Corriere della Sera, 25 marzo 2023
Il cieco che è tornato a vedere dopo 6 anni
Continuavano a chiedermi come mi sentissi eppure non riuscivo a proferire parola: era troppa l’emozione quando, aperti gli occhi, mi è arrivato addosso un fascio di luce. Ho iniziato a vedere il contorno delle mie mani e le ombre dei medici e degli infermieri che mi stavano svegliando dall’anestesia. È stato come nascere una seconda volta. Davvero un’emozione unica». Il signor Emiliano Bosca ha 83 anni e, dopo gli ultimi sei trascorsi in cecità assoluta, due settimane fa si è sottoposto a un intervento che gli ha ridato la vista all’occhio destro. Una procedura chirurgica innovativa e del tutto inedita eseguita, spiegano dall’ospedale, «per la prima volta al mondo» alle Molinette di Torino: l’autotrapianto di cornea allargato a sclera e congiuntiva. Con questo metodo, i medici sono riusciti a ricostruire un occhio funzionante partendo da due occhi non vedenti ma fortunatamente danneggiati in parti diverse. «Ci vuole coraggio nella vita e io modestamente non ho dubitato un attimo quando mi hanno spiegato cosa avrebbero voluto tentare – prosegue l’anziano —. Prima dell’intervento avevo bisogno di aiuto per fare ogni cosa, anche per mangiare. E invece, in questi giorni ho persino aiutato mia moglie a rifare il letto e ho fatto le scale da solo: che gioia».
A progettare ed eseguire la procedura operatoria sono stati i professori Michele Reibaldi, direttore della clinica oculistica universitaria Molinette, e Vincenzo Sarnicola, tra i maggiori esperti al mondo di chirurgia corneale e presidente della società italiana della cornea e della staminalità della superficie. «La cosa eccezionale, che di fatto apre a un nuovo modello di ragionamento – precisa Sarnicola – è che finora l’autotrapianto riguardava la sola cornea mentre adesso, grazie a questa prova, siamo certi che un trapianto così ampio può attecchire e l’occhio può sopravvivere». Bosca viveva completamente al buio a causa di un duplice motivo; un incidente all’occhio sinistro avvenuto 30 anni fa che gli aveva causato una cecità retinica irreversibile; e una malattia cronica rara, la pseudo pemfigoide oculare, che 10 anni fa gli ha procurato una progressiva perdita della funzione visiva all’occhio destro distruggendo cornea e superficie oculare.
L’indipendenza
«Prima avevo bisogno di aiuto per ogni cosa Ora aiuto io mia moglie nelle faccende di casa»
Per tornare a vedere l’uomo le aveva provate tutte, tanto da sottoporsi a due trapianti tradizionali di cornea (provenienti da persone decedute) ma entrambi sono falliti. «Normalmente la cornea presenta un tasso di rigetto molto più basso rispetto ad altri organi vascolarizzati, ma in presenza di un’alterazione diffusa di tutta la superficie oculare, come nel caso del signor Bosca, il rischio diventa altissimo – spiega ancora Sarnicola —. In particolare, un danneggiamento delle cellule staminali del limbus, la zona tra la cornea e la congiuntiva, avrebbe determinato il fallimento irreversibile del trapianto». Ecco perché «abbiamo osato decidendo di ricorrere all’autotrapianto dell’intera superficie oculare, prelevata dall’occhio sinistro, comprendente non solo la cornea, ma anche una parte di sclera e tutta la congiuntiva incluse le cellule staminali del limbus – conclude il professor Reibaldi – e abbiamo fatto bene, perché nonostante l’eccezionalità dell’intervento, possiamo affermare senza dubbio che abbiamo aperto la strada a una procedura replicabile nei, seppur pochi, pazienti che si trovano in condizioni simili».
Intanto Bosca rivela di amare molto il ballo e, lucidate le scarpe, promette di «tornare presto a fare faville e piroette in pista».