il Giornale, 3 aprile 2023
Morgan torna in tv. Intervista
Morgan ritorna in tv. «Il programma si intitola StraMorgan, non solo perché io sono strano ma anche perché c’è Pino Strabioli». Cosa sarà? «Una lectio magistralis in seconda serata su Raidue, dal 10 al 14 aprile. Per la Rai è una trasmissione sperimentale». Obiettivo? «Divulgare la musica». Raggiunto a sorpresa poco prima di iniziare le prove negli studi Rai di Torino, Morgan è un flusso di parole, ricordi, progetti e pure qualche confidenza personale: «Mia figlia Maria Eco è un gioiello, dormiamo tutti insieme nel lettone, anzi no, talvolta lei si alza e va da sola in quello che chiama il letto pico». Ma per il resto Marco Castoldi detto Morgan, 50 anni molto vissuti, usa i pensieri con l’effetto domino: uno tira l’altro ed è difficile fermarli. Perché bisognerebbe guardare StraMorgan? «Sarà un programma vecchio stile nel quale si parla di musica, si suona, non si trasmettono per forza brani in promozione. Una cosa da servizio pubblico». Lei con la Rai ha un passato non sempre pacifico. È stato persino «espulso» dal Festival. «La Rai non mi ha tolto soltanto Sanremo ma pure tutto il resto che sarebbe potuto venire dopo». Ha rancore? «No, anzi. Non credo che la Rai debba essere smantellata come dicono in tanti. Ma ricostruita. Non a caso ho voluto che questo programma fosse tutto interno alla Rai, non senza difficoltà». Ad esempio? «Prima chiedevo il pianoforte e mi davano una tastiera digitale». Primi ospiti? «Paolo Rossi e Vinicio Capossela». Sgarbi? «Credo proprio che verrà a fare quello per cui è grande, ossia raccontare l’arte». E Asia Argento? «La vorresti?». Non sembra fondamentale in questo programma. «Comunque non verrà, abbiamo già troppi ospiti». A proposito, parlerete solo di pop e rock? «No, anche di musica colta e sinfonica. Il direttore Coletta ha visto le prime registrazioni e gli sono piaciute». Inarginabile Morgan. «Grazie all’apertura mentale del ministro Sangiuliano, sono anche riuscito a far comprare allo Stato la casa di Giuseppe Verdi, che era in disuso. E ho scritto un progetto per gestirla sia come museo che come scuola». Si è parlato di lei anche per il prossimo Festival di Sanremo. «Con mia grande sorpresa l’ho letto anche io». Sogna di condurlo? «Non invidio Amadeus». Allora la direzione artistica? «Se la Rai me lo chiedesse, sarei contento di farla, non credo di avere molti rivali nel capire e riconoscere la musica. Sono anche nel Guinness dei Primati per il maggior numero di vittorie a X Factor. La musica non è solo marketing». Se diventasse direttore artistico del Festival? «Lo vivrei come un compito difficile». E Amadeus? «Chiamerei Amadeus: sediamoci a un tavolo e iniziamo a lavorare». Le canzoni dell’ultimo Sanremo? «Trovo difficile chiamarle canzoni». Addirittura. «Se ascolti Yesterday dei Beatles o Vedrai vedrai di Luigi Tenco capisci la differenza». La colpa? «Per i testi sono i discografici a scegliere autori che spesso non hanno l’urgenza giusta per farlo. Com’è possibile che un autore da solo firmi sei pezzi in gara al Festival? E non si sta parlando di Bob Dylan...». Un po’ tranchant. «Sanremo è una sorta di concorso di Stato e non c’è scritto da nessuna parte che, per parteciparci, ci voglia un contratto discografico». Il Morgan prossimo venturo? «Voglio pubblicare finalmente il mio disco con i testi di Pasquale Panella, quelli sì che sono testi». E poi? «Celebrare i 20 anni del mio disco Canzoni dell’appartamento nel quale Altrove è stata eletta da Rolling Stone come miglior canzone del millennio. Quel disco racconta la mia vita con Asia e la mia prima figlia. In quell’appartamento c’era un gran via vai, da Loredana Bertè ad Andrea Pezzi, Omar Pedrini, i Krisma. La compianta Christina Moser era l’unica che potesse dormire nel lettone nuziale. Una volta Sarcina e le Vibrazioni rimasero chiusi in ascensore, che ridere». Scrive ancora a Giorgia Meloni? «È la prima volta che parlo bene con un politico. Lei è molto interessata alla lingua italiana e anche io. Il linguaggio della musica nel mondo è italiano. Se Giorgia Meloni avrà la possibilità di occuparsi anche della nostra lingua sarebbe strepitoso». Morgan si candiderebbe alle prossime elezioni? «Faccio politica da tempo, sono un partito politico, anzi un’ideologia perché il mio è un pensiero etico che parla di valori e società». Cosa direbbe se dovesse parlare ai suoi critici? «Vedete che avevate torto?».