il Giornale, 3 aprile 2023
Ritratto al veleno di Lucio Presta
Lucio Presta the dark side of the stars, il manager in ombra dei divi più sovraesposti è come un personaggio sorrentiniano della Grande bellezza. «In questo Paese per farsi prendere sul serio bisogna prendersi molto sul serio». E lui si Presta perfettamente alla definizione. Definizione di Lucio Presta: procuratore, imprenditore, produttore tv. È, o è stato, l’agente, in ordine di cachet, di Benigni, Bonolis, Amadeus, Gianni Morandi, Antonella Clerici (se vuole, mandando tre WhatsApp, può farsi un Sanremo dal vivo in taverna), Venier, Cuccarini, Belén, Teo Mammucari, Ezio Greggio, Michele Santoro, Simona Ventura, Federica Panicucci, Rita Dalla Chiesa, Stefano De Martino, la Palombelli (!), la moglie Paola Perego Ma Lucio Presta definizione per definizione – è anche un Pippo Baudo all’ennesima Cosenza calabresissimo, 63 anni, anelli, riccioli e turdilli – perché come Baudo – così dice – li ha fatti e li ha distrutti tutti lui. «Questo l’ho inventato io!». Da meridionale con complesso di inferiorità e provinciale non risolto, pur assurto alla gloria professionale, Lucio Presta non riesce a godersi fino in fondo il trionfo come un Fiorello qualunque lui sì da Catania all’Olimpo sempre con la soddisfazione sotto i baffi e se ne sta lì, appollaiato sul suo deposito di dobloni, come se fosse un precario del successo con l’ossessione di essere il demiurgo della tivù italiana. Eppure come agente, alla destra di Beppe Caschetto, col quale spartisce la torta degli ascolti e la crème dei teledivi, è bravissimo. Il suo talento è saper riconoscere quello degli altri. Cinico, spiccio, schivo (ma malato di Twitter), vendicativo («Se uno vuole fare a pezzi un mio artista deve pensarci bene perché se lui oggi fa male a me, io domani posso fare male a lui. Voglio che rifletta»), facilmente irritabile (da cui il soprannome «Brucio Presta»), pragmatico da cui la legge economica che regola la sua idea di televisione «Prima di passare alla gloria meglio passare alla cassa» Presta è altrettanto bravissimo a insinuare il sospetto che se in Rai cambia l’Ad, è perché dietro c’è la sua zampa; se uno viene nominato Ceo delle Olimpiadi Milano-Cortina si intesta l’incarico, e se poi la stessa persona viene giubilata ti fa intendere che è stato lui a cambiare le carte; e se adesso il marito della Meloni fa un talk show su Rete 4 qualcuno dice che Presta ha già provato ad attribuirsi il merito Eccellente uomo di relazioni la moglie lo chiama «Wolf», perché tutti si rivolgono a lui per risolvere i problemi è però negato per la politica. Anni fa a Cosenza si candidò a sindaco, appoggiato dai renziani, ma poi capì che non era aria, e lasciò perdere. Vincente, consigliere, spin doctor. Lucio Presta è un po’ il Richelieu di Matteo Renzi (però il terribile documentario «Firenze secondo me» non è andato molto bene, e neanche secondo i vertici del canale Nove), e un po’ Mangiafuoco dei burattini dello star system: crea miti, organizza vite e carriere (pacchetto completo), architetta palinsesti, fa e disfa gli artisti, i programmi, le fasce orarie, determina soprattutto lo share. Se non fosse per lui da Bonolis alla Clerici, da Morandi a Amadues quater, quinquies, sexies – Sanremo sarebbe solo una ridente cittadina della riviera ligure. Uomo del Sud che ha trovato il suo nord seguendo il movimento delle stelle televisive, una vita da pendolare fra LucioRai e MediaPrest, da Viale Mazzini a Cologno Monzese con un formidabile equilibrismo e un’innegabile abilità nell’antica arte del baratto Io ti do Roberto, tu mi dai il prime time, io ti presto Paolo e tu ti tieni anche Paola Lucius Augustus Presta, Imperatore di Tivulandia, si accontenta di un 12-15 per cento. Il restante 85-88 per cento è fatto di un’infanzia cosentina fino alle elementari, poi collegio cattolico a mille chilometri da casa per punizione, a La Spezia; una discesa giovanile sulla fascia da mezzala, quando era magrissimo, 64 chili per 1,84, e lo chiamavano «Fogliolina», e oggi è sui cento ed è lo «Squalo» balena; a 14 anni cameriere, da Praia a Mare al demi-monde, cosa che gli insegna come si accontenta sempre il cliente; quindi ballerino, dieci anni di carriera e cinque edizioni di Fantastico e qui Lucio è l’eccezione in assoluto: maschio e non checca e poi la svolta: manager degli artisti tv. Primo cliente una nèmesi, retrospettivamente – Heather Parisi. «Ti pignoro!». Pignolo, tre ore di sonno a notte, collezionista di orologi senza mai indossarne uno che è un po’ come essere l’agente di Benigni senza sentire il bisogno di leggere la Comedìa tre matrimoni, quattro figli in tutto, un culto per la famigghia, «E adesso mi faccio la barca!», un’auto-agiografia (titolo: Nato con la camicia, Mondadori, anche se con il Cav non si sono mai presi), un guardaroba abbastanza basic (Adidas e giubbotto di renna), un debole per il dialetto romagnolo, chissà perché; scaramantico (odia il colore verde, tranne quello dei soldi), ricco sfondato, lui è quello che guida il Porsche portandosi nel bagagliaio un capretto per farlo allo spiedo, devoto di don Bosco, gira col porto d’armi (dice di essere stato aggredito due volte sotto casa quando abitava al Nuovo Salario, ora però non ce n’è più bisogno: vive al Fleming), impone cachet stellari – e la minchia di Ode alla Costituzione di Benigni a Sanremo, con tanto di Mattarella al seguito e caso diplomatico, fu salata assai Lucio Presta crede in due cose. Le querele, che adora. E l’amicizia: da calabro, per gli amici è pronto a tutto. In particolare a giurartela. Amici (ex amici) con i quali Lucio Presta, uomo di percentuali e contratti, ha conti in sospeso. Massimo Giletti: parlò male del reality La talpa, condotto da sua moglie, Paola Perego (finì a sputi e denunce). Aldo Grasso: scrisse che Presta imponeva velati ricatti alla Rai, tipo «Vi porto un fuoriclasse ma fai lavorare mia moglie Paola Perego» (controreplica via Twitter di Presta: «Grasso, sei un coglione»). Giancarlo Magalli: parlò pubblicamente della «clausola Perego», cioè «Se vuoi Bonolis prendi anche mia moglie, Paola Perego» (risposta di Presta via intervista: «Magalli è un delinquente»). Barbara d’Urso: lui la chiamò «Suora laica in paillettes che produce orrore in tv», ma adesso hanno fatto pace con photo opportunity su Twitter. E Antonio Ricci: non si sa cosa sia successo ma una volta Lucio Presta ha detto: «Ricci crede di essere il dottore della televisione. Invece è la malattia». Frase-tormentone di Lucio Presta su Twitter: «Buongiorno a tutti, meno uno». Frasi che piacciono molto a Lucio Presta. «Io so che gli uomini le cose se le risolvono tra loro, i quaqquaraquà se le risolvono in altra maniera». «Io non attacco mai. Proteggo i miei artisti». «Il mercato è mercato». E comunque sono sempre «Cifre fuori dalla realtà». Ma soprattutto: «Sono salesiano. Prima mi vendico, poi perdono». Del resto, è noto, sono soltanto tre le cose che Dio non conosce. Quanti ordini di suore ci sono. Cosa pensano davvero i gesuiti. E quanto sono ricchi i salesiani. E per il resto, come dice il proverbio, «Andare a letto presto e alzarsi Presta, fanno l’uomo sano, ricco e potente». Av salut burdel!