Avvenire, 2 aprile 2023
Ancora sulla Magnani
Milano, ristorante Santa Lucia. È qui che Patrizia Carrano, il 27 ottobre 1971, ha incontrato per la prima e ultima volta Anna Magnani. Ed è qui, forse, che è nato il suo Tutto su Anna. La spettacolare vita della Magnani, da poco nelle librerie, edito da Vallecchi. O, meglio, è nato il libro che lo ha preceduto, La Magnani, il romanzo di una vita che cinquant’anni dopo, dopo una lunga revisione, ha portato a quello che leggiamo oggi: «Di quell’attrice di cui conoscevo i film più celebri e il suo peso nella storia dello spettacolo, ma non molto di più, mi colpiva il magnetismo assoluto. Poteva non fare un gesto, non dire una parola, eppure attorno a lei si spandeva un’aura potente, che ispirava reverenza e un certo timore» scrive la Carrano nel suo libro. E spiega: «Qualche anno dopo iniziai a lavorare al mio primo libro, Malafemmina, la donna del cinema italiano. Lei era già morta ma io cominciai a studiarla e mi resi conto di che razza di gigantessa fosse. Pensai che lei pretendesse, oltre che meritasse, un libro tutto per sé e nacque La Magnani, il romanzo di una vita ». Al quale, naturalmente, Tutto su Anna deve moltissimo soprattutto perché riporta una lunga serie di testimonianze che la Carrano raccolse allora, parlando con persone che oggi non ci sono più: da Riccardo Billi, che della Magnani faceva un’imitazione spettacolare, a Massimo Serato, il padre di suo figlio Luca; da Sergio Amidei, che con Federico Fellini e Roberto Rossellini scrisse la sceneggiatura di quel capolavoro che è Roma, città aperta, a Giulietta Masina, che recitò con lei in Nella città l’inferno (sul cui set litigarono in maniera furibonda) e a Suso Cecchi D’Amico che quel film lo scrisse. «In Tutto su Anna non ho voluto riprendere tutte le testimonianze che avevo raccolto all’epoca altrimenti sarebbe stato una lapide. Però mi rendo conto che, se non avessi scritto quel primo libro sulla Magnani cinquant’anni fa, tante cose sarebbero andate perdute per sempre. Inclusi i materiali raccolti nella Biblioteca del Burcardo che oggi è chiusa» osserva la Carrano. A parte la revisione rispetto al primo libro, a caratterizzare Tutto su Anna è il punto di osservaz ione dell’autrice, diametralmente opposto a quello di tanti anni fa: «Quando Mariano Sabatini della Vallecchi, che aveva letto “La Magnani”, mi ha chiamato, ho pensato che questa potesse essere l’occasione per guardare Anna con un binocolo al contrario spiega l’autrice -. Il prossimo 26 settembre sarà il cinquantesimo anniversario della sua morte e mi sono detta che era giunto il momento di guardarla da lontano, non più sulla scia dello slancio del primo incontro. Ecco perché mi piace sottolineare che Tutto su Anna non è una raccolta di cose polverose ma un libro nuovo». A proposito di Giulietta Masina, che abbiamo citato tra le persone incontrate dalla Carrano per il suo libro, la prefazione di Tutto su Anna è quella scritta all’epoca da Federico Fellini: «Non posso dire di sapere chi era Anna. Mi sembrava una donna molto chiusa, diffidente, impaurita, gelosa di sé stessa. La prima a non credere al suo personaggio pubblico, fatto di esuberanza, di estroversione, aggressività, dietro al quale, anzi, si nascondeva» scrive. E, ancora, «Anche se io ho avuto modo di coglierla in qualche momento di solitudine, dove forse era più indifesa e lasciava intravedere improvvisi pudori, riservatezze, veri e propri incupimenti in cui si lasciava scivolare, in fondo per me Anna rimaneva egualmente per me una creatura sconosciuta e misteriosa». Talmente misteriosa che, forse, non si conosceva neanche lei: «Non so se sono capace di recitare. Ho dentro di me tante figure, tante donne, duemila donne. Ho solo bisogno di incontrarle» disse. Tutto su Anna prende il via dall’incontro della Magnani con Paolo Stoppa alla scuola di recitazione di via Vittoria. Racconta le sue origini incerte, su cui anche lei a volte scherzava, a prezzo di chissà quale sofferenza. E, poi gli amori: il matrimonio con Goffredo Alessandrini e le relazioni con Roberto Rossellini e con Massimo Serato; il tormento per la malattia del figlio; l’amicizia con Totò e con Tennessee Williams e il rapporto con Pier Paolo Pasolini che la diresse in Mamma Roma. E, ancora, la straordinaria carriera, la nascita di “Nannarella”, film come L’onorevole Angelina, Bellissima e La rosa tatuata con cui fu la prima attrice non di lingua inglese a vincere l’Oscar. Le ultime pagine sono dedicate alla malattia e alla morte, avvenuta nella clinica romana Mater Dei quando “Nannarella” aveva 65 anni