Corriere della Sera, 28 marzo 2023
Aldo Grasso ricorda Gianni Minà
«Io vulisse avè l’agenda e’ Minà». È uno degli sketch più famosi di Massimo Troisi, ospite di Gianni Minà in una delle sue rare apparizioni televisive: «L’agendina telefonica che c’ha Gianni Minà è una cosa da invidiarlo. La apri, ecco Cassius Clay. E quello mica sbatt ‘o telefono: gli risponde! in teleselezione per ore. (...) Lui alla F c’ha Fidel, senza Castro solo co’ ‘o prefisso. E Pino Daniele (...) ha detto: Gianni, chiama a Massimo! Lui ha preso l’agenda, ta ta ta, alla T, Fratelli Taviani, Little Tony, Toquinho e Troisi!». Invidiandola, in molti hanno scherzato sulla mitica agenda di Minà, dove in ordine alfabetico c’era una parata di uomini importanti, di sportivi, di musicisti, di tutti quelli che il giornalista torinese aveva conosciuto e intervistato.
Era anche molto imitato, specie da Fabio Fazio, quando iniziava le frasi immancabilmente con «non credo che è». Ma anche da Fiorello, per prendere in giro quella foto dove a cena appare con Gabriel Garcia Marquez, Sergio Leone, Robert De Niro, Muhammad Ali: «Eravamo io, Fidel, De Niro…» e giù una sfilza di nomi famosi.
Ecco, se le prime immagini che vengono in mente di Minà sono gli omaggi di Troisi, di Fazio e di Fiorello significa che «Una vita da giornalista» (così recita il titolo di un docufilm a lui dedicato) era diventata una vita da vero personaggio e che l’arte dell’incontro ha fatto di lui «un uomo non comune» (come recita il titolo del suo ultimo libro).
Minà ha iniziato la carriera come giornalista sportivo a «Tuttosport» e nel 1970 è entrato in Rai come collaboratore esterno. Nel 1976 ha curato la sezione spettacolo de «L’altra domenica» di Renzo Arbore e Maurizio Barendson. Sulla stessa rete, quattro anni dopo, ha collaborato a «Mixer», rotocalco di Minoli e Bruno per il quale curava rubriche e servizi di musica e sport. Dal 1981 (anno in cui gli è stato assegnato il premio giornalistico Saint-Vincent), ha presentato insieme a Milly Carlucci «Blitz», intervistando, durante i tre anni di vita del programma, personaggi come Fellini, De Niro, Cassius Clay e molti altri. Al programma giornalistico sono seguiti «Facce piene di pugni» (1985), «Una vita da goal», «Domani si gioca» e «L’altro spettacolo» (1987-88). Nel 1984 ha fondato una società di produzioni televisive indipendenti per programmi di attualità, la Gme. Questa società è stata promotrice di documentari, interviste e contributi come le due interviste a Fidel Castro realizzate nel 1987 e 1990, in cui il leader cubano ha raccontato della sua amicizia con Che Guevara, della religione e del Papa. Nel 1987 ha presentato in diretta da Napoli «Notte per uno scudetto»; nello stesso anno è stata trasmessa la sua lunga e discussa intervista a Fidel Castro (immortalata dalla citazione nel film di Oliver Stone «Assassini nati», 1994). Raiuno gli ha affidato dal 1991 al ’93 la conduzione della «Domenica sportiva». Dopo l’esperienza di «Alta classe. Voglio vivere così» (1991), nel 1993 è tornato al varietà a fianco di Simona Marchini ed Enrico Vaime con «Ieri, oggi e... domani?», mentre dal 1996 al ’98 ha proposto una serie di interviste con illustri personaggi (Diego Maradona, Martin Scorsese, Luis Sepulveda, il giudice Caponnetto, Vittorio Gassman, Andrea Bocelli) nel talk show «Storie». Nella sua lunga carriera televisiva Minà si è guadagnato la fama di nostalgico degli Anni ’60, di cui ha proposto in varie occasioni appassionate rievocazioni.
Non seguiva mai un copione e se c’era qualche intoppo se la cavava sempre con la frase tormentone: «questo è il bello della diretta».
Per anni ha collaborato con quotidiani quali la Repubblica , l’Unità , Corriere della Sera e Manifesto ; ha all’attivo numerose pubblicazioni, tra le quali: Il racconto di Fidel (1988), Il mio Alì (2014), Così va il mondo. Conversazioni su giornalismo, potere e libertà (2017, con G. De Marzo). Rischiando non poco, ha avuto la capacità di essere sempre nel posto giusto, al momento giusto.