il Giornale, 5 aprile 2023
Intervista al premio Pulitzer Ed Yong
Il titolo dice Un mondo immenso (La nave di Teseo, pagg. 624, euro 24), ed è ciò che il lettore si ritrova fra le mani. Ed Yong, divulgatore scientifico inglese, premio Pulitzer per i suoi articoli sulla pandemia, autore dello straordinario Contengo moltitudini (non è facile scrivere un bestseller parlando dei microbi dentro di noi...), ora torna a raccontarci un universo di scoperte, meraviglie, curiosità e misteri: quello della percezione. Che va ben oltre i noti cinque sensi. Infatti il sottotitolo è: «Come i sensi degli animali rivelano i regni nascosti intorno a noi». Un mondo immenso appunto e, anche, un lavoro immenso, che infatti è valso al suo autore la Carnegie Medal for excellence. Ed Yong, è vero che l’idea di questo libro è venuta a sua moglie? «Assolutamente sì, è stata un’idea di mia moglie. Per la sua tesi di laurea ha lavorato sui sensi dei pesci della barriera corallina, così mi ha suggerito che quella dei sensi fosse un’area che valesse la pena esplorare. E aveva completamente ragione. È scientificamente affascinante ma anche ricca filosoficamente: in ogni pagina mi permette di offrire ai lettori alcune curiosità strabilianti da sciorinare a cena ma, anche, di porre grandi domande su come comprendiamo il mondo». Che cos’è l’Umwelt di cui parla e perché è così importante per ciascun animale, umani compresi? «L’Umwelt è la bolla sensoriale in cui vive ogni animale: l’insieme di visioni, suoni, consistenze, odori e altri stimoli che può percepire. Questo insieme può essere veramente molto diverso a seconda delle specie o, perfino, a seconda dei singoli individui, tanto che due animali che si trovino nello stesso spazio fisico possono avere esperienze totalmente differenti di quello spazio... Ciascuno coglie solo un pezzettino minuscolo della realtà nella sua pienezza. E questa immagine nella sua interezza, che nessun individuo può o potrà mai veramente percepire, è il mondo immenso che dà il titolo al libro». Come possiamo superare questi limiti percettivi? «L’unico modo possibile è attraverso sforzi, molto faticosi, di immaginazione. La scienza, la tecnologia e la buona scrittura possono portarci lontano, ma i limiti del nostro stesso Umwelt implicano che non potremo mai pienamente apprezzare ciò che un altro animale sperimenta. Però possiamo provarci e, nel libro, sostengo che è proprio ciò che dovremmo fare». Quali sono i nostri limiti più evidenti nella percezione, come esseri umani, e quali invece i nostri talenti? «I nostri occhi sono fra i più acuti nel regno animale, e anche i nostri sensi dell’udito e del tatto sono piuttosto buoni. Ma non siamo in grado di vedere la luce ultravioletta, come invece può fare la maggior parte degli animali vedenti. E non siamo capaci di rilevare i campi magnetici ed elettrici che molte altre creature riescono a percepire». Alcuni animali hanno capacità sensoriali incredibili. Quali sono le più strabilianti secondo lei? «Sono incantato dalla abilità dei serpenti a sonagli di rilevare il calore del corpo delle loro prede, e dalla capacità delle tartarughe marine di seguire la loro rotta negli oceani utilizzando lo stesso campo magnetico della Terra. E dalla capacità dei delfini di vedere dentro il corpo degli altri animali, utilizzando il sonar». Quanto sono importanti i sensi nell’evoluzione e nella sopravvivenza? «I sensi sorreggono la vita nella sua interezza. Se gli animali non potessero raccogliere informazioni sul mondo circostante non potrebbero fare niente, tanto meno sopravvivere, o accoppiarsi. Ogni aspetto della vita animale si basa sui sensi: trovare il cibo, sfuggire ai predatori, socializzare, trovare un compagno, spostarsi, comunicare...» Ogni senso ha il suo campione di eccentricità. La vista? «Le capesante hanno centinaia di occhi». L’udito? «Gli uccelli canterini possono percepire delle qualità del suono, nelle loro stesse melodie, che gli umani non sono in grado di sentire». Il tatto? «Il muso dei coccodrilli è sensibile quanto la punta delle dita degli umani». L’odorato? «I serpenti odorano in stereo, utilizzando le loro lingue biforcute». Il gusto? «I pesci gatto hanno papille gustative distribuite su tutto il corpo». Dall’altro lato, è incredibile che molte specie riescano a sopravvivere senza alcuni sensi, come gli insetti senza l’udito... «Alcuni sensi non sono universalmente utili. Molti animali non vedono. E la maggior parte degli animali non sente. Questo ci dice che i sensi, da cui noi dipendiamo, in realtà sono utili soltanto in certe condizioni specifiche». Quali sono gli habitat più sfidanti in termini sensoriali? «Sta pensando in termini umani. I mondi oscuri, come il mare profondo, le grotte e i fiumi torbidi sono ambienti difficili per le creature che dipendono dalla vista, ma non per quelle che sono in grado di percepire le correnti d’acqua, i campi elettrici, o l’eco. In ogni habitat ci sono animali con dei sensi che sono ben adatti a esso». Dopo tante ricerche, qual è il senso più affascinante secondo lei? «La ricezione magnetica è un grande enigma. Non siamo ancora in grado di capire appieno come funzioni, quali animali la possiedano e nemmeno quale sia l’organo legato a essa».