Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  marzo 28 Martedì calendario

ALLA FINE DOVREMO AMMETTERE CHE L’ITALIA NON RIUSCIRÀ A UTILIZZARE I MILIARDI DEL PNRR - LO SPIFFERO DAL GOVERNO: “I RITARDI DEL PIANO NAZIONALE DELLE RIFORME SONO INCOLMABILI E NON DIPENDONO NEMMENO DALL'INCAPACITÀ DEI GOVERNI. È IL SISTEMA A NON ESSERE IN GRADO DI ASSORBIRE QUEL VOLUME DI INVESTIMENTI” - “FOSSI IN GIORGIA MELONI CHIEDEREI ALL'EUROPA O UNA DILAZIONE DEI TEMPI, O UN DIMEZZAMENTO DEI FONDI. DEI 209 MILIARDI PREVISTI NE POSSIAMO UTILIZZARE FORSE CENTO” - FRA LE QUESTIONI CONTESTATE DALLA COMMISSIONE AL GOVERNO MELONI CI SAREBBE ANCHE LA RIFORMA DEI POTERI DI GESTIONE DEL PIANO, ORA CONCENTRATI A PALAZZO CHIGI… -

Il clima è tale da spingere un importante ministro del governo ad una previsione fosca: «I ritardi del Piano nazionale delle riforme sono incolmabili e non dipendono nemmeno dall'incapacità dei governi. È il sistema a non essere in grado di assorbire quel volume di investimenti. Se fossi in Giorgia Meloni, convocherei una conferenza stampa, annuncerei che l'Italia non ce la fa, e chiederei all'Europa o una dilazione dei tempi, o un dimezzamento dei fondi. Dei 209 miliardi previsti ne possiamo utilizzare forse cento».

La previsione si è in parte già avverata. Secondo le stime della Corte dei Conti, abbiamo fin qui effettivamente speso il dieci per cento delle risorse a disposizione, più o meno venti miliardi di euro. Il governo ha già aperto un tavolo con Bruxelles per verificare la possibilità di spostare alcune spese dal 2026 al 2029. Ma il problema è molto più grosso: fra l'Italia e la Commissione europea c'è uno scontro in atto su investimenti già deliberati e riforme che avrebbero dovuto essere già completate.

Dietro un formalissimo comunicato inviato da Palazzo Chigi il problema ieri è venuto allo scoperto. «Abbiamo concordato di prolungare di un mese la valutazione per consentire alla Commissione di completare le attività tecniche di campionamento e verifica». Il mese in più a cui fa riferimento il governo è il tempo necessario a valutare il raggiungimento degli obiettivi del secondo semestre 2022, in virtù dei quali l'Italia dovrebbe ricevere l'ultima rata (venti miliardi di euro) del Recovery Plan.

Ebbene, per i tecnici di Bruxelles ci sono almeno tre cose che non vanno: le riforme delle concessioni aeroportuali, delle reti di teleriscaldamento, l'ammissibilità dei finanziamenti di due investimenti, per i nuovi stadi di Firenze e Venezia.

Qui la nota di Palazzo Chigi è maliziosa: gli interventi «sono stati selezionati attraverso la procedura di gara del 30 giugno 2022», ovvero quando al governo c'era ancora Mario Draghi. «Si stanno accorgendo ora della congruità di questi investimenti?», dice al telefono un esponente di Fratelli d'Italia che chiede l'anonimato. […] secondo alcune fonti europee fra le questioni contestate dalla Commissione al governo Meloni ci sarebbe anche la riforma dei poteri di gestione del Piano, ora concentrati a Palazzo Chigi.

I tecnici che negli ultimi due anni hanno lavorato al Pnrr sostengono che mettere mano alla governance in corsa è stato un errore, perché sta rallentando ancor di più la macchina burocratica. Il ministro degli Affari comunitari Raffaele Fitto, sulle cui spalle ormai pesa l'onere dei risultati, deve iniziare a parare i colpi. Per oggi è concordata una cabina di regia per fare il punto sul Piano. […]

Risolto il braccio di ferro sulla rata dell'anno scorso (a Palazzo Chigi sono convinti sia questione di giorni) Fitto presenterà la relazione semestrale al Parlamento sullo stato di attuazione del Pnrr. Avverrà entro la fine di aprile, a cavallo della presentazione del Documento di economia e finanza, e poco prima di inoltrare le richieste di modifica al termine per alcuni investimenti del Piano, che il governo vorrebbe posticipare al 2029. Nelle intenzioni del ministro quello sarà il momento per dimostrare che i ritardi non possono essere attribuiti ad un governo insediato da meno di sei mesi.

Fitto è costantemente sulla tratta Roma-Bruxelles-Roma per mettere una toppa ai problemi che si stanno accumulando. Nelle riunioni a porte chiuse il ministro ha detto di considerare un errore sia il braccio di ferro sulla messa a gara delle concessioni balneari che la mancata ratifica della riforma del Fondo salva-Stati: «più tempo aspettiamo, peggio andrà». […]