Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  marzo 29 Mercoledì calendario

Gabo, Leone, Alì, De Niro e Minà. Ecco com’è nata la foto simbolo da Checco er carrettiere

Se Roma sopravvive al di sopra delle sue numerose miserie è per posti come questo: “Checco er carettiere” è una trattoria di Trastevere dove lo spirito della città misteriosamente resiste alla plastificazione, enclave storica di un quartiere con l’anima divisa tra la prostituzione al turismo e la resistenza allo stesso. Qui, come si dice, il tempo si è fermato.
Le pareti di legno sono un museo del 900 nei volti di artisti, politici e persino Papi a tavola (c’è una foto autografata di Paolo VI). Al centro della sala da pranzo ecco l’immagine che stiamo cercando, l’unica così solenne da meritarsi una didascalia, oltre alla cornice. “Da sinistra: Gabriel García Márquez (Premio Nobel per la Letteratura), Sergio Leone (regista), Muhammad Alì (campione mondiale di pugilato, pesi massimi), Robert De Niro (attore), Gianni Minà (giornalista) al Ristorante Checco er carettier, giugno 1982”.
Lo scatto leggendario è di 40 anni fa, l’unico segno tangibile del tempo è la password del wi-fi, piazzata in bella vista proprio sotto alla foto (non ci si può sbagliare).
La staffetta della memoria è nelle mani di Stefania Porcelli, titolare, con le sue tre sorelle, del ristorante fondato nel 1939 da nonno Checco (trasportatore di vino) e poi preso in gestione dal padre Filippo. “Papà andava a scuola ai ‘Carissimi’ di viale del Re insieme a Sergio Leone ed Ennio Morricone. Leone veniva a mangiare qui tutti i giorni. Minà era un altro grande affezionato, lo vedevamo un giorno su tre”.
Giganti del Novecento mescolati alla gente comune, un altro mondo. “Gianni era una persona amabile, un signore. Semplice, gentile, mai una parola fuori posto, mai una lamentela sul cibo o sul conto. Non ti faceva pesare la sua cultura, era un piacere averlo qui. Ci mancherà tanto”. Stefania racconta la storia della cena: “A quanto pare Minà era a Roma insieme ad Ali per un’intervista. Leone invece era in compagnia di De Niro, era il periodo di C’era una volta in America. Quando Sergio scopre che gli altri due sarebbero venuti a cena qui senza dirglielo, si incazza con Gianni che non l’ha invitato… E allora decidono di venire tutti insieme. Alla fine, non so come, si aggiunge pure García Márquez, non mancava nessuno… La foto l’ha scattata qua fuori papà”. Stefania aveva 26 anni: “Devo dire la verità, quando è entrato quell’uomo meraviglioso, alto 2 metri… Io, De Niro, nemmeno l’ho guardato… Muhammad Ali era un idolo, si batteva per i diritti, parlava di libertà. Ed era bellissimo”. Bellissima era Roma. “Noi siamo ancora qui, da quattro generazioni. Un presidio”.