la Repubblica, 29 marzo 2023
No definitivo della Francia alla consegna degli ex Br
«La Corte di Cassazione rigetta il ricorso del procuratore generale presso la Corte d’appello di Parigi, considerando che i motivi adottati dai magistrati, che rilevano del loro giudizio sovrano, sono sufficienti». Si chiude in poche righe una storia lunga quarant’anni. La Cassazione respinge l’ultimo ricorso nella procedura di estradizione verso l’Italia riaperta due anni fa per dieci italiani fuoriusciti dal terrorismo rosso, tra cui anche le ex brigatiste Marina Petrella, Roberta Cappelli e l’ex dirigente di Lotta continua Giorgio Pietrostefani. Nella primavera del 2021, dopo mesi di trattative, Emmanuel Macron, d’intesa con l’allora premier Mario Draghi, aveva deciso a sorpresa di dare il via libera alle richieste pendenti da anni, con una lista di dieci nomi.
A quasi due anni dall’arresto degli ex attivisti, l’avviso sfavorevole della Corte d’appello, conclude la Cassazione, deve essere considerato «definitivo». Le due donne e gli otto uomini, di età compresa tra i 62 e i 79 anni, erano stati condannati dalla giustizia italiana, alcuni all’ergastolo, e avevano beneficiato della cosiddetta dottrina Mitterrand, il presidente socialista che tra il 1981 e il 1995 si impegnò a non estradare gli ex attivisti che avevano rotto con il loro passato.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio prende atto della decisione: «Il nostro Paese ha fatto tutto quanto in suo potere perché fosse rimosso l’ostacolo politico che per decenni ha impedito alla magistratura francese di valutare le nostre richieste» dice il Guardasigilli, rivolgendo il suo pensiero alle «vittime di quella sanguinosa stagione e ai loro familiari». Ed è da loro che arriva la reazione più dura. «È una vergogna che non ha fondamento giuridico e chiedo alla Francia:se fosse successa la stessa cosa al contrario con le vittime del Bataclan?», dice Roberto Della Rocca, lavoratore di Fincantieri che nel 1980 fu ferito a Genova durante un attentato delle Br.
Irène Terrel, storica avvocata di diversi ex terroristi italiani, parla invece di «enorme sollievo». «Non bisogna attizzare le piaghe fino all’eternità – commenta Terrel – questo non significa non rispettare le vittime, che io rispetto. Ma uno Stato deve fare il contrario, andare versosoluzioni politiche». Nel parere sfavorevole alle estradizioni, la Corte d’appello di Parigi si era basata sul rispetto del diritto alla vita privata e familiare e del diritto a un processo equo, come previsto dagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Nonostante la decisione giudiziaria, Macron aveva ribadito la volontà che i dieci fuoriusciti dalla lotta armata fossero «processati sul suolo italiano», sostenendo che erano stati «coinvolti in crimini di sangue» e quindi non rientravano nella dottrina Mitterrand.
Pochi giorni dopo le parole del capo dello Stato, il procuratore generale di Parigi aveva presentato ricorso alla Corte di Cassazione, fatto abbastanza inedito. Nel pomeriggio il ministro della Giustizia francese, Eric Dupond- Moretti, ha chiamato Nordio per «ribadire la sua piena fiducia nella giustizia italiana e nella qualità della cooperazione tra Italia e Francia». Qualche giorno fa Dupond-Moretti, di origini marchigiane, aveva ribadito che per lui i dieci italiani coinvolti nella procedura rimanevano «dei terroristi che hanno sangue sulle mani». «Io ho sempre pensato che se un terrorista francese avesse commesso quei reati in Francia e fosse venuto a rifugiarsi all’ombra del Colosseo, i francesi avrebbero gridato all’ingiustizia» aveva detto Dupond- Moretti, concludendo però di rispettare l’indipendenza della giustizia.