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 2023  marzo 24 Venerdì calendario

Il 41bis è tutto esaurito. I boss sono in lista d’attesa

Dell’evasione del boss Marco Raduano, detto Pallone, avvenuta ormai un mese fa dal carcere di massima sicurezza di Nuoro, è trascorso un mese ed è rimasto poco più di quelle immagini che hanno fatto il giro del mondo: il capomafia foggiano attaccato a un lenzuolo che si calava dal muro di cinta per poi fuggire. Si disse: lo prenderanno subito. Ma di Raduano non c’è traccia. C’è chi dice sia in Germania, chi invece sia tornato nella sua Vieste, ma in verità si procede per ipotesi, gli indizi sono pochissimi. La sua evasione porta ad elencare una serie di errori e omissioni che mettono in risalto la grave carenza di organico di agenti penitenziari nella struttura carceraria sarda, (il Dap ha sostituito il comandante degli agenti e attraverso la direzione generale detenuti e trattamento ha dato mandato al Provveditore regionale della Sardegna di svolgere accertamenti e verifiche per verificare le responsabilità) e fa emergere la disattenzione degli ultimi due ministri della Giustizia, Marta Cartabia e Carlo Nordio. Entrambi impegnati a sistemare l’anarchico Alfredo Cospito al regime carcerario “più gravoso”, nonhanno mai risposto alla proposta dei magistrati che hanno fatto arrivare sul loro tavolo la richiesta di applicare il 41 bis al boss foggiano, considerato pericolosissimo. In questo modo Raduano è stato lasciato libero di circolare nella sezione di alta sicurezza, senza alcun vincolo di rapporti con altri detenuti e nelle condizioni di progettare l’evasione.La risposta mai arrivataCome Repubblica aveva già raccontato, la procura di Bari aveva chiesto al ministro della Giustizia di applicare il 41 bis a Raduano. Lo aveva fatto con una lunga memoria depositata il 28 giugno del 2022 con la quale i pm spiegavano i motivi per cui, «nonostante l’attuale stato di detenzione», fosse una «persona di estrema pericolosità» in grado da un lato, di controllare il clan, dall’altro di «intrecciare nuovi e vecchi rapporti delinquenziali». Ed è proprio quello che, stando alle prime indagini sulla sua evasione, è accaduto. Raduano per fuggire ha avuto il sostegno logistico di alcuni criminali sardi, conosciuti all’interno del carcere, proprio quello che i pmdell’antimafia volevano evitare. E che il ministero della Giustizia ha invece ignorato. Nonostante nella lunga richiesta fosse elencato il curriculum malavistoso di Raduano. «È lui che comanda» ha messo a verbale uno dei pochi pentiti foggiani, Danilo Della Malva, spiegando tra le altre cose come fosse mantenuto in carcere, in Sardegna, dal clan che loriconosceva come capo anche durante la detenzione. «Il prestigio criminale di cui gode, rappresentando l’associazione mafiosa, gli ha consentito di divenire un vero e proprio punto di riferimento» scrivono i pm. Altri due collaboratori hanno confermato che Raduano dal carcere, attraverso la sua “batteria”, mandava continue indicazioni al territorio, anche grazie ai telefonini che riusciva ad avere in cella. E ancora: «Nonostante le rassicurazioni contrarie della casa circondariale», i boss foggiani reclusi a Nuoro, che non dovevano parlarsi tra loro, secondo quanto ricostruito riuscivano a vedersi «nel campo di calcetto». Ma c’è di più. Tra le informazioni che l’Antimafia comunica al ministero ce n’è una specifica, inquietante: segnalano come sia necessario tenerlo al 41 bis perché due dei principali esponenti della sua batteria sono evasi. Si tratta di Gianluigi Troiano, detto “il nano”, fuggito a dicembre del 2021 e da allora sparito nel nulla, mentre era ai domiciliari. E Giovanni Cristalli, irreperibile dal gennaio del 2022 mentre era con il braccialetto elettronico a Vieste. Queste lunghe latitanze documentano come il clan sia in grado di gestirle. E, soprattutto, metteva già in guardia sulla possibilità e capacità di organizzarle.La lista d’attesa del 41 bisMa perché allora Raduano non è finito sotto il duro regime carcerario? Evidentemente il ministro Nordio ha ritenuto che il capomafia foggiano non fosse più pericoloso di Cospito: mentre non rispondeva alle richieste dei magistrati sul boss, confermava il 41 bis all’anarchico. E questo non è un caso isolato. Secondo quanto risulta a Repubblica sono almeno una dozzina i boss detenuti in lista di attesa per il 41 bis. Sono mafiosi per cui diverse procure hanno proposto di applicare “il regime detentivo più gravoso”, per limitare i contatti con l’esterno. Ma non ci sono posti in carcere, perché gli attuali 750 li occupano tutti.Il 41 bis è uno strumento delicato:ideato e attuato per impermeabilizzare i capi della mafia in carcere e rendere impossibile le loro comunicazioni con l’organizzazione, deve essere applicato in maniera umana ma efficace, perché non è una pena supplettiva. Per farlo servono uomini e spazi. «I detenuti che devono stare sotto questo regime non sono i killer feroci ma sono i capi delle organizzazioni, solo che più va avanti l’azione repressiva dello Stato più si catturano i capi, maggiore è l’esigenza di creare posti in cui questi possono stare detenuti senza continuare a comandare» spiega un magistrato antimafia.Che significa? <Che forse è arrivato il momento di fare una ricognizione generale per valutare davvero a chi serve e a chi no» aggiunge una fonte del Dipartimento penitenziario. «Il 41 bis non è una pena afflittiva in più ma è uno strumento di tutela della collettività che evita che si continuano a comandare omicidi dal carcere». E le carceri, insegna la storia, sono sempre stati i luoghi privilegiati dalla criminalità organizzata per continuare a comandare.