il Giornale, 2 aprile 2023
La ministra francesce Marléne Schiappa su Playboy
Non era mai capitato: un membro del governo sulla copertina di Playboy. Invece eccola, Marléne Schiappa, viceministra 40enne con delega all’Economia sociale, già ministra per le Pari opportunità uomo-donna, comparire provocatoriamente sul giornale patinato dall’inconfondibile logo con il coniglietto in papillon. Dodici pagine di intervista, svariate foto. Una la immortala poco vestita sotto la dicitura: «Una ministra libera, Marléne». Uscirà solo giovedì prossimo, in edicola. Ma non sarà nuda, precisa il suo entourage, solo in posa «in abito bianco». Quindi? Bufera comunque, inevitabile vista la crisi sociale in corso in Francia da settimane: su di lei e sul governo; tra lei e il governo («Siamo impazziti», dice un peso massimo dell’esecutivo); tra i ministri e Macron («Non resterà a lungo al suo posto», fa filtrare un altro). Un bazar di gole profonde che però non vogliono mettere la faccia sulla polemica. Un deputato della maggioranza pensava fosse «un pesce d’aprile». Trapela l’imbarazzo della maggioranza infuriata, perché ai ministri era stato chiesto un profilo basso in questi giorni convulsi: ieri 5 mila persone si sono spinte perfino nel feudo della premier Borne (Calvados) contro la riforma delle pensioni; un altro sit-in a Parigi. Poi, zac!, è esplosa la bomba Schiappa. Ed è bastata l’anteprima di un terzo della copertina, qualche foto circolata, per far saltare la mosca al naso all’intera truppa Macron. Borne doveva preparare l’incontro con i sindacati previsto mercoledì; tutti a cercarla per sapere se fosse stata invece informata delle foto: «Non ne sapeva nulla», la risposta tranchant da Matignon. Ma una spiegazione c’è, per la sortita patinata di Schiappa, soprannominata «bulldozer» da chi, da sempre, non sopporta il suo piglio «politico» che la rende un’entità a sé dentro un governo infarcito di tecnocrazia. Playboy si è evoluto, spiega la portavoce del partito del presidente, che assolve la ministra. «Metà magazine, metà libro». Un trimestrale «diverso» da quel che rese celebri Pamela Anderson o Marilyn Monroe. Resta però un brand con il vecchio messaggio stampato nella memoria. E su questo punta Schiappa: parlare, su un media connotato di erotismo e machismo, di diritti Lgbt, di rispetto delle donne, di accesso all’aborto, della sorte delle donne afgane, di letteratura e società. E zac!, ecco la zampata della «coniglietta» Schiappa; in nome del suo femminismo mai irreggimentato, al punto da essere detestata anche da donne che abbracciano la sua stessa causa, spariglia. Anche ieri, su Twitter, dove cinguettava: «Con tutto il rispetto per retrogradi e iporciti, In Francia le donne sono libere». Ora c’è chi chiede «contegno». E chi, in vista di un probabile rimpasto, pressa Macron per farla saltare. Giovedì la nuova mobilitazione contro il governo. Ma come dice Marine Le Pen: «Dopo che Macron ha dato un’intervista a Pif (rivista a fumetti per ragazzini, ndr), penso che i ministri si sentano liberi di comparire da chicchessia».