la Repubblica, 30 marzo 2023
Su "Sotto un sole metallico. La mia vita raccontata a Alessandro Portelli" di Carole Beebe Tarantelli (Donzelli)
Sotto un sole metallico ha tanti inizi diversi, perché la storia di Carole Beebe Tarantelli è così ricca che tocca ricominciarla più volte da capo. Quando Alessandro Portelli, americanista come lei, si pone in ascolto dei suoi racconti, non può fare a meno di pensare al romanzo di Alice Walker The Third Life of Grange Copeland, perché ha avuto almeno tre vite: la giovane middle-class nell’America delle lotte per i diritti civili, attivista e femminista che studia letteratura americana; poi la docente all’università a Roma che s’impegna, dopo gli slums, nelle borgate; poi la vedova dell’economista Ezio Tarantelli assassinato dalle Br — la “vita in più” del sottotitolo. Portelli, che è pure il decano della storia orale in Italia, con felice intuizione ne utilizza anche qui il metodo; così questo piccolo libro mantiene il calore della confidenza di un dialogo tra vecchi amici (quali i due sono) e avvicina i non addetti ai lavori al moto ondivago, alla speciale fragranza e matericità di questo approccio alle storie della storia. Portelli fa emergere la schiettezza dell’americana libera e spavalda, con la sua lingua elegante punteggiata di anglicismi e romanesco, insieme alla tenerezza di una donna verso il figlio e il marito, il grande amore per cui si trapianta in un paese di cui nemmeno parla la lingua. Dopo il bel libro Il sogno di mio padre, con cui il figlio Luca rendeva onore alla sua figura, lo ritroviamo qui nella freschezza della vita vissuta, sin dal primo incontro con Carole (praticamente un colpo di fulmine) in un campus a Cambridge negli Usa, quando lui è un giovane studente imprevedibile, disordinatissimo, geniale. La loro vita insieme sembra un film, c’è la grande storia, la politica fatta davvero, il mondo dei vissuti intimi, minuscoli ma universali. Era un uomo profondamente creativo, Ezio, «in senso assoluto», dice Carole. S’innamora di lui per questa sua forza vitale, ma parla a cuore aperto anche del rovescio della medaglia. Non fu facile per una femminista americana che aveva fatto il Sessantotto convivere con un marito che scaricava su di lei tutte le incombenze domestiche, perché «era focalizzato come un laser sul suo lavoro intellettuale». Mi sono sempre chiesto perché avesse tanta fretta, disse dopo l’omicidio il suo maestro, il grande economista Federico Caffè: «Non lo potevamo sapere, ma che avesse poco tempo lui lo sentiva». Fu assassinato dopo aver compiuto la sua opera principale, L’economia politica del lavoro. «Ora addentriamoci nel paranormale», chiosa Carole con naturalezza: racconta dei tanti terribili incubi in cui, come la moglie di Giulio Cesare, presagisce la sua morte violenta, riflette più volte sul sentire un disegno profondo nel loro incontrarsi. Tarantelli era un sognatore pragmatico, volle offrire al sindacato un ufficio studi econometrico (riuscì a realizzarlo con la Cisl), per trattare alla pari coi padroni e con la Banca d’Italia; prese di petto il micidiale problema dell’inflazione, studiando un modo di contrastarla «rovesciandone il meccanismo». I suoi progetti di giustizia sociale riformista lo mettono nel mirino delle Br. Il sole diventa metallico, privando il mondo di senso e calore, la mattina del suo omicidio, il 27 marzo 1985. Carole vede il petto del suo amore trafitto da un foro di proiettile proprio nel punto in cui lei usava appoggiare la testa, quando sonnecchiavano davanti al mare che lui adorava. Lo strazio non è solo privato: Carole insiste sul danno colossale che i brigatisti hanno inflitto alla società italiana privandola di intelligenze come quella di Ezio. La salva allora, insieme l’amore di Luca, la sua vitalità creativa. La professoressa di letteratura che è diventata anche psicoanalista va in carcere col giuslavorista Gino Giugni, gambizzato dalle Br nel 1983 a incontrare gli ex terroristi pentiti e dissociati, organizzando per loro seminari sul riformismo a Rebibbia; analizza le dinamiche dei “gruppi chiusi” che hanno contribuito all’escalation brigatista. Poi si butta anima e corpo «a lottare contro la violenza che si esprimeva in un altro modo», conducendo per anni gruppi per donne vittime di violenza, di abusi sessuali in famiglia, di tratta, trasformando il suo essere vittima in risorsa da donare. Spronata da Luca, accetta la candidatura come indipendente nelle liste del Pci. Sono gli anni dell’amicizia con Tina Anselmi, delle grandi battaglie per trasformare finalmente lo stupro in reato contro la persona (fino al 1996 ne era vittima la “morale pubblica”, non la donna), contro la corruzione delle grandi case farmaceutiche. Una vita piena, ricca, feconda, anche se dopo l’omicidio «resta sempre quel rumore di fondo», confessa, schietta fino alla fine, in un libro ti lascia addosso una coperta calda di emozioni e di pensieri, un senso di dolore e di bellezza perché — come la migliore storia orale — assomiglia davvero alla vita.