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 2023  marzo 30 Giovedì calendario

L’allegro funerale

Nel Sud d’Italia, le prefiche piangevano a pagamento ai funerali. Professioniste del dolore, le donne vestite a lutto formavano una sorta di coro da teatro greco. Esistono ancora? Nel meridione, ma non solo, il funerale è uno spettacolo. Credo di aver assistito al primo caso di una bara accolta dagli applausi, ai funerali di Maria Callas, nel settembre del 1977 a Parigi. L’omaggio era giustificato dall’uscita di scena di un’artista straordinaria. Ora un applauso non si nega a nessuno, anziano o adolescente, famoso o ignoto.

Nel mondo tedesco non si applaude in chiesa e al cimitero, ma i funerali si curano nei particolari, dalle canzoni preferite del defunto al posto della marcia funebre, alle orazioni. E, dopo, parenti e amici si ritrovano a pranzo nel locale vicino al cimitero, ne esiste sempre uno insieme con i fiorai. Al pomeriggio basta un caffè un tè e una fetta di torta, un calice di spumante. Ai funerali di Markus Wolf, leggendario capo del controspionaggio della Germania comunista, furono eseguite le canzoni d’amore russe degli Anni Trenta, quelle che amava da ragazzo, esule ebreo a Mosca per sfuggire a Hitler. Mia moglie lesse una poesia ai funerali di un’amica italiana a Berlino. E un chitarrista eseguì le canzoni napoletane che la scomparsa preferiva.
Le orazioni sono un problema. I parenti sono presi dall’emozione, soffocati dal dolore. Spesso gli amici non sanno che dire. Parlare bene non è da tutti. Non bastano gli elogi scontati allo scomparso, e si ingaggiano i professionisti del cordoglio. In Italia, leggo che Vittorio Sgarbi viene invitato a matrimoni e battesimi, un ospite di prestigio. Vittorio, piaccia o no, è bravissimo, e sono convinto che non deluda. Un personaggio famoso al funerale è un omaggio allo scomparso. Che venga per amicizia o a pagamento è una questione privata.

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La Süddeutsche Zeitung ha dedicato un’intervista a Carl Achleitner, 59 anni, il più ricercato tra gli oratori funebri. Non è un divo, ma è apparso in oltre 100 film e telefilm, nei Tatort, gialli della domenica sera che hanno milioni di spettatori, come vittima, come poliziotto o colpevole, mai da protagonista, uno di quei volti che diventano familiari, quasi degli amici. Vive a Vienna, sposato con due figli, ha lasciato cinema e teatro per la nuova professione 11 anni fa.
Il teatro è un mestiere incerto, ha spiegato, a volte lavori di continuo, in altri periodi nessuno ti chiama. «Avevo un figlio piccolo, e dovevo pagare sempre l’affitto, un’orazione non è pagata come un giorno sul set, ma il lavoro non manca. Anzi, adesso, noto che c’è più richiesta da parte delle famiglie degli scomparsi.
Fu sua moglie a fargli notare che un?agenzia austriaca specializzata in funerali aveva un posto vacante. Un lavoro per te, gli disse. «Mai», le risposi, «non voglio rovinarmi la vita andando ogni giorno al cimitero. Poi ho cambiato idea. È un lavoro stimolante, e utile. Come attore televisivo non hai mai il contatto con il tuo pubblico. Come oratore invece vedi l’effetto su chi ti ascolta, se li commuovi, se dai conforto».
Ha pronunciato circa 3.300 orazioni, e ha scritto un libro diventato in Austria un piccolo best steller, Das Geheimnis eines guten Lubens, il segreto di una buona vita.
Guadagna da 330 a 380 euro a ingaggio, a seconda della distanza, una percentuale va all’agenzia, paga le tasse e i contributi sociali. E si esibisce gratis per chi non può pagare. Si informa con la famiglia sul defunto, e non è facile. Le passioni di vostro padre? Gli diedero un foglietto con due parole: tv e parole crociate.
È andato al funerale di una persona importante, un noto imprenditore di successo. Ma per noi non è stato un buon padre, gli confidarono le figlie.
Si deve parlare sempre bene dello scomparso? Parlarne male non è possibile, ha spiegato, ma tra le righe si può far capire che le figlie si sono rammaricate di non aver avuto un rapporto più intenso con il genitore. Lo hanno criticato con me, e comunque lo rimpiangono.
E non si deve essere tristi, un’orazione può anche strappare un sorriso, perfino una risata. Si prende congedo dalla persona amata in allegria. Alcuni lo prenotano da vivi, per averlo ai propri funerali.