Tuttolibri, 1 aprile 2023
Il segreto del romance
Avete presente quella dimensione esistenziale che i danesi chiamano «hygge»? Relax, luci basse, copertina, candela profumata, tè fumante e un divano dalle tinte pastello dove sprofondare con un libro che dia conforto, dimenticandosi di fatiche e lavoro. Ecco come e dove va letto il nuovo romance di Naike Ror, Lacrime e Stelle, pubblicato da Always Publishing). E se pensate che a questa felice cornice manchi solo la musica giusta, non preoccupatevi: la colonna sonora è suggerita all’inizio del libro.Siamo a Liverpool. Lacrime e stelle è lo spin-off del riuscito Petali e spine, storia in chiave moderna della Guerra delle Rose, combattuta nella seconda metà del Quattrocento. Casus belli: la successione al trono d’Inghilterra. Qui, invece, lo scontro è tra i Lancaster e gli York e in ballo c’è la scalata al potere della Lancaster Industries. Trixie Montgomery è forte, spregiudicata ma onesta, bella, indipendente. Fedele assistente di Jaxon York, è però con lo storico nemico Archie Lancaster che intreccerà il suo destino, innescando colpi di scena e facendo tremare affari e dinamiche aziendali. L’attrazione tra i due è malsana e feroce, ma irresistibile e passionale. Tra lacrime e stelle, questo amore folle porterà Trixie a tradire l’amico Jaxon?Naike Ror, anche il suo pseudonimo sembra preso in prestito da un romance. Cosa nasconde?«Ci sono sempre storie fascinose dietro gli pseudonimi, ma non è questo il caso. Sono più pragmatica: il mio nome è cacofonico».Cioè?«Emanuela Migliorin».Beh non è così male…«Ma è troppo lungo, graficamente non funziona sulla copertina di un libro. Naike Ror è il frutto dell’incrocio tra il nome di mia madre Naide (molto usato nel Mantovano) e quello di mia figlia Aurora».Quando è nata Naike Ror?«Nel 2013, 2014, all’epoca delle fanfiction legate a Master of the Universe e a Cinquanta sfumature di grigio».Anche lei fan di Ana e Christian Grey?«Mi è piaciuto il libro, lo considero un confort book, intrattenimento puro. Non è il mio romanzo del cuore, ma è quello arrivato al momento giusto nel posto giusto».Da una passione, al primo libro: come è successo?«Per caso. Stavo attraversando un periodo complicato, ero tornata a vivere a Latina, avevo una bimba piccola e non sapevo più cosa fare della mia vita, avevo smarrito la strada. Scrivere mi ha aiutata, era terapeutico: è nato in quel contesto No one likes us, volume 1».Perché ha scelto il self publishing invece di bussare alla porta di una casa editrice?«Perché scrivevo senza ambire a nulla di più che a stare meglio con me stessa. L’auto-pubblicazione non era affatto diffusa in quegli anni. Poi, grazie al passaparola e ai gruppi di lettura su Facebook, il mio romanzo entrò in classifica su Amazon».Da lì, il passaggio alla pubblicazione indipendente e ad una dimensione meno “casalinga”...«Diciamolo pure: sono arrivati i soldi. Adesso ho una squadra di persone che lavora con me e una partita Iva. Oggi scrivere è il mio lavoro, ciò che mi permette di pagare il mutuo».Qual è stata la difficoltà più grande?«Trovare professionisti validi, un team di persone che collaborassero con me nell’editing».Quali letture l’hanno segnata?«Sono una lettrice forte, da 200 libri all’anno, di tutti i generi: se le dicessi un autore preferito, gli altri potrebbero offendersi».La aiuto io: quale libro ha ora sul comodino?«Billy Summers di Stephen King. Per me è un maestro, i suoi romanzi sono lezioni di letteratura».Sui libri rosa ci sono molti pregiudizi, sono considerati (a torto) di serie B. Che ne pensa?«Il riscatto arriva dai lettori: è un genere che vende moltissimo. In America, ad esempio, hanno un approccio molto più professionale e curioso verso un prodotto che funziona sul mercato. Nelle librerie italiane, invece, la letteratura rosa sta nell’angolino in fondo, sugli scaffali ci sono libri vecchi, gli stessi editori di solito scommettono su generi più “maschili": anche qui intravedo l’impronta del patriarcato. Ma ultimamente, grazie al fenomeno del #booktok, il romance si sta riaccreditando».Il feedback sui suoi libri è diretto: la Naikeland, la community dei suoi fan su Facebook, è molto attiva, i gruppi di lettura Alfa e Beta sono vivaci e attenti. Perché piace tanto?«Credo per il tipo di scrittura, molto teatrale, e il ritmo narrativo: punto sui dialoghi, serrati, credibili, coerenti con i personaggi, mai favoleggianti».Le booktoker impazziscono per il color coding (l’abbinamento dei post it con le nuance della cover) delle sue copertine brillanti e romantiche: quanto conta l’estetica?«È fondamentale. Io sono una feticista del cartaceo, compro edizioni limitate, anche se non le leggerò mai, soltanto perché mi piacciono esteticamente. La copertina è il biglietto da visita. E sono fortunata: la Always Publishing cura la grafica in modo maniacale».Ha scritto 30 libri in 10 anni, un’enormità: dove nasce l’ispirazione?«Mentre faccio le pulizie di casa, ad esempio. In tutti quei momenti della giornata in cui la testa è libera dal lavoro ma molta concentrata su altro. Non conosco il blocco dello scrittore, ho così tante storie in mente che potrei scriverne fino al 2040».L’amore che tratteggia non è mai zuccheroso...«Mi piace il sottile legame tra amore e odio».E l’Inghilterra...«Perché ho una passione per Shakespeare».Qual è la sua formazione?«Ho lasciato la facoltà di Giurisprudenza a due esami dalla laurea, ma scrivo da sempre: ho tenuto un diario per tanti anni, dove appuntavo i pensieri».Ne parla al passato: che fine ha fatto?«L’ho sostituito con un altro diario, quello editoriale».Quanto ci ha messo a scrivere “Lacrime e stelle”?«Quaranta giorni, poi tre mesi per la revisione. Non mi sono mai alzata dalla sedia, qui nella mia casa di Latina, neanche a Natale».Nella sua biografia è scritto: “Naike Ror si definisce madre, spesso figlia, a tratti sorella...": i suoi famigliari la leggono?«Credo di no. Aurora oggi ha 13 anni, e i miei libri li consiglio dai 16 anni in su, lei ha letto solo il young romance Always be my baby. Ma in generale penso possa leggere prima autori molto più bravi di me. Mia mamma e mio fratello, invece, sono i miei commercialisti: si sono accorti che il mio non era più un hobby ma un lavoro quando ho dovuto aprire la partita Iva. Mi hanno chiesto: “Ma da dove arrivano questi soldi?"».Qualcuno l’ha aiutata nel corso della sua carriera da autodidatta?«Quando pubblicai online il mio primo libro, la editor Gabriella Canova lo “vivisezionò”, gratuitamente, senza che glielo chiedessi, dopo averlo trovato online. Fu durissima, ci rimasi molto male, ma poi compresi e ancora oggi la ringrazio. Aveva ragione».Cosa le aveva corretto?«Pure le virgole».Perché ha poi deciso di affidarsi a una casa editrice?«Conosco le ragazze di Always Publishing, ho avuto fiducia in loro perché credono nei libri che pubblicano, apprezzo la cura che dimostrano e sento la responsabilità e l’emozione di essere la prima italiana sulla quale investono: stare accanto alle mie scrittrici preferite, del calibro di L. J. Shen o Tillie Cole, mi mette una certa ansia».Oggi tutti hanno un libro nel cassetto. Dia un consiglio a chi vuole emulare la sua carriera...«Ricordatevi: self publishing non significa “faccio tutto da solo”. Bisogna trasformarsi nell’editore di se stessi. Scegliere dei bravi professionisti con i quali lavorare per pubblicare un romanzo leggibile. Non basta il racconto della propria famiglia: non interessa a nessuno. Nemmeno la propria biografia. Ci vuole una storia, ben scritta, ben costruita, commercializzabile. I lettori a quel punto arriveranno».Ci sarà una terza puntata della guerra tra Lancaster e Jork?«Una come me, che ha iniziato a scrivere per caso, non può escludere nulla».Sogniamo: se “Lacrime e stelle” diventasse una serie tv, chi vorrebbe nel ruolo di Archie e Trixie?«Jude Law e Margot Robbie: ma lo escludo, suvvia...»Ha appena detto che una come lei non può escludere nulla...«Giusto, allora mettiamoci anche Paul Newman».