il Fatto Quotidiano, 24 marzo 2023
Chi sono i super-assenteisti di questa legislatura
La legislatura è iniziata sei mesi fa, ma per qualcuno è costata appena qualche giorno di presenza in Parlamento. Giusto una votazione o due su cento, volendo fare una media. E come al solito tra i più assenteisti non ci sono peones sconosciuti, ma leader politici e volti noti a livello nazionale, come Silvio Berlusconi e (quasi) signora, o come il potentissimo editore leghista Antonio Angelucci.
Il portale Openpolis ha elaborato i dati delle presenze degli eletti alle votazioni in Aula, scoprendo che il tasso di partecipazione generale è del 75,25 per cento. Ma il dato complessivo ci dice poco, perché composto da casi molto diversi tra loro. Circa il 21 per cento dei parlamentari, infatti, è stato presente a meno del 60 per cento delle votazioni a Montecitorio e Palazzo Madama. Tra questi, ci sono 22 deputati e 15 senatori che rientrano nella fascia di partecipazione compresa tra lo 0 e il 15 per cento. Significa che su 1.767 votazioni mappate (1.043 alla Camera e 724 al Senato), ci sono eletti che hanno partecipato un centinaio di volte.
Secondo
Openpolis, il meno presente è Umberto Bossi, fondatore della Lega che, anche a causa di alcune difficoltà di salute, distilla le trasferte a Roma per le sedute più delicate (per adesso, ha lo 0,38 per cento di presenze). Dopo di lui ecco Silvio Berlusconi, altro padre nobile del centrodestra che in Senato si è visto pochino: 0,55 per cento di risposta agli appelli. Non fa meglio Marta Fascina, eletta invece alla Camera, ma quasi sempre assente o in missione considerato che in sei mesi è stata presente all’1,73 per cento delle votazioni.
Altro fedelissimo di queste classifiche è Antonio Angelucci, il dominus della sanità privata laziale e aspirante editore unico dei giornali della destra, la cui poltrona a Montecitorio fatica a prendere la forma della schiena, visto il misero 1,44 per cento di votazioni effettuate.
Openpolis non considera i parlamentari con incarichi di governo, i quali di consueto partecipano molto poco ai lavori d’Aula (basti pensare che Antonio Tajani s’è visto soltanto allo 0,2 per cento delle votazioni in Senato). Al netto delle esclusioni, il portale cita i 20 eletti con meno presenze e dalla classifica emerge un dato chiaro: ben 17 fanno parte del centrodestra.
Oltre ai citati, ci sono i leghisti Antonio Minardo (3,16 per cento di presenze), Mirco Carloni (25,5), Alberto Gusmeroli (26) e Giulia Bongiorno (30,39), a lungo con ambizioni da ministra; i forzisti Paolo Barelli (7,19), Ugo Cappellacci (23,3) e Giuseppe Mangialavori (28); i meloniani Giulio Tremonti (7,48), Andrea Augello (13,26), Rachele Silvestri (17,35) e Federico Mollicone (18,12); e i “moderati” Michela Vittoria Brambilla (23,97), il cui tasso è persino in netta crescita rispetto al clamoroso 0,81 per cento con cui chiuse l’ultima legislatura, e Maurizio Lupi (23,97).
Solo tre,
appunto, gli eletti delle opposizioni citati nel ranking dei meno presenti. Si tratta del 5S Francesco Silvestri (33,08), peraltro capogruppo alla Camera, del dem Franco Mirabelli (29,83) e del leader di Azione Carlo Calenda, ottavo peggiore in assoluto con l’11,19 per cento di presenze (con un dato altissimo di missioni, pari al 77 per cento).
Insieme a Berlusconi, Calenda è quindi il leader politico meno presente alle votazioni in Aula, con un dato di poco peggiore rispetto a quello di Matteo Salvini (che però è anche vicepremier e ministro), il quale mette insieme un 14,9 per cento. E Matteo Renzi? Conferenze e consulenze in giro per il mondo sono una distrazione notevole, al punto che l’ex premier ha partecipato a meno della metà delle sedute analizzate da Openpolis, fermandosi al 41,7 per cento. Molto meglio va tra gli ex giallorosa, con Elly Schlein al 53 per cento; il leader 5 Stelle Giuseppe Conte al 65,2; Nicola Fratoianni al 74,5 e Angelo Bonelli all’83 per cento.
Il divario
tra gli schieramenti è evidente anche dal dato complessivo sui gruppi parlamentari. Secondo Openpolis, Alleanza Verdi-Sinistra è il più compatto in Aula, con una media di partecipazione che supra l’86 per cento. Poi c’è il Movimento 5 Stelle all’80,3; seguito dal Partito democratico al 79. I partiti di destra fanno molto peggio, arenati anche da quei 7 parlamentari sotto al 10 per cento di presenze. E infatti Fratelli d’Italia “tiene” al 74,94; ma i centristi di Noi Moderati fanno solo il 62,97. Nel mezzo, oltre a Lega (68,20) e Forza Italia (64,77), c’è pure la federazione Azione-Italia Viva: un 72,47 trascinato all’ingiù dai suoi due leader.