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 2023  aprile 04 Martedì calendario

IL MATRIMONIO FORZATO TRA UBS E CREDIT SUISSE È GIÀ FINITO DAVANTI AI GIUDICI – LA PROCURA FEDERALE SVIZZERA HA APERTO UN'INCHIESTA PER INDAGARE SU “NUMEROSI ASPETTI” LEGATI ALL’ACQUISIZIONE DA 3 MILIARDI DI FRANCHI – I FONDI CHE POSSEDEVANO 16 MILIARDI DI FRANCHI IN BOND SUBORDINATI DEL CREDIT SUISSE, AZZERATI NEL SALVATAGGIO, PREPARANO UNA CLASS ACTION – IL PRESIDENTE DELL'ISTITUTO, AXEL LEHMANN, CHIEDE SCUSA: “NON HO SAPUTO ARGINARE LA CRISI” – E PER SERGIO ERMOTTI, TORNATO ALLA GUIDA DI UBS, C'È IL NODO LICENZIAMENTI... -

(ANSA) - Mea culpa del presidente di Credit Suisse Axel Lehmann che si è scusato con gli azionisti per non essere riuscito ad arginare una perdita di fiducia nella banca che, a suo dire, si era creata ben prima del suo insediamento. "Non siamo riusciti ad arginare l'impatto degli scandali ereditati dal passato, e a contrastare i titoli negativi con i fatti positivi", ha detto Lehmann - secondo quanto riporta Bloomberg, nel discorso preparato in occasione dell'assemblea annuale degli azionisti dell'istituto a Zurigo. Alla fine, "la banca non poteva essere salvata", ha detto Le scuse arrivano mentre gli azionisti affrontano con la dirigenza la storica acquisizione da parte della più grande rivale Ubs che segna la fine del Credit Suisse dopo 167 anni.

"Abbiamo impiegato tutte le nostre energie e i nostri sforzi per per ribaltare la situazione e rimettere la banca in carreggiata", ha affermato Lehmann. "Mi addolora il fatto che non abbiamo avuto il tempo di farlo e che in quella fatidica settimana di marzo i nostri piani siano stati interrotti. Per questo sono veramente dispiaciuto", ha aggiunto.

L'assemblea degli azionisti, tenutasi nello stadio di hockey di Zurigo, è la prima occasione da anni in cui gli investitori potranno confrontarsi faccia a faccia con il management. Le precedenti riunioni si sono tenute virtualmente a causa del Covid. Gli azionisti e i proxy hanno indicato prima dell'assemblea la la loro intenzione di votare contro la rielezione di alcuni membri del consiglio di amministrazione, compreso Lehmann, e hanno espresso il loro malcontento per la guida della banca da parte del management.

2 – CREDIT SUISSE, CEO AGLI AZIONISTI, 'UBS ERA L'UNICA OPZIONE'  (ANSA) - La fusione con Ubs era "l'unica opzione fattibile" e il collasso di Credit Suisse sarebbe stato "catastrofico". E' quanto detto dal ceo dell'istituto svizzero, Ulrich Koerner all'assemblea secondo quanto riporta Bloomberg. Il ceo ha anche aggiunto che farà tutto quello che è in suo potere per vedere l'operazione completata.

3 – IL NO DEI FONDI E LA CLASS ACTION Estratto dell’articolo di Giuliana Ferraino per il “Corriere della Sera”



Che il matrimonio forzato con il Credit Suisse comporti «un’enorme quantità di rischi», il presidente di Ubs, Colm Kelleher, lo ha riconosciuto subito, richiamando l’ex ceo Sergio Ermotti a guidare l’integrazione tra le banche rivali, la prima tra due istituti di credito di importanza sistemica. I primi pericoli si stanno già palesando.

Dopo l’apertura di un’indagine da parte della procura federale svizzera, resa nota domenica, ieri il titolo Ubs è arrivato a perdere il 3,8%, per poi chiudere in calo del 2,88% a 18,74 franchi in Borsa a Zurigo, mentre l’azione del Credit Suisse ha ceduto il 2,36% a 0,80 franchi.

Il pubblico ministero della Confederazione è al lavoro per raccogliere informazioni su «numerosi aspetti» legati all’acquisizione da 3 miliardi di franchi, orchestrata dallo Stato, che comporterà dolorosi tagli di personale.

[…]  la combinazione tra le due banche potrebbe portare a una riduzione della forza lavoro totale del 30%, con l’eliminazione di 11 mila persone in Svizzera e di altre 25 mila nel resto del mondo, sui circa 122 mila dipendenti totali. Ubs ha dichiarato di puntare a risparmiare per circa 6 miliardi di dollari, ma senza dare dettagli.

[…]

Oggi, invece, si terrà l’assemblea del Credit Suisse. Gli azionisti sono sul piede di guerra, perché contestano non solo l’esiguità del prezzo pagato da Ubs (3 miliardi di franchi o 76 centesimi per azione) rispetto ai 7,4 miliardi di franchi di capitalizzazione di mercato dell’istituto nell’ultima seduta di Borsa prima del salvataggio (o ai 40 miliardi di qualche anno fa), ma anche perché le decisioni prese dallo Stato e dal regolatore Finma non sono passate dall’assemblea dei soci. Che ora potrebbero fare causa.

Preparano le carte bollate anche i principali fondi detentori di 16,3 miliardi di franchi di bond subordinati (At1) del Credit Suisse, azzerati nel salvataggio, mentre sono stati salvati gli azionisti, contrariamente all’ordine gerarchico.  

Il 30 marzo i maggiori titolari di bond At1 hanno incaricato un team multidisciplinare di Quinn Emanuel Urquhart & Sullivan in Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti di rappresentarli nelle discussioni con le autorità svizzere e in un eventuale contenzioso per il recupero delle perdite subite.

[…] Il fatto è che l’acquisizione da parte di Ubs del Credit Suisse ha scosso l’immagine della Svizzera e ha intaccato la sua reputazione di centro finanziario globale. Ecco perché ora scende in campo anche il procuratore federale. Che, «in considerazione della rilevanza degli eventi», intende «adempiere in modo proattivo al suo mandato e alla sua responsabilità di contribuire a una piazza finanziaria svizzera pulita».

A questo scopo la procura federale ha ordinato alle autorità nazionali e regionali di «indagare e raccogliere informazioni» per «analizzare e identificare eventuali reati».