, il risultato sarebbe un infinito riproporsi di foto di gattini, inutili post usati e abusati nel migliore dei casi, falsi o fuorvianti nel peggiore, vecchi ritagli di giornale, pagine di Wikipedia che si sgretolano tra diritto all’oblio e assenza di fonti. Considerando che si è appena aggiunto un produttore di informazioni verosimili ma non sempre verificabili come l’intelligenza artificiale il quadro non fa sorridere: come avveniva nel Medioevo con la moneta, l’informazione cattiva caccia quella buona. Nel mondo delle non-cose di Byung-Chul Han siamo come cacciatori e raccoglitori di informazioni dopo essere stati cacciatori di cibo. E d’altra parte anche le informazioni sono come il cibo: ci si abitua velocemente a fast food e zuccheri aggiunti industriali. E ci si accorge tardi che fanno male.