Corriere della Sera, 4 aprile 2023
Intervista a Massimiliano Fedriga
Presidente Massimiliano Fedriga, con il suo 64,2% (risultato mai raggiunto da un candidato governatore in Friuli-Venezia Giulia) lei si candida ad emulare il suo collega veneto. Dopo lo Zaiastan, avremo il Fedrighistan?
«No, non scherziamo. Qui c’è solo una Regione che è stata ben governata. Sono contento per questo risultato che, per le sue dimensioni, mi carica di ancora maggiori responsabilità».
Lei ha detto che non si aspettava questo risultato. Ma la sua vittoria era scontata.
«Vero, ma non con questi numeri. Avevo percepito il clima positivo, ma non pensavo di andare oltre il 56-57%».
A cosa si deve un risultato così alto?
«È stato riconosciuto l’impegno di 5 anni di lavoro».
Ma in particolare?
«Probabilmente, la serietà di governo. Lo stile di chi bada alla sostanza dei problemi, che non fa dichiarazioni roboanti».
Le ha giovato essere stato in prima linea a gestire l’emergenza Covid?
«Penso che i cittadini abbiano percepito le difficoltà che abbiamo dovuto affrontare ma anche la serietà con cui le abbiamo gestite. Io ho sempre detto che quando dovevo prendere una decisione non guardavo se mi avrebbe fatto guadagnare o perdere voti. I cittadini lo hanno capito».
Eppure, proprio a Trieste ci sono state le manifestazioni più rumorose dei no vax.
«Mah, un conto è la protesta, magari fatta da molta gente arrivata da fuori, altro è affrontare e risolvere i problemi. Qui serve responsabilità, noi l’abbiamo dimostrata».
Lei ha cercato di «giustificare» il poco brillante risultato di FdI. Però i numeri parlano chiaro: rispetto alle Politiche il calo è netto.
«Credo che non sia corretto mettere a confronto consultazioni di tipo diverso. Qui il raffronto va fatto rispetto alle Regionali del 2018. Il salto in avanti di FdI è netto».
La Lega, invece, rispetto al 2018 ha perso molti consensi ma ne guadagna nel confronto con le Politiche del settembre scorso.
«E io ne sono molto contento. Il risultato è andato ben al di sopra delle aspettative, come del resto è successo alla lista che portava il mio nome».
A cosa si deve il successo della sua lista?
La coalizione
Fratelli d’Italia?
I risultati delle elezioni
ci consentono di avere
un maggiore equilibro
«Abbiamo centrato l’obiettivo di conquistare quegli elettori che apprezzano il nostro lavoro ma non si riconoscono nei partiti. In questo modo siamo riusciti ad allargare la base del nostro consenso, peraltro senza penalizzare nessuno dei nostri partner».
La Lega va meglio perché si è «fedrighizzata», cioè è diventata pragmatica e meno piazzaiola?
«Anzitutto, la proposta di governo dei territori, come si è visto anche in Lombardia e Lazio, è stata apprezzata dagli elettori. E poi l’apporto di Salvini come ministro delle Infrastrutture è stato premiante. A Roma Matteo sta lavorando molto bene».
Sembrano confermarlo i risultati in Lombardia e Friuli-Venezia Giulia...
«È sbalorditivo come in pochi mesi si sia riusciti ad invertire una tendenza negativa. Di solito per cambiare un trend servono anni».
Ma visti i consensi che ha ottenuto, non crede che potrebbe spendersi per un ruolo a livello nazionale?
«No, mi sono proposto per la guida della mia Regione, per questo sono stato eletto e questo voglio fare. Non penso a nient’altro».
Con quale bilancino comporrà la sua giunta? A differenza della Lombardia, qui Fratelli d’Italia non può fare la parte del leone.
«I risultati delle elezioni ci consentono di avere un maggiore equilibrio fra le forze politiche che compongono la maggioranza. Ognuno avrà il suo spazio e ognuno sarà fondamentale. Gli incarichi saranno distribuiti non solo in base ai voti ricevuti ma anche alle competenze. I partiti sono consapevoli che una giunta forte va a vantaggio di tutti».
E adesso come intende spendere i voti dei cittadini?
«Portando a termine alcuni progetti iniziati negli anni scorsi. Penso al Porto Vecchio di Trieste, ma anche alla riforma sanitaria che abbiamo pensato nel 2019 e che si è fermata per l’emergenza Covid».
Il centrosinistra non le ha fatto molta paura.
«Mi pare che stavolta, pur in coalizione con il M5S, abbia ottenuto gli stessi voti di cinque anni fa».
Perché così male?
«A me interessa che siamo andati bene noi, non guardo agli altri».
È appena stato rieletto e già si parla di un terzo mandato. È una ipotesi realistica?
«Come presidente della Conferenza delle Regioni posso dire che c’è un consenso quasi unanime in questo senso».