la Repubblica, 3 aprile 2023
A casa di Paolo Bonolis (quella che non condivide con la moglie)
«Il buen retiro per me è soltanto il mare. Ma questa casa è comunque un rifugio, un luogo protetto dove pensare, lavorare in tranquillità. Un posto – rivela il sagace autore e conduttore tv Paolo Bonolis – dove stare da solo. Non perché non abbia voglia degli altri, ma perché in una professione fatta di parole, con tanto rumore, è importante ritrovare anche il silenzio».Le pareti del salotto sono invece parlanti. Nel suo luminoso appartamento sul lungotevere Flaminio, lo showman ha fatto scrivere sui muri le frasi dei suoi tre scrittori preferiti: l’incipit di “Cent’anni di solitudine” di García Marquéz, quello della “Torre nera” di Stephen King e “Vapore” di Marco Lodoli.
«Qui mi sono costruito il mio mondo. La casa di famiglia è a Ponte Milvio ed è il punto di partenza e di ritorno di ogni mia giornata. Ma è sempre affollatissima: figli, amici dei figli, nipoti quando sono in Italia, personale di servizio. A volte – sottolinea ironico – mi sembra di essere un portiere d’albergo. Per questo mia moglie Sonia si è creata uno spazio dedicato a lei sullo stesso pianerottolo di casa e io vengo qui: una stazione intermedia tra lavoro e famiglia». In questo appartamento, dal particolare parquet scuro a spina di pesce, con terrazza affacciata sul Tevere e uno struggente cupolone sullo sfondo, Bonolis lavora senza essere disturbato: qualche riunione, scrittura dei copioni di “Avanti un altro” su Canale 5 e dei suoi due libri: “Perché parlavo da solo” e “Notte fonda”.
Dopo aver vinto nel 2010 il guinness dei primati per aver pronunciato 332 parole al minuto, dice di essersi voluto confrontare con la parola scritta: «Ma senza darmi regole precise di scrittura. Io sono diesel, se fosse per me dormirei tutto il giorno, mi piace svegliarmi con la consapevolezza di poter continuare a dormire. Sono ghiotto di cuscini». Ma è anche ghiotto di primi al ragù di pesce e di cavoletti di Bruxelles con salsicce: «Due piatti che so cucinare bene». Ma nella casa non c’è traccia di cibo, basta aprire il frigorifero per rendersene conto: solo acqua, due bottiglie di vino e un chinotto.
Il caffè, grazie alla macchinetta nerazzurra, farebbe gola ai tifosi interisti, insieme alle prime pagine della Gazzetta Sportiva del 2010 nell’anno del triplete. «Sono autografate dal presidente Moratti», sottolinea orgoglioso, mostrando l’anello regalatogli dal capitano Zanetti. C’è anche la sala giochi: biliardino e flipper su cui si affaccia Marlon Brando in una foto del colonnello Kurtz di “Apocalypse now”.
Tante le fotografie alle pareti: reportage dei suoi viaggi, l’immagine dello scomparso scalatore Walter Bonatti, suo grande amico, e una foto in bianco e nero, appesa dietro la scrivania, che ritrae Bonolis con Sonia Bruganelli e i loro tre figli. C’è anche il disco d’oro regalatogli dai Queen e il ritratto di Jim Morrison dei Doors.
«La colonna sonora di questa casa è comunque la musica cubana che ben s’intona con lo stile neo coloniale dell’arredamento e che richiama anche la frase del capolavoro di Marquéz: il romanzo più bello che abbia mai letto». Guardando attraverso la grande finestra, dice prima ironico e poi serio: «Non vorrei che il mio naso coprisse la cupola di San Pietro. Mi piace questo rapporto visivo con il Tevere, osservare che nell’immobilità dell’edilizia ci sia qualcosa che si muove che non sia il traffico: l’acqua che scorre e prosegue. Questa casa rappresenta il silenzio dove ascoltare suoni che nel rumore non si sentono». Non c’è nemmeno pericolo che gli arrivi un messaggio WhatsApp, visto che non usa lo smartphone. Poi si avvicina alla parete con la frase dello scrittore Marco Lodoli e la legge ad alta voce: «La vita non è un posto adatto agli esseri umani. Viviamo sognando altro e altro non c’è. E allora facciamo il nostro spettacolino, poi un inchino e ciao».