La Stampa, 30 marzo 2023
Sulla carne sintetica
È struggente vedere il ministro Francesco Lollobrigida pronunciare la parola più amata dal governo: vietato! Nel caso, vietato produrre, importare e consumare carne coltivata in vitro, detta anche carne sintetica. Funziona così: da una sola cellula, in qualche settimana si ricavano dieci tonnellate di carne. Senza abbattere una sola bestia (ogni anno nel mondo si abbattono 50 miliardi di polli, un miliardo e mezzo di maiali, mezzo miliardo di pecore e così via). E a non dire dell’inquinamento, del consumo di acqua eccetera. Ma intanto Lollobrigida la vieta: lo fa per noi, perché non sappiamo delle conseguenze sulla salute. Secondo la Food and Drug Administration, che ha approvato il consumo di carne sintetica negli Stati Uniti, non c’è pericolo, ma in ogni caso grazie a Lollobrigida per la premura. L’altra ragione è la vigorosa e irriducibile difesa del Made in Italy, delle eccellenze italiane, della biodiversità e diciamolo tutti in coro. Al tanto fervente ministro dell’Agricoltura mi permetto di segnalare – dati Istat – che oggi l’Italia è in grado di produrre circa la metà della carne che consumiamo, il resto lo si importa. Siamo, per esempio, i più grandi importatori europei dal Brasile. Nel dettaglio, importiamo più di un milione di tonnellate di carne di maiale, quasi 400 mila tonnellate di carne bovina, e poi carni equine e ovine e un bel po’ di pollastrelli. Il Made in Italy, qui, mi sembra già barcollante sotto i colpi di un appetito insaziabile. Per cui, caro ministro, capisco si debba parlare alla pancia del sovranismo, ma bisogna almeno sapere che è una pancia piena di bistecche brasiliane.