il Fatto Quotidiano, 2 aprile 2023
In Spagna sono già iniziati gli incendi
In Italia – La perturbazione di domenica 26 marzo, foriera di rovesci anche abbondanti tra Veneto e Friuli (fin oltre 30 mm), lunedì si è spostata con temporali e grandinate al Centro-Sud, tra cui a Roma, lasciandosi alle spalle rasserenamenti e venti forti da Nord-Ovest. La settimana è proseguita tranquilla al transito di un promontorio di alta pressione, con gelate notturne in aria secca al ritorno della calma atmosferica. All’alba di martedì le temperature minime sono scese fino a -6 °C nelle zone più fredde tra pianure e fondovalle del Piemonte (come a Castell’Alfero, presso Asti), dove nei frutteti fioriti sono stati diffusamente azionati gli impianti di irrigazione “antibrina”: per quanto possa sembrare controintuitivo, il congelamento dell’acqua è un processo fisico che libera calore (detto “latente”), per cui la formazione di uno strato di ghiaccio sui rami permette alla temperatura di fiori e germogli di non scendere troppo sotto lo zero, proteggendoli. Si è comunque trattato di un episodio freddo breve e normale per la stagione, peraltro al termine di un marzo più caldo della media di un grado e mezzo al Nord, in città come Torino e Piacenza. La nuova perturbazione occidentale di venerdì ha rilasciato un po’ di pioggia lungo le Alpi, al Nord-Est e sull’Appennino Settentrionale, ma ancora una volta gran parte del bacino padano è rimasto all’asciutto e ieri il vento di foehn ha ulteriormente acuito la siccità. Aria fredda dal Nord Europa e variabilità segneranno la prima decade di aprile.
Nel mondo – Non si placa il caldo estremo nel centro-est dell’Asia, che negli ultimi giorni ha portato a battere altre centinaia di record di temperatura per marzo dalla regione del Mar Caspio, alla Thailandia, alla Cina (28 °C nel Nord-Est), e su fino alla Siberia (22 °C). Ma un episodio di calura precoce ed estrema ha interessato anche Marocco, Canarie, Penisola Iberica e Francia: nel Sud della Spagna si sono toccati i 34 °C e con grande anticipo sono divampati i primi incendi forestali della stagione, i più massicci in marzo da almeno un ventennio nella Comunità Valenziana secondo il servizio Eu-Copernicus: oltre 4.000 gli ettari bruciati con il concorso dall’intensa siccità, molte zone dall’inizio del 2023 hanno ricevuto meno di un quarto della precipitazione normale. Anche sul versante atlantico, eccezionali in oltre un sessantennio i 30 °C di Bilbao e i 31 °C di San Sebastian, circa 15 °C sopra media. Al contrario l’Inghilterra, esposta a continue perturbazioni atlantiche, ha chiuso un marzo piovoso come non si vedeva dal 1981 (111 mm, quasi il doppio del consueto). Le montagne della California sono sepolte da metri di neve: al Central Sierra Snow Laboratory dell’Università di Berkeley, quota 2.100 m, dallo scorso autunno si sono totalizzati ben 18,2 metri di neve fresca – e altra ne potrà ancora cadere – valore superato solo dai 20,6 metri dell’inverno 1951-52. Al contrario New York ha vissuto la stagione più povera di nevicate dall’inizio delle misure nel 1869, solo 6 cm. Le peggiori alluvioni e dissesti dell’ultimo periodo hanno colpito l’Ecuador, dove oltre sessanta persone sono disperse sotto una frana, ma pure la Somalia, qui con venti vittime per le inondazioni-lampo. Marzo si è chiuso, venerdì, con la tempesta battezzata “Mathis” da Météo-France, che proprio in territorio francese ha scatenato raffiche di vento fino a 130 km/h sulla Manica, causando due vittime per caduta di alberi nell’Est. Ma nell’estremo Sud del Paese a preoccupare è ancora la siccità: a Nizza in marzo è caduto appena 1 mm di pioggia rispetto ai 51 normali, e un gruppo di nove comuni del dipartimento del Var (Fayence) con un provvedimento che non ha precedenti ha bloccato per almeno cinque anni le concessioni edilizie per non gravare con ulteriori prelievi sulle insufficienti risorse idriche della zona, già contese tra l’intensa domanda turistica e le necessità antincendio.