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 2023  marzo 25 Sabato calendario

Orsi&Tori

L’ho già scritto, ma vale ripeterlo, per capire come è nata l’alleanza attuale fra Cina e Russia.
Per decenni i due paesi comunisti sono stati in pessimi rapporti, come capita fra paesi con confini di migliaia di chilometri. È illuminante, per cominciare a capire, l’opinione del fondatore della nuova Cina, Deng Xiaoping, nell’intervista che organizzai per Oriana Fallaci, dopo che nel dicembre 1978 avevo intervistato io il vicepresidente Deng (non ha mai voluto diventare presidente, pur avendo tutto il potere nelle sue mani).
Oriana, come nel suo stile, pone a Deng questa domanda provocatoria: «E se io le dicessi che in Occidente la chiamano il Krusciov cinese?» Risposta: (Ride) «Senta, in Occidente possono chiamarmi come vogliono, ma io Krusciov lo conosco bene, per 10 anni ebbi a che fare con lui, e le assicuro
che paragonarmi a Krusciov è una bestialità. Krusciov ha fatto solo del male a noi cinesi. Stalin dopo la fondazione della Repubblica popolare ci aiutò a costruire i complessi industriali… Non ci aiutò gratis, d’accordo, dovemmo pagare: ma ci aiutò. Ma quando Krusciov andò al potere, tutto cambiò. Krusciov strappò tutti gli accordi fatti con la Cina…».
PUBBLICITÀE sulla scia di questa opinione inequivocabile di Deng, per decenni i rapporti fra Cina e Unione sovietica e poi Russia sono stati freddi se non freddissimi. Com’è avvenuto che ora, nonostante il volto imperturbabile del presidente Xi Jinping, appena arrivato al terzo mandato, dopo che anni fa egli stesso aveva eliminato dalla costituzione il limite dei due mandati massimo, fra i due paesi comunisti è tornata, almeno in apparenza, una perfetta intesa?
La svolta è avvenuta per una precisa scelta degli Stati Uniti, che pure, con la diplomazia del Ping Pong attuata da Richard Nixon su regia di Henry Kissinger, avevano avviato la grande crescita della Cina. E la scelta che ha cambiato tutto è stata quella dell’allora presidente Barack Obama di imporre e far imporre sanzioni economiche alla Russia, nel marzo del 2014 per l’autoproclamazione di indipendenza della Crimea dall’Ucraina e il referendum per l’annessione alla Russia e l’adozione del rublo come moneta ufficiale. «Contro Mosca c’è l’isolamento internazionale», disse il presidente Obama. «Nessuno riconosce il referendum in Crimea. Ulteriori provocazioni non avranno alcun effetto, se non quello di isolare ancora di più Mosca e di ridurre il suo ruolo a livello mondiale». Prima sanzioni politiche e militari ai russi e poi anche sanzioni economiche con la proibizione di export in Russia di prodotti occidentali.
Senza discutere se le sanzioni fossero necessarie o meno, sta di fatto che da quel momento è cominciata la luna di miele fra Russia e Cina con decisioni operative molto importanti come quella di non pagarsi fra di loro in dollari, moneta degli scambi internazionali, ma ciascuno con la sua moneta, la Russia il rublo e la Cina lo yuan; e ancora il progetto comune di un aereo in grado di fare due volte senza scali la circumnavigazione del globo; le gigantesche forniture di Gazprom pagate in yuan; l’emissione di obbligazioni della Russia in yuan con la conseguente richiesta della Cina all’allora presidente del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, di inserire la moneta cinese nel paniere valutario dei Dps (diritti speciali di prelievo); e poi le visite mensili regolari a Mosca del ministro degli esteri cinese di allora, Wang Yi, ora diventato capo della diplomazia del partito comunista e arrivato alcune settimane fa anche a Roma.
Insomma, mentre quelle sanzioni volute da Obama e fatte imporre anche dai paesi europei dovevano indebolire la Russia, in pratica si trasformarono in una grande occasione per la Cina di fare leva sulla Russia per aumentare il suo potere internazionale. E anche allora il casus belli per queste sanzioni e questi negativi risultati, fu l’Ucraina che perdeva la Crimea.
Che cosa sarebbe successo senza quelle sanzioni e con un approccio diverso verso la Russia da parte degli Usa? Chi sa se il presidente Obama si è pentito, come ha fatto per la libertà e i finanziamenti concessi alla Silicon Valley quando ne ha parlato nell’aprile del 2022 alla Stanford University, constatando il potere enorme, quasi superiore al governo americano, che di fatto è stato concesso agli Ott?
Tutto ciò non vuol dire che il presidente russo, Vladimir Putin, meriti clemenza per la guerra all’Ucraina; anche Putin, pur non avendo cambiato la costituzione che prevede due mandati massimo consecutivi, è riuscito a rimanere al potere da 25 anni, con il trucco, dopo i primi due mandati, di essersi nominato primo ministro, facendo diventare presidente della Russia, il suo attaché e primo ministro Dmitri Medvedev.
Insomma, Xi Jinping non poteva essere da meno di Putin, anche se ha avuto almeno il coraggio di cambiare la costituzione o, come si preferisce dire in Cina, introdurre nella costituzione il pensiero del nuovo capo della Cina, come avevano fatto Mao Zedong e lo stesso Deng.
C’è da domandarsi se le scelte anche recenti degli Usa verso la Cina, siano razionali. Per esempio, sono gli Usa ad aver lanciato la globalizzazione che ha consentito alla Cina di diventare una grande potenza economica e al mondo occidentale di produrre a basso costo e di avere un nuovo mercato, e ora predicano la multilateralità; sono loro che hanno favorito o comunque consentito che Apple facesse produrre gli iPhone e gli iPad in Cina e ora sono preoccupati che sul piano tecnologico la Cina possa superare gli Usa; si meravigliano che un paese di 1,5 miliardi di abitanti possa essere più potente di un paese come il loro che ha 300 milioni di abitanti; si meravigliano che la Cina consideri Taiwan territorio cinese, facendo finta di dimenticare che l’isola di Formosa era Cina e che loro, gli americani, a poco tempo dal lancio della bomba atomica, aiutarono Chiang Kai Shek, il nazionalista nemico di Mao, a rifugiarsi in quell’isola per la sconfitta nella guerra civile conclusasi a vantaggio di Mao nel 1950.
C’è una scelta che nobilita ancora gli Usa: dare il permesso di andare a studiare nelle migliori università americane a centinaia di migliaia se non milioni di teste d’uovo cinesi. Una grande trasmissione di sapienza, di conoscenza tecnologica e manageriale. Qualcuno dice che è la struttura delle università americane, quasi tutte private e molto care, che favorisce questa migrazione. Sta di fatto che c’è e gli Usa potrebbero anche non dare il visto ai giovani cinesi per iscriversi alle università americane. Invece le porte sono aperte. Probabilmente il futuro presidente degli Usa dovrebbe riflettere su questo dato come prima base per ritrovare con la Cina un rapporto che tranquillizzi il mondo intero. Senza la Cina, la Russia di Putin peserebbe pochissimo. Non solo per la pace, ma per il benessere dei popoli, una ritrovata intesa con la Cina è indispensabile.
* * *
Se sul piano politico ed economico il tema è se il resto del mondo può fidarsi degli Usa e della Cina, dopo la guerra e gli incontri di Mosca, sul piano finanziario e monetario la domanda è se ci si può fidare della Banca centrale svizzera e quindi della Svizzera. È la domanda che ho posto a un giovane ma penetrante banchiere. Ecco come ha risposto.
Il lupo perde il pelo...
Ancora una volta la Banca nazionale svizzera, e il suo braccio armato Finma (l’autorità di vigilanza), mentono spudoratamente ai mercati.
Il 15 marzo il comunicato ufficiale ha affermato che Credit Suisse rispettava i più alti requisiti di capitale e liquidità richiesti a banche sistematiche importanti.
Dopo 48 ore, sono stati azzerati oltre 16 miliardi di obbligazioni del tipo AT1.
Di fatto, un vero e proprio bail-in (cioè un salvataggio interno) per consentire il simultaneo matrimonio riparatore con Ubs.
Insomma, gli svizzeri che per anni hanno paventato il bail-in delle banche italiane come spauracchio per chi voleva riportare i soldi in Italia, alla fine lo hanno fatto su una delle due banche principali che porta il nome della nazione.
Otto anni dopo la prima grande menzogna sul cambio euro/franco svizzero, come si spiega sotto, la storia si ripete e Thomas Jordan è sempre il presidente della Banca nazionale svizzera.
Ora vediamo se dopo la perdita 2022 e 150 miliardi di franchi svizzeri di liquidità forniti nelle ultime 48 ore a Credit Suisse/Ubs, oltre a 9 miliardi di garanzie su perdite future, la Banca nazionale svizzera ha le spalle abbastanza larghe da reggere tutto il carrozzone.
Perché la mega-perdita 2022 nel bilancio della Banca Nazionale Svizzera è figlia della sciagurata e truffaldina operazione del 15 gennaio 2015, quando il presidente della Banca nazionale svizzera, Jordan, si è presentato davanti ai media annunciando la fine della soglia minima tra franco ed euro in vigore fino a quel momento: 1,20 franchi per un euro.
Truffaldina perché ancora il 13 gennaio 2015 il suo vice dichiarava che non si sarebbe mai fatto rafforzare il franco oltre la soglia di 1,20.
In pochi minuti il Franco svizzero si apprezzò fino a 0,85 per un euro.
Nei giorni successivi alcuni hedge fund fallirono. Infatti, fino ad allora avevano fatto il lavoro sporco per conto della Banca nazionale svizzera vendendo franchi con la certezza che la parola dei banchieri centrali venisse mantenuta. Non potendosi apprezzare il franco, la vendita di franchi contro euro era un’operazione in cui non c’era la possibilità di perdere (occasione unica in finanza dove solitamente, come sappiamo, i prezzi possono muoversi in entrambe le direzioni). Fino ad allora la Banca nazionale svizzera non aveva dovuto vendere un franco per tenere il cosiddetto Peg (il fissare il tasso di cambio di una valuta nazionale) con l’euro perché lo faceva per lei il mercato.
Dallo sciagurato annuncio, la Banca nazionale svizzera è dovuta intervenire stampando franchi da vendere per non far apprezzare il franco (sempre richiesto a livello internazionale come valuta rifugio).
Il bilancio della Banca è così letteralmente esploso e siccome per vendere franchi bisogna comprare altre valute, la Banca nazionale svizzera si è riempita di dollari, euro e altro.
Siccome poi i dollari e gli euro avevano rendimenti negativi e la Banca nazionale svizzera doveva fare utili per pagare dividendi ai cantoni svizzeri, sono state comprate azioni di società quotate.
Di fatto, la stessa Banca nazionale svizzera è diventato un mega hedge fund e nel 2022 ne ha pagato le conseguenze. Come si può leggere sul sito di MF-Milano Finanza (www.milanofinanza.it/news/la-banca-centrale-svizzera-perde) la banca nazionale svizzera ha chiuso il 2022 con una perdita senza precedenti. Stando ai dati previsionali pubblicati, il rosso si è attestato a circa 134 miliardi di franchi svizzeri. (riproduzione riservata)