Il Messaggero, 2 aprile 2023
Isabelle Huppert si racconta
Quali nuove sfide può sognare la più grande attrice di Francia, 70 anni appena compiuti, 140 film e innumerevoli premi alle spalle, un futuro ancora affollato di film e impegni teatrali? «Nella mia carriera ho interpretato tanti personaggi diversi. Mi manca soltanto di fare un uomo», risponde Isabelle Huppert, «ma sia chiaro, dei ruoli me ne infischio: ho sempre scelto i progetti in base ai registi, alla loro visione del cinema, allo sguardo che avrebbero posato su di me».
IL BLAZER NERO
Elegantissima in pantaloni bianchi e blazer nero, l’attrice è l’ospite d’onore di Rendez-vous, il festival di anteprime francesi in programma a Roma fino a domani. Ha accompagnato due film girati di recente: la commedia-thriller Mon crime - la colpevole sono io di François Ozon (in sala il 25 aprile) e il dramma La syndicaliste di Jean-Paul Salomé in cui è Maureen Kearney, la sindacalista brutalizzata in casa mentre combatteva contro i licenziamenti decisi da un’azienda nucleare e accusata di essersi inventata tutto.
Nel suo film ambientato nel 1930, Ozon ha riservato alla divina Isabelle un ruolo sopra le righe, caricaturale: quello di un’attrice in disarmo decisa a rivelare una «verità» dirompente dopo che una giovane e spiantata collega (Nadia Tereszkiewicz) è stata assolta, in nome della legittima difesa, per aver ucciso un produttore pronto a stuprarla.
LA PIÈCE
«Il film è ispirato a una vecchia pièce teatrale», osserva Huppert, «Ozon l’ha attualizzata rendendola un manifesto femminista. E ha fatto bene. Il mio personaggio è però tutt’altro che femminista perché spera solo di recuperare un po’ di soldi e tornare alle glorie di un tempo. Ma mi sono molto divertita a interpretarlo, inventando una parlata ultra-veloce». Sia pure in chiave di commedia a tratti parodistica, il film di Ozon anticipa di un secolo il tema delle molestie sessuali: al di là di certi estremismi giustizialisti, il movimento #MeToo ha portato nella società qualcosa di positivo? «Certo, ha favorito la presa di coscienza sugli abusi che le donne hanno subito in passato e non vogliono subire più», risponde Isabelle, «e spero che contribuisca ad aumentare la presenza femminile nel cinema. Non ci si aspetta che le donne abbiano solo ruoli vincenti, ma devono trovare quella centralità che io ho sempre avuto perché ho lavorato duramente per ottenerla». L’attrice è convinta che, dopo la pandemia, il cinema si sia ripreso: «Almeno in Francia, le sale sono tornate a riempirsi».
LE PROTESTE
Le attuali proteste per la riforma delle pensioni? «E’ un momento complicato e spero che le cose si risolvano, la nomina della prima donna (Sophie Binet, ndr) alla guida del sindacato dei lavoratori è di buon auspicio». Tra un set e l’altro Isabelle continua a lavorare in teatro: «A differenza del cinema, vicino alla realtà, mi permette di lavorare sull’astrazione e la forma. Dal 13 aprile porterò in scena a Parigi il dialogo di Maria Stuarda con la regia di Bob Wilson».
LA TECNOLOGIA
L’intelligenza artificiale stravolgerà anche il cinema? «Confesso che non ho approfondito l’argomento ma, come tutte le tecnologie, penso che anche questa possa essere utilizzata in modo costruttivo. Chissà, magari grazie all’intelligenza artificiale domani si farà a meno degli attori. Pazienza».