Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  marzo 27 Lunedì calendario

NON C’È PIÙ RELIGIONE: PURE LA BIRRA STA PER FINIRE – IN BELGIO, I FRATI TRAPPISTI SONO SEMPRE DI MENO E LA LORO CELEBRE BIRRA RISCHIA DI NON POTER ESSERE PIÙ PRODOTTA – DA ANNI C’È UN’IMPORTANTE CRISI DELLE VOCAZIONI CHE HA RIDOTTO IL NUMERO DEI RELIGIOSI, UNICI CHE POSSONO “CERTIFICARE” COME “TRAPPISTA” LA BEVANDA ALCOLICA – IN BELGIO SONO RIMASTI SOLO 5 MONASTERI A PRODURRE LA BIRRA MA... -

Da due secoli i monaci trappisti delle Fiandre, nel Belgio settentrionale, producono una birra di alta qualità, considerata una primizia non soltanto nel loro Paese ma esportata con successo anche in Olanda, in Gran Bretagna, in Francia e in Italia. La crisi delle vocazioni, con sempre meno giovani disposti ad affrontare i sacrifici di una vita monastica, sta tuttavia mettendo in crisi questa nicchia ben nota agli intenditori.

Uno stabilimento, che produceva la Achel, è stato ceduto nel 2021 a imprenditori privati, ma così facendo ha perso il diritto di fregiarsi del titolo di “birra trappista”, una specie di marchio di garanzia. Adesso in tutto il Belgio sopravvivono soltanto cinque monasteri produttori di birra, il più vecchio dei quali, Westmalle, guarda con crescente preoccupazione al futuro a causa del sempre più piccolo numero di frati a cui affidare il delicato incarico.

[…] È innegabile che sia una scelta rigorosa: i monaci si svegliano ogni mattina alle 3:45 per una giornata contrassegnata da pregheria, lavoro, eucarestia, pasti in comune e poco tempo libero. Alle 8 di sera vanno a dormire. «Fra dieci o vent’anni, ho scarsa fiducia che avremo abbastanza monaci per fare funzionare il birrificio», afferma Philippe Van Assche, direttore commerciale laico dell’iniziativa.

L’International Trappist Association esige che, per portare scritto sull’etichetta “autentico prodotto trappista”, la birra deve essere prodotta all’interno di un’abbazia, sotto la supervisione di monaci (o eventualmente di suore), con tutti i profitti destinati al mantenimento della comunità religiosa, all’ordine dei monaci trappisti o a associazioni di beneficenza.

È ammesso un certo numero di lavoratori laici, come il direttore del marketing a Westmalle, ma la presenza dei frati non può essere secondaria. Ed è proprio il principio irrinunciabile del “no profit” a dare un’aura particolare alla birra trappista: i monaci non la producono per arricchimento personale, ma soltanto per passione, in omaggio a un classico “ora et labora”, prega e lavora […]