La Stampa, 29 marzo 2023
Intervista alla pallavolista Francesca Villani
Gli insulti sui social dopo una partita disgraziata, i problemi di peso, la tentazione di mollare tutto quando la storia era appena all’inizio. A 27 anni Francesca Villani sta vivendo il suo magic moment a Chieri, è tra le schiacciatrici più prolifiche dell’A1, ma quella che l’ha portata sulla collina torinese è stata una strada perigliosa fatta anche di tanti momenti di dolore. Per questo alla fine dice che «la sfida più grande è sempre con se stessi».
Battaglia che ha accettato già da giovanissima, quando la tentazione di mollare era forte.
«Ho vissuto dei momenti difficili. Mi è stato detto che non sarei arrivata da nessuna parte, che non avevo il fisico da giocatrice, che non sapevo ricevere. Ci ho pensato, poi mi sono detta "perché devo dargliela vinta? " ».
Solo questione di orgoglio?
«A vent’anni è scattato qualcosa. Ho deciso che avrei fatto la pallavolista: ho perso 12 chili e ho ottenuto la promozione in A1 con Brescia. Da lì qualcosa è cambiato».
Le ha fatto male essere criticata per i chili di troppo?
«Era una questione sportiva. Ero in sovrappeso per giocare ad alti livelli e quando ho avuto un infortunio al menisco ho capito che era il momento di cambiare il mio stile di vita. Comunque non è mai bello essere giudicata per il proprio aspetto fisico».
Chi l’ha aiutata nei momenti più bui?
«Mia madre, ex pallavolista, e mio padre erano al mio fianco. La mia mamma in particolare è un po’ il mio cane da guardia, sa essere dolce ma è anche risoluta nell’indicarmi la strada».
Il suo soprannome, "bazooka", tradisce una certa attitudine all’attacco. Lei oggi è tra le migliori schiacciatrici d’Italia, ogni tanto ci pensa alla Nazionale?
«Non assiduamente. Non così assiduamente come altri. Se finora non sono stata chiamata sarà perché non me la sono meritata. La mia priorità, comunque, resta il club».
A proposito di club, come giudica questi tre anni a Chieri?
«Quando dico che questa maglia è la mia seconda pelle è perché ci credo davvero. Sono arrivata qui che ero un po’ smarrita, mi ha sorpreso la decisione e la rapidità con cui mi hanno ingaggiata. Mi sono sentita al centro di un progetto».
È cresciuta in questi tre anni?
«Sicuramente come atleta, ma soprattutto come persona».
A cosa ha rinunciato per arrivare sin qui?
«Alla mia famiglia. Lasciare casa a 15 anni non è stato facile, ma devo dire che mi ha aiutato a diventare grande».
Quando osserva le sue coetanee cosa vede?
«Vedo ragazze che fanno fatica a risolvere i loro problemi, poco autonome. Ho sempre pensato che lo sport aiuti a svelare il carattere di ognuno, più che a formarlo, e in questo senso la pallavolo mi ha aiutato a uscire dal guscio e a rivelare la mia indole».
Facebook, Instagram, TikTok: lei è presente sui social. È un mondo che l’affascina?
«Si è esposti a tutto ma ho imparato a difendermi, ho le spalle larghe».
Ha ricevuto insulti?
«Dopo la finale delle Universiadi con la Nazionale, in cui giocai male me ne dissero di tutti i colori: io dico finché devi criticare me come giocatrice va bene, ma quando si tocca la persona mi ribello. Mi hanno dato della poco di buono perché ho sbagliato un attacco erano persone che potevano essere i miei genitori».