La Stampa, 1 aprile 2023
La Russa il revisionista
«Così parlò La Russa». Non lo Zarathustra di Friedrich Nietzsche, portavoce di affermazioni scandalose e rivoluzionarie per la fine del XIX secolo, ma la seconda carica dello Stato italiano. Ovvero il presidente del Senato Ignazio La Russa allergico a quello stile austero e a quel galateo istituzionale che, nel corso della storia repubblicana, ha portato tutti i suoi predecessori alla massima sobrietà comunicativa. Lui, al contrario, si sente ancora – e lo rivendica – dirigente di partito, ovvero uomo di parte, anziché figura super partes, e così non perde occasione per esternare un po’ su tutto. E se lo Zarathustra nietzscheano voleva appunto épater les bourgeois ottocenteschi, il verbalmente incontinente «ZaLaRussa» persegue uno scopo non troppo dissimile: quello di far parlare ovunque delle sue dichiarazioni, di occupare in maniera continuativa il centro della scena, e di stare pienamente dentro la battaglia politica. A gran dispetto e in contrasto con la funzione arbitrale che la Costituzione e le prassi parlamentari gli assegnano. E con l’obiettivo, che sta apparendo sempre più evidente, di rompere il legame di continuità tra la Costituzione repubblicana e la Resistenza antifascista.
L’ultima uscita a gamba tesa da parte della seconda carica di uno Stato nato dalla Liberazione è delle scorse ore, quando ai microfoni del podcast “Terraverso” di Libero ha dichiarato: «L’attentato di via Rasella non è stata una delle pagine più gloriose della Resistenza partigiana; quelli che i partigiani hanno ucciso non erano biechi nazisti delle Ss ma una banda musicale di semipensionati, altoatesini (in quel momento mezzi tedeschi, mezzi italiani), sapendo benissimo il rischio di rappresaglia al quale esponevano i cittadini romani, antifascisti e non». Poi, come è già capitato a lui e altri esponenti di Fratelli d’Italia, ha provato a correggere (più o meno) il tiro. Sempre conversando con i giornalisti di Libero, in previsione della festa del 25 aprile, il presidente del Senato ha affermato che «non sarà il primo che celebro, sono andato da ministro della Difesa a rendere omaggio al monumento dei partigiani, ho portato un mazzo di fiori a tutti i partigiani, anche a quelli rossi che, come è noto, non volevano un’Italia libera e democratica ma comunista, perché avevano il mito della Russia». Mentre non avrebbe più in casa il busto di Mussolini – di cui aveva sempre orgogliosamente rivendicato il possesso quale eredità paterna – perché «se lo è rubato» sua sorella. Sul tema, peraltro, si era esercitato a più riprese e, nel 2020 – prima della carica attuale – aveva lanciato la seguente “proposta": «il 25 aprile diventi, anziché divisivo, giornata di concordia nazionale nella quale ricordare i caduti di tutte le guerre, senza esclusione alcuna. E in questa data si accomuni anche il ricordo di tutte le vittime del Covid-19».Nel dicembre del 2022 si era dedicato a commemorare sui social la ricorrenza della nascita del partito della destra postfascista con queste parole: «Nel ricordo di mio padre, che fu tra i fondatori del Movimento sociale italiano in Sicilia e che scelse con il Msi per tutta la vita la via della partecipazione libera e democratica in difesa delle sue idee rispettose della Costituzione italiana». Di fronte alle – assai comprensibili e molto fondate – proteste che si levarono al riguardo, replicò in questo modo: «Me ne frego della liturgia! La verità è che, quando esprimo le mie idee, rosicano... Ripeto: se avessero voluto uno solo per dirigere il traffico dell’aula di Palazzo Madama, avrebbero potuto eleggere un semaforo. Io non rinuncio, e non rinuncerò mai, al mio pensiero».
Il revisionismo storiografico è una delle attività in cui La Russa si cimenta più frequentemente, ma i suoi interventi sono ad ampio spettro. A febbraio, intervistato nel corso del programma tv Belve, affermò: «Se mio figlio mi dicesse di essere omosessuale? Accetterei con dispiacere la notizia. Perché credo che una persona come me, eterosessuale, voglia che il figlio gli assomigli. Ma se non succede, pazienza. Sarebbe come se fosse milanista». Per poi aggiungere: «Il livello estetico delle donne nel centrodestra è diminuito, è aumentata la qualità; a sinistra non guardo».
Il presidente La Russa indulge volentieri al fascino indiscreto della mediatizzazione, si sa. Ma le sue “picconate” ed esternazioni hanno soprattutto una finalità politico-ideologica, e infatti paiono convergere tutte nella medesima direzione. Quella di una riscrittura sistematica della storia che distribuisca “equamente” le responsabilità negative tra tutte le parti in causa. Secondo lo schema: tutti colpevoli, e dunque nessun colpevole. A futura (rivista e smemorata) memoria.