Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  aprile 02 Domenica calendario

Il sondaggio di Pagnoncelli

Uno degli effetti collaterali del Covid è rappresentato dalla minore importanza che gli italiani attribuiscono all’immigrazione, basti pensare che nel biennio 2018-2019, quando questo tema era al centro del dibattito politico e mediatico, oltre il 40% degli intervistati menzionava spontaneamente la presenza degli stranieri tra le priorità da affrontare (con un picco del 45% nel settembre 2018), mentre oggi la percentuale è scesa al 17%.
La tragedia di Cutro ha riportato d’attualità la questione degli sbarchi dei migranti, ed è convinzione largamente diffusa (62%) che gli arrivi siano significativamente aumentati rispetto al passato. Quasi un italiano su due (48%) ritiene che la maggior parte dei migranti che entrano in Italia abbia lasciato il Paese di origine soprattutto per motivi economici, per la propria sopravvivenza o nella speranza di migliorare le proprie condizioni di vita; il 30%, invece, è del parere che la maggioranza espatri per motivi politici, per fuggire da conflitti o dittature. La motivazione economica è considerata la causa prevalente in modo trasversale tra tutti gli elettorati, con l’eccezione dei dem che risultano più divisi sulla questione, infatti, secondo il 47% i migranti fuggono dalla guerra mentre per il 42% dalla miseria.
Gli atteggiamenti di accoglienza o respingimento dei migranti e, più in generale, le opinioni rispetto agli stranieri presenti in Italia sono influenzati da molti aspetti, da quelli etico/valoriali a quelli improntati alla convenienza e al pragmatismo, senza dimenticare quelli emotivi che agiscono in entrambi i sensi: empatia con chi soffre ed è costretto a lasciare il proprio Paese o, al contrario, preoccupazione per le conseguenze spesso associate alla presenza di stranieri in termini di sicurezza, accesso al lavoro e ai servizi, ecc. Ebbene, gli italiani si dividono rispetto agli obiettivi che ci dovremmo porre come Paese: la maggioranza relativa (35%) ritiene che sarebbe opportuno diminuire il numero di stranieri presenti perché rappresentano più un problema che un beneficio, mentre il 27% preferirebbe mantenerlo stabile sui livelli attuali, mentre il 17% auspica un aumento degli stranieri per compensare il calo demografico, garantendo un gettito fiscale e contributivo adeguato e, soprattutto, livelli di occupazione in linea con il fabbisogno delle imprese. Non a caso, il livello più elevato di favorevoli all’aumento (25%) è registrato tra imprenditori, artigiani ed esercenti, i quali negli ultimi tempi hanno spesso lamentato la carenza di manodopera. Su questo si registra una netta frattura politica: gli elettori di centrodestra sono più inclini alla riduzione o tuttalpiù al mantenimento dei livelli attuali laddove, simmetricamente, gli elettori del Pd preferirebbero aumentare la presenza di stranieri, pur se con una quota significativa che vorrebbe la stabilità. Da sottolineare le divisioni dei M5S: 33% a favore della riduzione, 32% della stabilità, 22% dell’aumento.
A fronte di atteggiamenti così variegati, non stupisce che prevalgano le valutazioni negative (45%) su quelle positive (26%) riguardo all’operato del governo per raggiungere gli obiettivi desiderati. I più scontenti sono quelli che auspicano un aumento degli stranieri (79% contro 11% di soddisfatti), seguiti da coloro che puntano a una riduzione (43% contro 36%). Opinioni di segno opposto, com’era lecito attendersi, tra gli elettori della maggioranza e dell’opposizione. Da ultimo, la questione delle Ong che operano nel Mediterraneo con navi che intervengono a seguito di richieste di soccorso da parte dei migranti. Anche riguardo a questo aspetto le opinioni si polarizzano: secondo il 43% rischiano di favorire le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico e le partenze illegali mentre per il 32% svolgono un lavoro meritorio nel cercare di salvare quanti più migranti possibile, e uno su quattro non ha un’opinione in proposito. Gli elettori del centrodestra accentuano maggiormente i rischi che le Ong possano favorire i «trafficanti di uomini», mentre tra gli elettori del Pd e delle altre forze minori del centrosinistra prevalgono le opinioni opposte. Ancora una volta gli elettori del M5S si dividono: 43% considera negativamente l’operato delle Ong contro il 39% che lo valuta in termini positivi. D’altra parte, non va dimenticato che all’epoca del governo giallo-verde, fu proprio un esponente M5S a definire le Ong «taxi del mare».
Il tema degli stranieri, rientrato nei radar dell’opinione pubblica, si conferma molto divisivo. Vale la pena ricordare che si tratta di un tema rispetto al quale la conoscenza del fenomeno è assai limitata (ad esempio in pochi sanno che all’incirca la metà degli stranieri presenti in Italia provengono da Paesi europei) e le percezioni dei cittadini prevalgono sulla realtà: gli stranieri sono poco più del 10% della popolazione residente in Italia ma in media gli italiani sono convinti che rappresentino il 25%. Indipendentemente dall’argomento, la scarsa conoscenza e le percezioni distanti dalla realtà rappresentano il terreno più fertile per il populismo.