La Stampa, 26 marzo 2023
Bastano due tweet per far crollare Wall Street
«Correte in banca! Portate via i vostri soldi!». Ore 13:29 del 12 marzo. Su Twitter compare questa frase. L’autore è Kim Dotcom (al secolo Kim Schmitz). È un imprenditore tedesco ma soprattutto, con 1,3 milioni di follower, una delle voci più seguite nel mondo dell’economia digitale. Sul social il suo è tra i primi messaggi di allarme su Silicon Valley Bank (Svb). Il suo tweet è stato rilanciato 4.000 volte per 2,5 milioni di visualizzazioni. Rivela a tutti i timori che imprenditori e investitori si stavano scambiando su WhatsApp nelle ore precedenti. Il suo messaggio dà idealmente il via a 36 ore di panico che porteranno al fallimento della banca delle startup. Uno dei più veloci di sempre. Il primo nato sui social. Per alcuni il primo crac finanziario di una banca causato dai social. Perché dopo quel tweet ne sono seguiti altri. Centinaia di migliaia di altri. Tutte declinazioni dello stesso messaggio: Svb sta fallendo, correte ai ripari.Uno scenario nuovo. Ma con cui le banche e i regolatori oggi sono costretti a confrontarsi. Una fotografia efficace l’ha data il numero uno di Citigroup, Jane Fraser, durante un’intervista a Bloomberg: «È una novità assoluta rispetto a quanto abbiamo visto finora. Sono bastati un paio di tweet e la situazione è precipitata molto più velocemente di quanto sia mai accaduto nella storia». Tutto in un lampo. Giusto il tempo che serve per passare dalla app di Twitter a quella del proprio conto corrente e portare via i soldi. Tanti soldi: 42 miliardi che hanno svuotato Svb e avviato una crisi che si è allargata a Credit Suisse, First Republic Bank e Deutsche Bank. Finora.È vero, il mondo della finanza ha già dovuto fare i conti con i fenomeni nati sui social. Nel 2021 su Reddit un gruppo di piccoli investitori aveva dichiarato guerra ai fondi speculativi che avevano scommesso sul fallimento di GameStop, una catena di videogiochi, causando loro decine di milioni di perdite. Così come profili molto seguiti su Twitter hanno determinato negli anni rialzi e crolli delle criptovalute. Elon Musk ne è un esempio. Ma il caso Silicon Valley Bank è molto più delicato. Allarga la partita. E allarma istituti di credito e banche centrali.Sia la Banca centrale europea quanto il Tesoro statunitense stanno monitorando con attenzione la velocità con cui si stanno trasferendo i rischi. Anche in virtù della volatilità dei mercati. «Il caso di Credit Suisse non è paragonabile a quello di Svb, e siamo in una situazione in cui nessuno crede al prossimo sulla base di opinioni diffuse sui social come vere», spiega un trader di lungo corso di Bnp Paribas dietro anonimato. Parole analoghe sono arrivate anche dagli analisti di Autonomous Research, i quali si sono detti «relativamente rilassati date le solide posizioni di capitale e di liquidità della banca», precisando a scanso di equivoci: «Per essere chiari, Deutsche Bank non è il prossimo Credit Suisse». Eppure, in due settimane dal crollo della Silicon Valley Bank e con il successivo collasso e salvataggio del Credit Suisse, le azioni Deutsche Bank hanno perso circa il 30%, il che significa che si sono liquefatti circa sette miliardi di euro di capitalizzazione a causa dei timori di contagio. La banca attualmente capitalizza 17,4 miliardi di euro.Venerdì il rally sul fronte creditizio è derivato dalla presa di posizione sui Credit default swap (Cds), le polizze assicurative contro il fallimento di un titolo, già note per essere state fondamentali nella copertura dei rischi da parte degli operatori nel corso della crisi di Lehman Brothers. Nel caso di DB, così come è stato per Paradeplatz, la ricerca di protezione è stata amplificata dai social media. Secondo S&P Market Intelligence, venerdì i prezzi dei Cds sono schizzati oltre 200 punti base dai 142 punti di due giorni fa. E per ottenere tale protezione, perché di assicurazione si tratta, bisogna sborsare cifre non irrilevanti. Nel caso dei fondi che hanno preso Cds, si tratta di milioni di dollari “upfront”, ovvero anticipati. Pochi quelli che possono permetterselo: Bridgewater, Citadel, Pershing, Man Group, AQR, Millennium e Farallon sono tra i principali indiziati. Su Reddit, così come sulle chat di Telegram per i trader, si parla già della prossima vittima. Gli occhi sono puntati, per ora, su chi ha emesso bond At1. Un mercato da 275 miliardi di dollari per l’eurozona. E con nomi illustri nel paniere. «Stiamo per osservare uno dei classici esempi di profezia autoavverante», fa notare una fonte finanziaria. La speranza remota, data la velocità con cui si muovono i titoli, è che tale profezia sia il più possibile diluita nel tempo