La Lettura, 25 marzo 2023
Il colore è un’esperienza personale
Il colore è un’esperienza soggettiva: non riguarda come è fatto il mondo là fuori, ma come i nostri fotorecettori e neuroni trasformano una proprietà fisica (la lunghezza d’onda della luce che arriva all’occhio) nella percezione di un colore. Ogni specie ha la sua tavolozza cromatica. Molti uccelli hanno sviluppato la visione tetracromatica, con milioni di sfumature. Altri animali vedono solo bianco, nero e scale di grigio. Per una balenottera l’oceano non è azzurro. Un polpo cambia mille colori sulla pelle, ma non se li gode.
Tutti gli esseri umani discendono da una singola popolazione africana, dunque dovremmo condividere un’universale gamma di colori. Noi vediamo nello spettro che va dal violetto al rosso e abbiamo una vista tricromatica che combina rosso, verde e blu. I regni dell’ultravioletto e dell’infrarosso ci sono preclusi e in mezzo fiorisce il nostro universo cromatico. Eppure, anche all’interno della nostra specie, la percezione dei colori è diversificata, e non solo a causa della neurodiversità, cioè del fatto che alcuni cervelli vedono solo alcuni colori o nessuno.
Il punto è che noi siamo una specie culturale: da quel primo gruppo fondatore ci siamo diversificati in una miriade di popoli e lingue, ciascuna delle quali descriverà il proprio mondo, fisico e sociale, con tonalità e accenti differenti. Quasi tutti i nomi sono etichette arbitrarie associate a cose e fenomeni, dunque variano normalmente, pur trattenendo i segni delle loro parentele (come notiamo nella visualizzazione qui sopra). I colori poi hanno assunto una pluralità di significati simbolici (associati a oggetti, emozioni, umori, rituali, stagioni) e ogni cultura li interpreta a modo suo. Così cambiano anche le classificazioni dei colori e il numero di tinte, che dunque sono sostanzialmente convenzionali. Infine, conta l’esperienza individuale: chi per mestiere ha a che fare con i colori ogni giorno li percepirà con un’acutezza diversa da chi non ci fa caso. E quando ci accorgiamo di una nuova sfumatura nella ricchezza sensoriale del mondo, ci viene spontaneo inventare una parola per dirla.