Il Messaggero, 29 marzo 2023
Ragazzi dipendenti da cibo e social
Dalla tendenza a mangiare in maniera incontrollata, la cosiddetta food addiction, alla dipendenza dai videogiochi, fino alla frequentazione compulsiva di Facebook, Instagram, TikTok e tutti i più popolari social. Sono quasi due milioni gli adolescenti a rischio di sviluppare dipendenze comportamentali. La Generazione Z, sempre più refrattaria al dialogo con i genitori, sembra essere più vulnerabile alle nuove dipendenze e, in casi estremi, sceglie la via dell’isolamento sociale. Tanto che il fenomeno Hikikomori, termine giapponese con cui si indicano i “ritirati sociali”, si sta diffondendo anche in Italia e riguarda l’1,8% degli studenti medi e l’1,6% di quelli delle superiori. Questa è l’allarmante fotografia che emerge dallo studio Dipendenze comportamentali nella Generazione Z, frutto di un accordo tra il Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto superiore di sanità (Iss).IL CAMPIONE«Abbiamo una parte di under 18 che ha delle problematiche, dobbiamo intercettarle, conoscerle, condividerle con le autorità, il servizio sanitario e il contesto sociale», commenta il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro. Lo studio, presentato ieri a Roma, ha coinvolto più di 8.700 studenti tra gli 11 e i 17 anni d’età e anche alcuni genitori, con l’intento di approfondire la relazione con i figli. I risultati dell’indagine, realizzata con Explora Addiction Research Division, mostrano che la dipendenza comportamentale più diffusa è quella relativa al cibo.LA GRAVITÀIl rischio di food addiction coinvolge oltre 1 milione e 150 mila studenti tra gli 11 e i 17 anni, la gran parte femmine. Quasi 1 su 10 presenta un rischio grave. Tra questi, nella fascia di età 11-13 anni, il rischio di soffrire di depressione moderatamente grave è quasi 12 volte più alto, mentre è quasi 5 volte più alto il rischio di soffrire di ansia.Tra i comportamenti a rischio dipendenza, il gaming è al secondo posto e riguarda il 12% degli studenti. In questo caso, il fenomeno è soprattutto maschile con la percentuale che arriva al 18% negli studenti maschi delle secondarie di primo grado e al 13,8% negli studenti delle superiori. I fattori associati sono la depressione con un rischio di 5,54 volte maggiore nei ragazzi di 11-13 anni. Mentre è più femminile la dipendenza da social media che, in generale, riguarda circa un ragazzo su 40 (il 2,5%). La percentuale è più alta nelle ragazze tra i 14 e i 17 anni, che, insieme alla dipendenza, presentano un rischio 10 volte più alto di soffrire di ansia sociale.LA COMUNICAZIONEAnche se i numeri sono più contenuti, almeno per il momento, preoccupa anche il fenomeno dell’isolamento sociale, Gli studenti di 11-13 anni che hanno indicato di essersi isolati tutti i giorni negli ultimi 6 mesi sono stati circa 30.175. L’età più critica risulta essere quella dei 13 anni. Il report affronta anche il ruolo genitoriale nei confronti delle dipendenze comportamentali portate alla luce. La mancanza di comunicazione è uno dei tratti che più accomuna i ragazzi a rischio. Segnala difficoltà comunicative con i genitori il 76% degli 11-13enni con un rischio di social media addiction, il 58% dei ragazzi con dipendenza da videogiochi, il 68% di quelli che soffrono di una dipendenza grave da cibo e il 78% dei ragazzi delle scuole superiori con una tendenza rischiosa al ritiro sociale.Oltre ai problemi di comunicazione, lo studio mette in luce anche la difficoltà dei genitori di percepire i comportamenti a rischio dei figli, con atteggiamenti che oscillano dalla scarsa attenzione all’eccessiva preoccupazione. Tra i genitori che non notano nei figli problemi con i videogiochi, c’è un 8,6% che ha un figlio con rischio di gaming addiction. Anche tra i genitori che dichiarano di «non osservare comportamenti di assunzione incontrollata di cibi poco salutari nei loro figli» si ritrova quasi un 20% di ragazzi con dipendenza da cibo.GLI STUPEFACENTISul fronte del consumo della cannabis, la ricerca ha rivelato che ne fa uso più del 22% dei ragazzi delle superiori, con percentuali più alte tra i food addicted e i dipendenti dai social, e tra coloro che consumano alcol o altre sostanze. «Le dipendenze non sono solo quelle tradizionali da sostanze stupefacenti, da alcol o da tabacco», commenta il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. «Questa ricerca, oggi, ampia lo spettro delle dipendenze e descrive delle fragilità non da compatire o nelle quali crogiolarsi, ma da conoscere e far conoscere», aggiunge. Per il Sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, il tema delle nuove dipendenze negli adolescenti sarebbe un’ulteriore spinta verso «l’obiettivo quello di far tornare nella scuola una figura chiave come quella del medico o dello psicologo».