Corriere della Sera, 24 marzo 2023
Houellebecq è stato raggirato del regista del film porno
PARIGI Michel Houellebecq contro Kirac. E in particolare contro il leader del collettivo artistico olandese, il regista Stefan Ruitenbeek, che lo ha coinvolto in un film con scene pornografiche destinato a essere presentato ad Amsterdam alla fine di maggio. Ma questa è la posta in gioco: dopo essere già riuscito a impedire un’anteprima l’11 marzo scorso, Houellebecq sta conducendo una battaglia legale perché il film «Kirac 27» non esca mai nelle sale né sul web.Dopo uno scambio di email nel novembre scorso, Houellebecq e Ruitenbeek avevano deciso di collaborare a un progetto artistico, e convenuto che lo scrittore avrebbe indossato una maschera e non sarebbe mai stato riconoscibile. Quando ha capito che l’accordo non sarebbe stato rispettato, Houellebecq ha posto fine alla collaborazione, ma qualche settimana più tardi ha scoperto che Ruitenbeek aveva diffuso su Internet un trailer del film, in cui sono riconoscibili Houellebecq e sua moglie Lysis.
Adesso il collettivo Kirac va avanti e sostiene che Houellebecq ha firmato un contratto, quindi non c’è motivo di annullare la proiezione. Ruitenbeek ha rilasciato dichiarazioni curiose sullo scrittore francese vivente più celebre al mondo – «Voglio renderlo felice, ho una relazione difficile con mio padre, il rapporto che ho con Houellebecq è il risultato dei miei traumi» – ma allo stesso tempo insiste sulla volontà di distribuire il film, che gli sta portando una pubblicità mai avuta prima.
Il contratto
L’hotel di Amsterdam, il contratto: «Mai autorizzato scene in cui fossi riconoscibile»
«Chi non ha mai firmato un contratto senza leggerlo scagli la prima pietra», replica l’autore di Sottomissione e Annientare (editi in Italia dalla Nave di Teseo). Per non lasciare all’avversario il monopolio della parola, Houellebecq offre la sua versione del raggiro in un testo pubblicato su Corriere.i t. «Siamo arrivati ad Amsterdam, mia moglie ed io, il pomeriggio del 21 dicembre, e nulla si è svolto secondo gli accordi. Innanzitutto, siamo stati filmati, appena scesi dal treno, senza la nostra autorizzazione». Poi, in albergo, le scene di sesso sono avvenute, dice Houellebecq, che però insiste nel non avere mai dato l’autorizzazione a essere filmato in modo da essere riconoscibile. Eppure il suo volto appare chiaramente già nel trailer, mentre bacia Isa, una delle collaboratrici di Ruitenbeek. «La rottura finale si è verificata la sera del 23 dicembre. Al culmine di un’accesa discussione, durante la quale mia moglie e io siamo stati coperti di insulti, ho intimato a Ruitenbeek di uscire subito dalla stanza, assieme al cameraman. Non l’ho più visto».
La liberatoria firmata da Houellebecq – che Ruitenbeek considera un regolare contratto cinematografico – contiene clausole assurde: Houellebecq rinuncia a qualsiasi diritto sulla sua immagine e sugli eventuali guadagni, in pratica si mette totalmente nelle mani di Ruitenbeek.
«La società non si fonda sui contratti, che quasi nessuno legge fino all’ultima clausola – scrive Houellebecq —, ma su una certa fiducia reciproca. Che può essere gravemente tradita, e questo ci introduce in un altro mondo, nel quale non ho granché voglia di vivere. Qualche esempio, preso dalla storia recente: un pilota di linea che dirige il suo aereo su una montagna per farlo schiantare con i passeggeri; un medico che uccide un paziente; qualcuno che propone a qualcun altro di firmare un contratto simile, presentandolo come una banale formalità, da espletare il più rapidamente possibile. Ecco a che punto mi ritrovo».