Robinson, 1 aprile 2023
Tutto su Greta Garbo
Cast fantastici per film mai fatti. Greta Garbo pensava a un Ritratto di Dorian Gray, scegliendo per sé la parte del dandy sempre giovane (le rughe e la vita dissoluta imbruttiscono il quadro che sta in soffitta). Nel ruolo di Sybil Vane - giovane attrice ammirata e sedotta, e dopo una recita mediocre spinta al suicidio - le sarebbe piaciuta Marilyn Monroe. Era solo un’idea. Ma diede l’occasione alla tedesca Marlene Dietrich - che pure indossava volentieri lo smoking - di far pesanti ironie sulla femminilità della svedese.
La-stella-più-brillante-della-Mgm disse soltanto « Marlene Dietrich chi?». E si fece fotografare da Clarence Sinclair Bull con il viso sopra il corpo della Sfinge. Perfetta sintesi per un’attrice che corteggiava il divino e il demoniaco. La stilista emigrata da Kiev Valentina Schlee, che le cuciva gli abiti, fece esorcizzare il frigorifero dai preti ortodossi: la Garbo lo aveva aperto per prendersi una birra. Abitavano nello stesso edificio a New York, l’amicizia finì malamente quando Garbo e Mr Schlee cominciarono a uscire insieme.
La perturbante Garbo-Sfinge domina le prime pagine del libro che Robert Gottlieb dedica all’attrice svedese. Non un lavoro da biografo professionista, e neppure da accanito cinefilo. È un commossoomaggio, in forma narrativa, di un ammiratore che aveva scritto su Dickens e Sarah Bernhardt. Nel tempo lasciato libero dal suo lavoro di editor: nato nel 1931, Gottlieb ha lavorato per Simon & Schuster e Alfred Knopf, per poi approdare alNew Yorker. La sua autobiografia si intitola Avid Reader. A Life( nella foto in copertina somiglia a Woody Allen).
L’abitudine a smontare e a rimontare i libri (anche questo fa un bravo editor) arricchisce la biografia - zeppa di fuori scena e pettegolezzi su una diva piuttosto riservata - con una galleria di 250 magnifiche foto. La sezione Scrivono della Garbo si spinge fino alle canzoni.
You’re the top di Cole Porter (riferita ai compensi dell’attrice) e Alice Cooper che sul palcoscenico, trucco cadaverico e un serpente boa al collo, canta: « Potevo essere Greta Garbo, in un’altra epoca».
Robert Jordan - inPer chi suona la campana di Hemingway - sogna Greta Garbo « non timida, né fredda, né distante, come tanto tempo prima con John Gilbert». Un sogno ben informato sulle cronache mondane, i due attori avevano recitato neLa carne e il diavolo di Clarence Brown e si vedevano anche fuori dal set. Il sonoro li separerà: Garbo, oltre alla bellezza, aveva una voce amata dai microfoni.
Le luci e la pellicola già la adoravano. Billy Wilder sceneggiatore diNinotchka ( poi diretto da ErnstLubitsch, 1939) ha una spiegazione tecnica per tanto fascino: «Marilyn Monroe aveva lo stesso dono. La loro carnagione rispondeva alla macchina da presa e sullo schermo risultava vera, da toccare».
La carne e il diavolo segna l’inizio del mito, prima era solo un’attrice venuta dalla Svezia e pagata 400 dollari a settimana. Diventarono 3000 quando il film uscì, e il pubblico vide Greta Garbo sprofondare nel ghiaccio: estremo sacrificio perché i due uomini della sua vita evitassero di ammazzarsi in un duello. Arriveranno ruoli di maggior soddisfazione: La regina Cristina, Margherita Gauthier, Anna Karenina, Grand Hotel ( « gente che va e gente che viene » , Tremezzo sul Lago di Como come rifugio per la ballerina sul viale del tramonto).
« Dammi una sigaretta » , chiese la spiaMata Hari (e fu subito: «Garbo parla!»). In Ninotchka è un’agente del governo sovietico che deve richiamare all’ordine tre colleghi incantati dalla dolce vita parigina. Slogan di lancio « Garbo ride! » . Incrinatura dopo incrinatura, lo smalto e l’incanto della diva ne usciranno malconci.
Non tradirmi con me - diretto dal grande George Cukor, interpretava due gemelle innamorate dello stesso uomo - fu l’ultimo film prima del ritiro. Nella bella casa di New York con vista sull’East River Gottlieb fornisce la foto del salotto, poltrone divani e tante finestre.Ritirata ma non reclusa: pantaloni, maglione e cappello, andava al cinema, ai concerti, a cena. Gli abiti lussuosi, e i quadri, e molti oggetti personali, saranno venduti all’asta una decina di anni fa.
Sparì nel 1941, aveva 36 anni. Quando le chiesero il motivo rispose «avevo fatto abbastanza facce». Intanto il cinema stava cambiando, c’era la guerra e il pubblico voleva vedere ragazze più accessibili e in carne. Fu l’unica star a non fare spettacoli per i soldati, e anzi dicono le malelingue - rifiutò la carità a un reduce con le stampelle.
Nata poverissima - il datore di lavoro di papà Gustafsson si offrì di adottare la neonata - da ricca e famosa era di leggendaria tirchieria. Ragazzina, scroccava monetine agli operai che tornavano a casa nei giorni di paga, e li spendeva al cinema. Cominciò a lavorare come “ insaponatrice” da un barbiere, e passeggiava davanti al Palazzo Reale: « Magari mi vede uno dei principi » .
Dimagrì, partì per gli stati Uniti, si fece riallineare due incisivi. E incantò le platee con i vestiti e i cappelli disegnati per lei da Adrian. Salvador Dalí, la volle conoscere, e si presentò tutto vestito di bianco, con la camicia di seta lilla, e i baffi impomatati. Garbo andò all’appuntamento in scarpe da tennis, lo squadrò, e disse: « Uno di noi due ha sbagliato tutto».