Il Messaggero, 2 aprile 2023
In morte di Ada D’Adamo
«Che la terra la vita su questa Terra ti sia lieve, mi auguro per te, ogni giorno. E all’auspicio segue l’azione, ché solo sperare non basta. Sei Daria, sarai D’aria». È con queste parole che Ada D’Adamo saluta la figlia affetta da una grave malattia congenita, nel suo romanzo d’esordio Come d’aria (Elliot), che soltanto giovedì scorso era stato annunciato tra i dodici candidati del Premio Strega. Ma l’autrice non ha potuto partecipare alla conferenza stampa, a un evento così agognato, che corona i sogni di tanti scrittori. Ieri Ada D’Adamo è morta nella sua casa romana. Aveva 55 anni ed era da tempo malata.
La notizia della scomparsa è stata data dalla casa editrice sui social: «Siamo molto addolorati per la scomparsa della scrittrice Ada d’Adamo, che da pochi mesi aveva pubblicato con noi il suo meraviglioso Come d’aria. Difficile trovare le parole giuste, ci stringiamo forte ad Alfredo e a Daria, e a tutte le persone a lei care».
LA VITA
D’Adamo era originaria di Ortona, in Abruzzo. Laureata in Discipline dello Spettacolo e diplomata all’Accademia Nazionale di danza, aveva scritto vari saggi sul teatro e sulla danza contemporanea. Era anche molto esperta in letteratura dell’infanzia, e da qualche tempo collaborava come editor con Gallucci, specializzato in questo campo. Come d’aria racconta la nascita e i primi anni di vita della figlia, e la sua stessa malattia. Quando ha scoperto di avere un tumore e di dovere sottoporsi a cure molto debilitanti, il suo timore è stato quello di non poter più avere un contatto fisico con la figlia: «Quando hai un figlio disabile cammini al posto suo, vedi al posto suo, prendi l’ascensore perché lui non può fare le scale, guidi la macchina perché lui non può salire sull’autobus. Diventi le sue mani e i suoi occhi, le sue gambe e la sua bocca. Ti sostituisci al suo cervello».
La morte di Ada D’Adamo, hanno scritto gli organizzatori del Premio Strega sui social, «ci rattrista profondamente. Non c’è stato il tempo di conoscerla, eppure l’abbiamo amata grazie al suo libro». «Incontrare questa storia è un dono», ha scritto Elena Stancanelli, nel presentare il libro agli altri "amici della domenica". «È una consolazione sapere che le parole della scrittrice potranno continuare a raggiungere i suoi lettori». Il libro, «come da regolamento», resterà in gara e potrebbe, in teoria, anche vincere il premio alla finale. Non sarebbe la prima volta: la stessa ideatrice del riconoscimento assieme a Guido Alberti, Maria Bellonci, lo vinse nel 1986 con Rinascimento privato, poco dopo la sua scomparsa.
IL GRIDO
Come d’aria è un libro struggente, duro, che spinge alla commozione, con al centro la vita quotidiana di Daria e anche di Alfredo, il compagno di Ada e padre della piccola. È impossibile ignorare un romanzo simile, che rappresenta un vero e proprio grido d’aiuto esistenziale, una testimonianza di vita e di dolore. Ada riflette sulla beffa di avere una figlia che non controlla i suoi movimenti, «un corpo completamente fuori controllo, una schiena e una testa incapaci di stare dritte», mentre lei con la danza era abituata a «tenere sotto controllo anche un mignolo». E poi, con la scoperta di essere malata a sua volta, il coraggio e la volontà e la forza di accettare la vita, di soffrire e gioire, imparando ogni giorno qualcosa. «Ce ne ho messo di tempo per capire. Anche dopo il referto inequivocabile della TAC, la mia mente si rifiutava di svolgere quella piccola matassa che m’era cresciuta nel petto e tirare il filo dalla causa all’effetto, fino al tessuto che s’era strappato nella schiena».
UNIVERSALE
Alla fine, emergono sentimenti universali come l’amore materno, l’attaccamento alla vita, la lotta quotidiana per la sopravvivenza, in cui chiunque si può riconoscere. «Sei Daria. Sei D’aria. L’apostrofo ti trasforma in sostanza lieve e impalpabile. Nel tuo nome un destino che non ti fa creatura terrena, perché mai hai conosciuto la forza di gravità che ti chiama alla terra».
I funerali di Ada D’Adamo si terranno domani alle 12 nella Chiesa di Sant’Eusebio all’Esquilino.