il Fatto Quotidiano, 29 marzo 2023
Intervista a Edwy Plenel
Edwy Plenel ha fondato e dirige il quotidiano francese Mediapart. Formazione politica di sinistra, crede fortemente nel ruolo della libera stampa e dell’opinione pubblica: per questo le abbiamo chiesto cosa ne pensa di quanto sta avvenendo in Francia, ma anche in Israele.
Hai scritto che in Francia si stanno svolgendo manifestazioni come mai era accaduto in passato. Dov’è la differenza?
Perché oggi c’è una unità sindacale senza precedenti. Per la prima volta, da molto tempo, le organizzazioni sindacali sono unite. Quando qualche anno fa ci fu un’altra protesta contro la riforma delle pensioni, Cgt e Cfdt (i due principali sindacati, ndr) erano su posizioni opposte mentre oggi marciano mano nella mano, totalmente unite. La seconda ragione è che è impensabile, in una democrazia vivente e “sociale”, come prescrive la nostra Costituzione, imporre una riforma su una materia così sensibile come le pensioni ed è inimmaginabile una riforma contro l’unanimità delle organizzazioni sindacali che, va ricordato, sono parte integrante della democrazia e sono la strada maestra e autorizzata, su cui si basa l’autorganizzazione dei salariati. Infine, un’altra ragione, fortemente sentita nelle manifestazioni, è che stavolta occorre affrontare un presidente della Repubblica che ha violato le forme democratiche imponendo un metodo decisionale dall’alto e sottoponendo la decisione alla sola responsabilità del governo.
Le modalità con cui il governo e il presidente hanno gestito la crisi sono rilevanti dunque nel determinare la reazione popolare?
Questa crisi rivela il grado di regressione della République che è già molto verticale, centralizzata, presidenzialista, e che con Macron, giovane e liberale, ha intrapreso una impostazione totalmente autoritaria. Con il potere nelle sue mani ha deciso di spazzare via tutto il resto, ridurre tutto alla sua volontà, il potere legislativo, il sindacato, i manifestanti. Macron ha perso improvvisamente quegli aspetti di modernizzazione che l’avevano caratterizzato e oggi mostra un volto autoritario e irresponsabile.
Il suo intervento televisivo ha dato un’ulteriore impennata al movimento?
Assolutamente sì. Il suo intervento è sembrato sprezzante verso sindacati e manifestanti. Un intervento senza alcuna apertura o sensibilità, senza cultura democratica. Qui sta la novità: Macron è stato incapace di confrontarsi mentre finora ogni presidente aveva sempre cercato di cogliere il momento per operare un dialogo. Macron invece vuole passare con la forza e questa è la ragione della sua impopolarità, del risentimento e della rabbia. L’imposizione del 49.3 (l’articolo della Costituzione che ha permesso al governo di approvare la legge senza un voto parlamentare, ndr) si è tradotta in una recrudescenza delle violenze poliziesche. Una violenza assolutamente illegittima, addirittura contro i giornalisti.
In Italia si discute se l’opinione pubblica debba sempre accettare che le scelte vengano prese dal “decisore” politico, in fondo colui che è stato eletto e ha legittimità nel governare. Cosa ne pensi?
La democrazia non è semplicemente il diritto di voto o la scelta degli eletti. Questa è una visione povera e arcaica della democrazia, in particolare nel caso francese dove il voto conferisce un potere enorme a una sola persona. La democrazia presuppone sempre dei poteri e dei contropoteri: il rispetto delle organizzazioni sindacali, l’indipendenza della giustizia, la libertà di stampa, il diritto di manifestare, protestare, contestare. Questa è la cultura democratica che nasce prima delle stesse Costituzioni parlamentari. La Dichiarazione francese dei diritti dell’uomo è proclamata, nel 1789, quando ancora c’è la monarchia e non sono ancora state edificate le nuove istituzioni democratiche. Il rispetto di diritti fondamentali vale quindi anche per il potere e gli eletti. E, molto importante, è il diritto di informare e di essere informati, e questo i giornalisti lo sanno bene.
Vedi un parallelo tra la Francia e quanto accade in Israele?
Sì, il potere si mostra autoritario e sta cercando di impoverire e indebolire la democrazia. Quello che succede in Francia vale in Israele per quanto riguarda il diritto all’indipendenza del sistema giudiziario.
Che futuro immagini per la Francia, come si uscirà da questa crisi?
Non posso prevedere i fatti. Ma vedo che la destra estrema del Rassemblement National è molto forte nel dibattito. La colpa di Macron è di aver voltato le spalle agli elettori che, dopo il suo debole risultato al primo turno delle elezioni presidenziali, lo avevano votato per evitare che vincesse Marine Le Pen e la sua tradizione di forza politica estrema e violenta. Macron è andato in un’altra direzione, quella degli oligarchi e del grande capitale francese e ha lavorato per la diabolisation della sinistra francese, oggi unita sia pure fragilmente. Macron sta dunque facendo il gioco dell’estrema destra e lo scenario che non si può escludere è che questa arrivi al potere.