La Stampa, 26 marzo 2023
Lampedusa, 3mila sbarchi in un giorno
Il sindaco, Filippo Mannino, lo dice senza mezzi termini: «Siamo come ai tempi della Primavera araba. Lampedusa è allo stremo. Dateci una nave-spola per liberare la nostra isola». I numeri degli sbarchi sono eloquenti: otto morti nell’ultimo naufragio, 34 dispersi in un altro probabile affondamento, sempre al largo della Tunisia. E poi 60 approdi, 3 mila persone arrivate con ritmi incessanti.Malta, più a Est, come spesso avviene, non partecipa ai soccorsi, costringe Guardia costiera e Guardia di finanza a intervenire nella zona Sar (ricerca e soccorso) di La Valletta: è lì che sono stati recuperati anche gli otto morti, un salvataggio a cui ha partecipato pure un peschereccio tunisino. Ma anche sulla costa sud-orientale della Sicilia si riempiono gli hotspot, 401 arrivi a Pozzallo, 320 ad Augusta, dove il questore di Siracusa ha però deciso il respingimento di 52 egiziani che dovrebbero lasciare l’Italia entro sette giorni. La macchina dei soccorsi non si ferma mai, arrivi e trasferimenti sono un continuum, «ma subito il nostro hotspot torna a riempirsi, è come svuotare il mare con un cucchiaino», commenta ancora Mannino. Il conto di ieri sera parlava di 1.800 ospiti a Lampedusa, su una capienza massima di 400, ma nell’arco della giornata era arrivato a 2.488 nuove presenze in 24 ore, con 294 arrivi autonomi, senza soccorsi da parte di nessuno.In campo pure le Ong: è stata Life support a intervenire assieme alle navi di Capitaneria e Finanza in acque Sar maltesi e a raccogliere 78 persone; ora la nave di Emergency si dirige verso il porto abruzzese di Ortona. Geo Barents, di Msf, punta Bari con 190 persone a bordo; partecipa alle missioni umanitarie pure la Louise Michel di Banksy. Mentre Ocean Viking viene intimidita da una serie di raffiche sparate da una vedetta libica, la numero 656, che fu ceduta al Paese arabo proprio dall’Italia: la nave di Sos Mediterranée è stata costretta ad allontanarsi e ha dovuto rinunciare a soccorrere un gommone con 80 persone a bordo, poi riportate indietro dai militari.Di fronte al mare calmo gli accordi internazionali non funzionano, le minacce di condanne pesantissime per gli scafisti non sortiscono effetto alcuno: la Libia è nel caos delle bande contrapposte, la Tunisia, sotto il peso della crisi economica e politica, non regge una pressione che non è solo interna, i migranti arrivano dall’Africa subsahariana. I trafficanti fanno affari d’oro sebbene la Guardia costiera tunisina abbia dichiarato di aver fermato 79 viaggi, soccorrendo 2.982 persone. Però continuano a partire da più punti della costa di Tunisi: Sfax, Chebba, Kerkenna, Madhia, Soussa, eccoli i disperati che valgono cinquemila dinari a testa, 1.500 euro, per gli imprenditori della tratta. I barconi, i gommoni e le piccole imbarcazioni di metallo lasciano il porto di Sfax, in alcuni casi autonomamente: sempre che non sia un sistema per coprire gli scafisti, oggetto dei decreti che hanno inasprito le pene in Italia, è il nuovo sistema fai-da-te, si fa una sorta di società e si comprano un barchino e le taniche di benzina per 45 mila dinari – 13 mila euro –, poi si affronta la traversata muniti di bussola e tante speranze.I profughi arrivano da Paesi frustati da crisi economica e guerre: Congo, Camerun, Ciad, Nigeria, Costa d’Avorio e Guinea, Sierra Leone, Siria, Tunisia, Marocco e Burkina Faso. Solo Life support ha preso a bordo 3 donne, di cui una incinta di due mesi, due bambine accompagnate di 8 e 6 anni e 28 minori non accompagnati, tra cui un bambino di 9 anni.