la Repubblica, 31 marzo 2023
I suoni della natura
Karen Bakker è la studiosa ambientale che capta i suoni delle altre specie viventi. E alla tutela del pianeta è dedicato il nuovo Robinson con l’intervista dei tiktoker ad Amitav GhoshLarve di corallo e di pesce che si orientano con i suoni unici prodotti dalla barriera corallina, piante di pomodoro che emettono segnali acustici diversi a seconda della loro sete: grazie alla bioacustica e a strumenti tecnologici sempre più raffinati ora gli scienziati possono ascoltare i suoni della natura. Ma quali sono le implicazioni etiche di una comunicazione interspecie sempre più avanzata? È la domanda centrale che Karen Bakker, studiosa di innovazione digitale e governance ambientale, si pone nel suo libro The Sounds of Life: How Digital Technology is Bringing Us Closer to the Worlds of Animals and Plants,in fase di traduzione anche in Italia. Il libro sta avendo un grande successo e, organizzare un incontro con l’autrice canadese è quasi un’impresa, impegnata com’è tra convegni e reading. Le parliamo in attesa di averla ospite a Italian Tech Week il prossimo settembre a Torino.Cosa è cambiato nella ricerca scientifica grazie all’ecoacustica e alla bioacustica?«Eco e bioacustica ci aiutando ad analizzare la salute di altre specie in maniera molto completa a con costi relativamente bassi. In particolare, ci aiutano a capire l’entità del nostro impatto sulla Natura e a verificare se le nostre strategie di conservazione e aumento della biodiversità sono efficaci. Ancora, nell’ascoltare i suoni della Natura possiamo renderci conto dell’enorme danno dell’inquinamento acustico, che è peggiore per i non umani di quanto abbiamo ritenuto fino a oggi. Si tratta di una nuova minaccia che va affrontata con determinazione al più presto».Nel suo lavoro precedente, “Water Teachings”, ha collaborato con le comunità indigene e ora ribadisce che le loro conoscenze sono indispensabili per la bioacustica. Perché?«Grazie a loro possiamo mettere insieme ciò che io chiamo “ascolto digitale” con l’“ascolto profondo”. Il primo è sviluppato dagli scienziati ed è una lente potente ma pericolosa per il mondo non umano, perché ci fa spiare quanto accade in natura senza motivarci a prenderci curadell’ambiente. Invece “l’ascolto profondo”, è una comprensione empatica, che porta a relazioni responsabili con specie non umane e luoghi specifici. L’ascolto profondo è la base su cui poggiano le conoscenze tradizionali, un insieme di saperi che, pur non usando le tecnologie, hanno saputo rivelare moltissimo.Naturalmente non dobbiamo “ricolonizzare” le conoscenze indigene, né semplificare culture che sono assai complesse, ma dobbiamo considerarle come un complemento essenziale alle conoscenze scientifiche».Perché il suo libro è stato recensito da Science come un articolo scientifico?«Il mio testo cita oltre 4000 articoli scientifici, spiega come posizionando microfoni digitali su tutto il Pianeta, dalle profondità dell’oceano all’Artico e all’Amazzonia, stiamo scoprendo i suoni della natura, molti dei quali si verificano a frequenze ultrasoniche o infrasoniche, al disopra o al di sotto della gamma uditiva umana. La bioacustica digitale ci aiuta a sentire questi suoni, funzionando come un apparecchio acustico su scala planetaria e con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, i ricercatori stanno decodificando le comunicazioni di altre specie».Qual è il lato oscuro di questo enorme progresso scientifico?«Queste tecnologie, come tutte le tecnologie in generale, possono essere usate come strumenti a fin di bene, oppure come armi. Potrebbero aumentare la caccia di precisione, o servire per addomesticare o manipolare altre specie, sono alcuni dei rischi molto reali che si corrono senza una riflessione etica a monte.Inoltre, gli scienziati stanno ora cercando di utilizzare queste scoperte digitali per sviluppare strumenti di comunicazione interspecie con creature diverse come api e balene, sollevando questioni etiche e filosofiche da affrontare subito. Abbiamo il diritto di origliare i non umani e di raccogliere dati senza il loro consenso? Quali sono i rischi di coinvolgere altre specie in conversazioni mediate dall’intelligenza artificiale, quando siamo a conoscenza dei pregiudizi incorporati nei sistemi di IA?».Ci sono troppe aspettative rispetto all’intelligenza artificiale?«È un tema di moda, le aspettative sono spesso gonfiate, e non possiamo ignorare i rischi di questa tecnologia.ChatGPT è un buon esempio, come ogni altra tecnologia può essere mal utilizzata, ma una delle cose che fa benissimo è il pattern recognition, cioè l’analisi e identificazione di pattern all’interno di dati grezzi, importantissima nei dati audio e video, uno strumento fondamentale per la conservazione ambientale».Qual è la consapevolezza maggiore che le ha lasciato il lavoro fatto per The Sounds of Life?«La convinzione radicata che è assai probabile che ogni specie vivente, ogni organismo nella Natura è sensibile ai suoni. Questo significa che dobbiamo ripensare il modo in cui stiamo considerando l’inquinamento acustico. Si tratta di un pericolo enorme per gli esseri umani come per l’ambiente, una delle peggiori minacce per la salute globale».