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 2023  marzo 26 Domenica calendario

“HO INIZIATO A LAVORARE A 7 ANNI. SONO NATO LAVORANDO” – L’INFANZIA DIFFICILE DI MASSIMO RANIERI, IL SOGNO DI DIVENTARE CANTANTE CON L’OBIETTIVO DI CAMPARE GENITORI E FRATELLI: “VIVEVAMO IN DIECI IN UNA SOLA STANZA E UN CESSO. UN FIGIO ARTISTA PER I MIEI? MIO PADRE QUASI SVENNE QUANDO MI DIEDERO 300MILA LIRE COME ACCONTO PER IL CONTRATTO CON UNA CASA DISCOGRAFICA A 12 ANNI. LUI NE GUADAGNAVA 30 IN UN MESE. MIA MADRE PENSÒ CHE AVEVAMO RUBATO I SOLDI. PER ME VOLEVA IL POSTO FISSO. LE DONNE? MI HANNO MOLLATO PERCHÉ LE HO TRASCURATE…” - VIDEO -

«Sono nato lavorando». Massimo Ranieri e la sua lunga storia, nuovamente sul palcoscenico del Teatro Sistina con il nuovo spettacolo «Tutti i sogni ancora in volo», dal 29 marzo al 2 aprile: già sold out. […]

Una storia che inizia da bambino... «Ho iniziato a lavorare a 7 anni, facendo tutti i mestieri possibili: il garzone, il barista, il panettiere, e poi mi esibivo con la mia vocina nei ristoranti e le mance erano preziose... insomma, mi arrangiavo perché in casa eravamo tanti: 8 figli più due genitori, 10 persone in una sola stanza. In fondo al letto grande di papà e mamma, dormivamo io e mio fratello, poi c’erano tre lettini per le sorelline femminucce... e poi c’era un cesso. […]»

Sono stati tanti gli amori perduti? «Bè, sì: come dar torto a una donna che ti lascia perché io penso solo al lavoro e si sente trascurata? Ma il mio impegno è sempre stato quello di far star bene i miei genitori, i fratelli, le sorelle... il dover affrontare la mannaia dell’affitto, del piatto a tavola, del risolvere i debiti familiari... […]».

Papà Umberto e mamma Giuseppina erano contenti di avere un figlio artista? «Mamma non ci credeva, era una donna con i piedi per terra. Papà mi incitava a provarci […] Però la volta che firmai il mio primo contratto, a soli 12 anni, con una casa discografica, a momenti sviene...».

Per la contentezza? «Più che altro per le 300 mila lire che mi avevano dato come acconto. Lui guadagnava a malapena 30 mila al mese! Entrammo in ascensore e quando spinse il pulsante per scendere, gli cedettero le gambe. Inoltre non sapeva dove nascondere quel pacco enorme di soldi: se li infilò dentro la tasca interna della giacca, era talmente rigonfia, che sembrava una tetta... Temeva lo rapinassero. Ma grande fu poi lo stupore di mia madre... soprannominata la carabiniera».

Cosa vi disse? «Quando papà mette i soldi sul tavolo, ci guarda storto e esclama: dove li hai pigliati ‘sti soldi, l’hai rubati? E mio padre la rassicura: no, Peppi’, so’ i soldi dell’anticipo. Ma lei non era per niente entusiasta, perché per suo figlio desiderava un posto fisso e non un lavoro precario da cantante».[…]