Il Messaggero, 2 aprile 2023
Biografia di Antonino Cannavacciuolo raccontata da lui stesso
L’intervista che state per leggere è stata fatta al telefono due giorni fa e dalle foto non sembra, ma lo chef Antonino Cannavacciuolo, 47 anni, sembra si sia messo a dieta. Forse perché stasera torna in tv con Cucine da incubo - su Sky Uno dalle 21.15 e poi in streaming su Now - o forse perché dopo aver aggiunto lo scorso 8 novembre la terza stella Michelin alla sua straordinaria carriera, è meglio stare un po’ più leggeri, visti gli impegni.
Si tiene a stecchetto?
«Gli anni passano e il peso si comincia a sentire (120 chili per 1 metro e 91, ndr). La mia non è una vera dieta ma un controllo alimentare. Se faccio una degustazione di vini, non faccio il secondo giro. Tutto qui».
Si parla tanto di insetti per uso alimentare: un giro di grilli l’ha già fatto?
«No, mai. Però se mi dovessero piacere potrei anche cucinarli. Non escludo mai niente. Sono curioso e almeno una volta assaggio di tutto. L’idea degli insetti ci fa schifo, lo so, ma se finora al posto dei gamberi avessimo mangiato grilli non sarebbe la stessa cosa?».
Quindi prima o poi potrebbero saltare nel suo menù?
«Mai dire mai. Se sono buoni...».
A 13 anni e mezzo lavorava, dopo la scuola, nella cucina di un hotel di Sant’Antonio Abate, vicino a Napoli, e il suo compito era di rompere 800 uova al giorno: ha mai tentato la fuga?
«Ahahahah... (ride). No. Però confesso che è stato un allenamento pazzesco. Servivano per fare il gelato alla vaniglia».
E quando tornava a casa con le spalle e le braccia blu per le botte che, a 14 anni, le dava lo chef per cui lavorava, come ha fatto ad andare avanti?
«Finivo la notte gonfio di mazzate, ma io ho sempre voluto fare questo mestiere. Mia mamma voleva protestare. Mio padre, invece, rispondeva così: "Se gliele ha date, significa che se le meritava". Adesso quello chef lo arresterebbero per maltrattamenti. A me alla fine è servito. Sono state formative, quelle botte».
È vero che da giovane ha spesso dormito in macchina?
«Sì. Ero un po’ ribelle e se non rispettavo l’ora che mi aveva dato mio padre per il rientro, lui non apriva la porta di casa e io non potevo far altro che tornare in auto e sdraiarmi sul sedile posteriore. Nessun problema».
Per arrivare fin qui - avere tre stelle Michelin, gestire tante attività, fare tv - cosa c’è voluto?
«Determinazione e incoscienza. Solo un incosciente poteva, a 23 anni, accettare di fare il capo cuoco a Villa Crespi. Due matti, io e mia moglie. Cinzia aveva la mia età ed è con lei che ho fatto tutto. Le stelle sono anche sue».
Se non ci fosse stata lei, e la famiglia di lei, presso la quale venne a lavorare in Piemonte, adesso dove sarebbe?
«In giro per il mondo. Se non mi fossi imbarcato a Villa Crespi avrei accettato di entrare in una cucina stellata. Il mio destino era quello».
Sia sincero: le stelle possono diventare un’ossessione?
«Non per me. Io le vedo come un riconoscimento che arriva dopo che la gente ti ha già premiato scegliendo di mangiare quello che fai».
Gli chef si dividono in...?
«Quelli che danno felicità e quelli che non ci riescono».
È vero che la tv non voleva proprio farla?
«Sì. Mi sembrava di non avere le qualità giuste e temevo di perdere tempo. Mi ha convinto mia moglie».
E la tv come l’ha cambiata?
«Io sono sempre lo stesso: mi piace stare in cucina con la mia gente e vedere i clienti andar via contenti. Molti mi dicono: "Ma che cosa ho mangiato finora?". Bello, no?».
Tutto qui?
«No. La tv mi ha dato la possibilità di fare gli investimenti giusti per crescere».
Quanto è cresciuto?
«Ho undici attività che impiegano 284 persone. E penso che presto ne aprirò altre».
Quanto guadagnano i suoi dipendenti?
«Da 1300 euro a tanto, tanto di più».
Quanto?
«Quanto meritano. Ho gente che sta con me da vent’anni, è brava ed è giusto che prenda tanto».
E lei, quanto guadagna?
«Investo tanto, quasi tutto».
Faccio un esempio: Osimhen, il centravanti nigeriano del Napoli, guadagna 4,5 milioni di eu
ro l’anno. Lei?
«Investo e pago tutte le tasse. Che sono pesantissime».
Il ventitreenne di Vico Equense che si trasferì a Orta San Giulio, presso il lago d’Orta, in provincia di Novara, si è mai sentito dare del terrone? Qualche problema d’integrazione l’ha mai avuto?
«Ho sempre lavorato dando il massimo e rispettando tutti. E tutti mi hanno sempre steso il tappeto rosso davanti. Non ho mai avuto problemi».
Due settimane fa, però, durante Torino-Napoli, allo stadio le hanno detto di tutto.
«È vero. Ma erano quattro infelici che dovevano sfogarsi chissà per cosa. Se comportandosi così si sono sentiti bene, è un problema loro. Per i successivi tre giorni tanti tifosi del Torino mi hanno manifestato solidarietà per gli insulti ricevuti».
Lo scudetto al Napoli ormai è sicuro: sta preparando festeggiamenti speciali?
«Ho tanto lavoro, ma un paio di giorni, se tutto va bene, penso di scendere. Vorrei far vedere ai miei figli quanta felicità può dare lo sport e cosa succede a Napoli in certe occasioni. Io mi ricordo Maradona».
Per i suoi figli vorrebbe una vita come la sua?
«Decideranno loro. Nel mio mondo ho visto troppi genitori forzare la mano e rovinare figli e attività».
Al di là dei luoghi comuni, come se la passano i ristoranti italiani?
«Da nord a sud, bene. Noi ci lamentiamo sempre, ma basta andare all’estero per capire quanto siamo fortunati».
Il Financial Times ha scritto che il parmigiano secondo la ricetta originale adesso si fa solo in Wisconsin: quello nostro si è indurito con il tempo, non ha la crosta nera, non ha la goccia di latte... Che ne pensa?
«Non scherziamo. Il parmigiano è una nostra opera d’arte. E noi italiani siamo molto invidiati».
L’Italia è il primo consumatore di sushi d’Europa: come la vede?
«Solo moda. Ma non fermiamoci al sushi. Sono stato in Giappone per due mesi e ho provato piatti formidabili».
L’errore più grande che ha fatto?
«Temo di non averne fatti. Entrando a 23 anni a Villa Crespi non ho potuto fare stronzate. Mi sono preso troppe responsabilità, non potevo deludere le nostre famiglie, e sono diventato subito adulto. È stato un errore: a quell’età qualche cazzata si deve fare. Io non le ho fatte».
Adesso però sul suo sito ha messo in vendita anche l’orsacchiotto Cannavacciuolo a 89 euro.
«Ahahahaha... (ride). Stiamo andando bene anche online, il fatturato ogni anno cresce sempre di più. Per l’orsacchiotto è andata così: ho ricevuto tanti messaggi di gente che mi chiedeva di farlo e alla fine mi sono deciso. Anche questa è una sfida».
Quando non è in cucina o in tv che cosa fa?
«Vado a pescare».
E basta? Tutto qui?
«Un poco di sesso, quello mi piace assai».
«Bastaaa!!! Non dire altro».
Al telefono è intervenuta l’addetta stampa.