la Repubblica, 4 aprile 2023
Come cambia il Recovery
La lista di Matteo Salvini è quasi pronta. Ancora qualche giorno, poi finirà sulla scrivania di Raffaele Fitto, il tessitore del nuovo Pnrr. È una lista che pesa, quella del ministro leghista alle Infrastrutture. Perché risponde a una missione del Piano da più di 31 miliardi. In ballo non sono i soldi, perché la rimodulazione dei progetti non lascerà per strada neppure un euro dei 191,5 miliardi su cui l’Italia potrà contare se rispetterà gli impegni presi con Bruxelles. A cambiare è la natura della spesa, quindi le opere che verranno realizzate. La lista, quindi. Ci sono almeno quattro tratte ferroviarie candidate a uscire perché irrealizzabili entro il 2026: due sono al Centro (il raddoppio della Roma-Pescara e della Orte- Falconara), le altre al Sud. I lavori preparatori, dalla Conferenza dei servizi al tracciato, procedono a rilento. L’idea è spostarli sulla programmazione dei fondi europei che può allungarsi fino al2029; le risorse da travasare nell’acquisto di treni Intercity e di mezzi per il trasporto pubblico locale. Sarà l’esito dell’esame affidato a Rfi, con tanto di coefficiente di rischio indicato a lato, a dire quante ferrovie dovranno lasciare spazio al potenziamento dei servizi. E dallo spostamento di altri progetti, alcuni dei quali potrebbero essere cancellati, si aprirà uno spazio da 1 miliardo che Salvini ha già in mente come riempire: 84 progetti per le condotte idriche.ScuolaLa lista generale delle modifiche, che Fitto dovrà stilare in meno di un mese, conterrà anche la richiesta di far slittare l’avvio dei cantieri per la costruzione e la riqualificazione degli asili nido. Per impiegare i 2,4 miliardi previsti dal Pnrr (incluse le scuole e i poli per l’infanzia), ci vorrà più tempo. L’aggiudicazione dei contratti di lavoro va chiusa entro il 30 giugno, ma il ministero dell’Istruzione stapensando a un allungamento al 30 settembre. L’obiettivo passa dai Comuni; il dicastero si è attivato con diverse iniziative di supporto agli enti locali, ma i ritardi accumulati impongono di rivedere i tempi.AmbienteAl momento (tutti i ministeri hanno tempo fino al 20 aprile per integrare le proprie liste) sono due i progetti che il ministero dell’Ambiente ha già inserito tra le modifiche. Il primo riguarda la piantumazione di 6,6 milioni di alberi entro il 2024. Sarà tutto rinviato all’anno dopo. E lo slittamento di un anno, dal 2025 al 2026, riguarderà anche una parte del progetto per la rinaturazione del Po. Anche in questo caso il problema è l’impossibilità di rispettare i tempi per il rimboschimento.UniversitàÈ il ministero più virtuoso, avendo già raggiunto il target di giugno per il finanziamento di almeno trenta infrastrutture di ricerca e innovazione. Allo studio, però, c’è la rivisitazione di due progetti. Entro il 2026 bisogna mettere in fila 15 mila borse per i dottorati innovativi: il trend del governo Draghi (1.700 borse nel primo anno), però, ha allontanato il target finale. Nell’ultimo decreto Pnrr è stato inserito uno sgravio contributivo: per ogni dottorato cofinanziato, l’impresa potrà ricevere uno sgravio per assumere a tempo indeterminato due dottori di ricerca. Ma l’ipotesi è ridurre il numero dei dottorati, aumentando però il valore delle borse.Anche il target di fine 2022 per i posti letto nelle residenze universitarie è stato centrato, ma al ministero si sta valutando se ridurre il totale di qualche migliaia (il Pnrr prevede di portare i posti dagli attuali 40 mila a 100 mila entro il 2026; all’appello ne mancano in tutto 52.500).SudA rischio gli investimenti nelle Zes, le Zone economiche speciali. In alcuni casi non si è arrivati neppure a indire la gara. I 630 milioni previsti dal Piano sono rimasti sulla carta. E il governo potrebbe fare suo il giudizio espresso dalla Corte dei Conti: l’obiettivo fissato per la fine dell’anno risulta «arduo».