la Repubblica, 1 aprile 2023
A Oaxaca le nozze tra Paul Malle e Dagmar Brown
La domanda è in apparenza semplice: come veste un uomo per un matrimonio alla Parroquia San Jerónimo Tlacochahuaya, maestosa chiesa coloniale costruita dai domenicani nel XVI secolo in Messico, poco fuori Oaxaca (pronuncia: Uahaca)?
Il matrimonio si prospetta molto più emotivo di quel che normalmente succede in ogni matrimonio; è affollato di artisti, di parenti e amici degli sposi, 350 persone in arrivo da molte parti del mondo. L’aspirazione maschile è per un’eleganza ricercata, ma poi gli uomini ripiegano su abiti blu, una giacca bianca, completi beige di drill sfoderato, camicie rigorosamente bianche – con l’eccezione di una splendida camicia verde con cravatta viola, appunto di un’artista, e una camicia con grandi fiori rossi, sotto le giacche blu. A parte alcune originalità – cravatte molto particolari – le scelte maschili riflettono un paradigma di elegante normalità. Fino a quando non arriva Christian Louboutin, in uno smoking amaranto di Berluti, tagliato su misura a pennello, modificato con leggere decorazioni argentate sulle spalle e pendenti, sempre argentati, sul lato basso esterno dei pantaloni, un grande fiocco nero a farfalla sulla camicia bianca, un cappello di paglia bianca con una sottile banda nera e scarpe nere bellissime, le sue “Platters”.
Non solo è il più chic a Parroquia San Jerónimo, ma credo che lo sarebbe in qualunque altro matrimonio messicano contemporaneo, con una scelta di colori e dettagli che aggiungono allo stile uno spirito messicano ottocentesco: «Le spalline argentate le ho fatte fare apposta a Jaipur – mi dice Louboutin – i pendenti d’argento sul pantalone sono messicani, ho fatto solo piccole modifiche al vestito per divertirmi e adattarmi all’ambiente». Gli chiedo la storia di altri dettagli. Li descrive con precisione: le borchie sulla camicia a doppia asola sono portoghesi, fine ottocento, in oro cesellato con un brillantino al centro, i polsini di smalto blu scuro e bordi d’argento sono di nuovo indiani. Un multiculturalismo creativo e brillante per rendere omaggio alle tradizioni locali, agli sposi, Dagmar Brown e Paul Malle e alle loro famiglie (che non si conoscevano) «perché credo di essere uno dei pochi molto amico dei genitori dei due sposi – mi dice – e perché la giornata è molto particolare».
È vero. La giornata è particolarmente romantica, emozionante ed evocativa, perché i genitori di Dagmar, James Brown, un artista americano di successo a New York già negli anni Ottanta e Alexandra Condon, un’artista inglese, sono rimasti uccisi in un incidente d’auto nello Yucatan quasi esattamente tre anni fa durante il Covid. Un trauma per i tre figli, Dagmar appunto, Cosmo e Dagenhart e per le moltitudini di amici che per colpa dell’epidemia non avevano ancora potuto salutarli ecelebrare insieme la loro vita, intensa, avventurosa, piena fino all’ultimo giorno, quando, guidando verso la campagna un sabato di fine febbraio del 2020 si sono schiantati contro un albero. Ma in questa giornata messicana densa di ricordi e nostalgia c’è molta felicità, e molta emozione.
Christian mi racconta di aver vissuto un percorso parallelo di crescita coi genitori degli sposi: «Ho conosciuto James e Alexandra con Michael e Marina di Grecia. Sono poi venuto qui a Oaxaca già nel ’95, il loro primo anno qui. Erano fantastici, spiriti liberi e realmente anticonformisti, molto molto uniti. Si stava bene. Frédéric Malle e Marie sono l’amicizia di una vita. Con Frédéric eravamo dirimpettai di casa a Parigi, giovanissimi e entrambi decisi a farcela. Poi abbiamo aperto quasi nello stesso momento i nostri primi negozi e di nuovo eravamo uno di fronte all’altro». Allora Louboutin faticava a trovare chi gli producesse le scarpe in Italia. Frédéric era invece un profumiere alle prime armi con un’idea, affidare a “nasi” speciali la creazione di un profumo come voleva lui, mettendo insieme una linea molto particolare, Collection Frédéric Malle.
La sua collezione di profumi è oggi fra le migliori e più originali al mondo, ha lanciato negozi nelle varie capitali, ha aperto una nuova strada nel settore e poi ha ceduto la maggioranza al gruppo Estée Lauder restando in azienda con l’obiettivo di espanderla nel mondo. Chiedo a Christian cosa significa avercela fatta, aver realizzato un sogno e essere qui, con gli amici di sempre in un’atmosfera di vera intimità: «Non c’è niente di straordinario in quel che abbiamo fatto. Credo che le cose belle appartengano alla normalità: è normale che ci sia del bello e che le cose succedano, anche su livelli diversi, per me è stato sempre normale andare avanti, facendo semplicemente il mio lavoro con passione». È Frédéric Malle che mi spiega il significato di questa normalità: «Volevamo soprattutto fare qualcosa di bello, di nuovo, di unico. Non avevamo allora un piano o l’ambizione di costruire importanti realtà aziendali, non c’erano piani strumentali, solo molto istinto creativo, poi le cose sono venute». Louboutin aggiunge: «Non è normale invece che succeda qualcosa di brutto, che le cose vadano male». Non è normale che James e Alexandra siano rimasti uccisi ancora con la vita aperta davanti».
Ma oggi sono gli sposi ad essere la normalità, la continuità della vita in una giornata incredibile, piena, ma semplice, senza pretese e molto vera, il contrario di quel che troppo spesso vediamo tra chi trasforma un’occasione intima in un evento pubblico. Sono bellissimi, bionda, sorridente, occhi celesti, con una grande personalità lei; castano, alto, elegante con gli occhi che ridono lui. E arriva il momento più commovente, quello della celebrazione del matrimonio. Lui arriva al braccio della madre, Marie de Beistegui, francese con ascendenti messicani. Dagmar arriva all’altare al braccio dei due fratelli. Ascoltiamo solo le note di Bach, Gesù Gioia degli Uomini. La Chiesa è muta e commossa. Celebra padre Friedrich Mennekes, un gesuita venuto apposta da Francoforte. Alcuni decenni fa aveva apprezzato le doti artistiche di James Brown e aveva pubblicato alcune sue opere, disegni e volti di persone incluso un Cristo, su un numero speciale dedicato all’arte a New York del periodico fondato negli anni Venti,Kunst und Kirche. Arte e Chiesa, che curava. Da allora sono rimasti molto legati. Padre Mannekes mi dice che non era interessato all’arte cristiana tradizionale o liturgica, ma alla ricerca di una relazione esistenziale fra arte e religione, alla ricerca di chi riusciva, come James, «a costruire con le sue opere, ponti spirituali, emotivi». Ci fu poi una mostra a Colonia dove James espose alcune tele. Hanno lavorato a un libro dedicato alle opere di James, scritto dal padre gesuita, intitolato Fede.
Poi Padre Mennekes ha celebrato il matrimonio di James e Alexandra. Quando hanno avuto Dagmar, l’ha battezzata, sempre in Messico e sempre arrivando dalla Germania. Ora celebra il suo matrimonio. Alla fine della cerimonia non può fare a meno di ricordare i due amici che aveva sposato oltre 30 anni prima: «Siamo qui anche per loro, dice, per salutarli insieme, so che molti di voi non avevano ancora potuto farlo, sono con noi». La chiesa è sempre più muta e commossa. Le note della Marcia nuziale di Mendelssohn rompono il silenzio per l’uscita degli sposi, raggianti e innamorati. Considerando le circostanze, non c’è mai stata tristezza in questa giornata, solo molta emozione e molta felicità. Chiedo a Christian se avesse tratto da questa giornata una forte sensazione di speranza: «Non speranza – mi dice – solo amore, molto amore, dappertutto: quello bellissimo fra Dagmar e Paul – hai visto quanto fosse rinfrescante e sincero? L’amore filiale: hai visto con che affetto i fratelli hanno parlato dei loro genitori uccisi, come se fossero qui? E l’amore tra tutti i fratelli, uniti, sia quelli di Dagmar che quelli di Paul. Hanno parlato solo i fratelli, i giovani, non i genitori. C’è l’amore fra gli amici, anche quello è centrale, perché chiude un cerchio di sentimenti veri, molto reali, spontanei, forti, antichi che solo il vero amore può dare».
Poi la festa. Il pranzo in una fazenda di amici in aperta campagna, in lontananza si vedono le colline di Monte Alban, con le sue meravigliose monumentali rovine precolombiane degli Zapotec, una popolazione che ha dominato la regione per mille anni, fino all’arrivo degli spagnoli. Un’atmosfera magica quella di Oaxaca che D.H. Lawrence descrive magistralmente nel suo Mornings in Mexico, dopo un suo viaggio negli anni Venti per esplorare le sfumature culturali delle popolazioni locali e degli indios. Poi, in fazenda, nel grande cortile, l’orchestra, le danze, la gioia e l’allegria con una bomboniera molto speciale, un regalo di Christian Louboutin, in questo caso solo per le signore, gli uomini guardano: un paio di infradito colorate con un’onda variopinta sulla pianta, i nomi dei due ragazzi e la data del loro matrimonio. In fondo, prima che potremo accorgercene, sarà estate.