ItaliaOggi, 24 marzo 2023
I retroscena di Norimberga
Da Norimberga all’Aja. Putin, accusato di crimini di guerra, dovrebbe comparire innanzi alla Corte criminale internazionale, ma non avverrà. Joe Biden plaude all’incriminazione, ma anche gli Usa, come Russia e Cina, non hanno aderito alla nascita del tribunale dell’Aja. Solo un tribunale negli Usa può giudicare un imputato americano. Putin non verrà arrestato a meno che non si costituisca, o sia tanto incauto di recarsi in un Paese ostile. È la giustizia dei bianchi, criticano gli africani. Già dopo la Grande Guerra si voleva processare l’ultimo Kaiser Wilhelm II, che fuggì in Olanda che gli concesse asilo politico. Le radici del tribunale dell’Aja, che cominciò a operare nel 2002, risalgono al processo di Norimberga, subito dopo la fine del III Reich, imputati i capi nazisti.
È appena uscito un bel libro di Uwe Neumahr, non fa la cronaca del processo ma descrive la vita dei giornalisti di tutto il mondo inviati a Norimberga: Das Schloss der Schrifstellerr. Nurberg ?46 , Treffen am Abgrund- Verlag C.H. Beck; 304 pagine; 26 euro). «Il castello degli scrittori, Norimberga ’46, incontro sull’abisso».
I colleghi erano divisi, quelli dei paesi vincitori ospitati nel castello alla francese, una villa enorme, della famiglia che produceva pastelli e olii, i tedeschi dovevano trovarsi una stanza nella Norimberga in macerie.
Tra i privilegiati Erika Mann, la figlia di Thomas, che aveva la cittadinanza americana, e Willy Brandt tornato in Germania con la divisa norvegese, John Dos Passos, Rebecca West, e Martha Gellhorn, fino al ’45 moglie di Ernst Hemingway, e giornalista più credibile di Papa.
E c’era Markus Wolf, allora 23 anni, il futuro leggendario capo del controspionaggio della Ddr, ebreo e emigrato con la famiglia a Mosca all’avvento di Hitler, che indossava la divisa sovietica.
Neumann descrive invidie e rivalità professionali, intrighi e amori, e le condizioni di vita che anche nella villa o castello non erano eccezionali. Il gusto era terribilmente teutonico, lamentano gli americani. È un mondo maschile, critica Erika Mann, che viveva in coppia con la giornalista Betty Knox. Le donne erano molto poche. Anche i telefoni e le telescriventi. Una foto del libro mostra i giornalisti correre per conquistare una cabina il primo ottobre del ’46, e trasmettere dopo la sentenza. Vinse Wes Callagher dell’Associated Press. Un’immagine giornalistica di un passato che appare remoto nell’éra di internet.
Intervistai Wolf, ormai in pensione nel ’90. E mi raccontò del processo. Passava il tempo giocando a poker allo Schloss, «e vincevo sempre». «Non ho dubbi», commentai. Il giovane Markus, Il futuro maestro delle spie, aveva un’amichetta e desiderava farle un regalo. «Vai dal colonnello americano, il capo della sicurezza al tribunale», gli consigliarono i colleghi. «Ma non è possibile», obiettò Markus, Mischaper gli amici. «Vai tranquillo, fa contrabbando di gioielli e sigarette con la Svizzera».
Il colonello non si offese, gli spalancò un cassetto pieno di anelli e collane. «Scelsi un orologio d’oro», mi raccontò Wolf, «e da quel giorno capii che gli americani fanno tutto per i soldi. Per questo ho sempre vinto nella guerra delle spie. Gli agenti occidentali lavoravano per i dollari e le sterline, i miei per un ideale». La mia prima intervista importante la feci all’architetto di Hitler. Quel primo di ottobre scampò alla forca per essere stato l’unico a dichiararsi oggettivamente colpevole, e fu condannato a venti anni. Era appena uscito dal carcere di Spandau. «Lei sapeva delle camere a gas di Auschwitz?» gli chiesi ancora. «No, mi sorrise nella sua villa di Heidelberg, ma se avessi voluto l’avrei saputo». Quindi lo sapeva, ma una parola lo salvò, colpevole oggettivamente, non personalmente.
A Norimberga furono condannati al capestro solo i grandi capi, Göring si uccise, l’ammiraglio Dönitz ebbe 20 anni come Speer, ma le condanne furono indirettamente un’assoluzione per milioni di tedeschi complici di Hitler, piccoli criminali che sostenevano di aver obbedito agli ordini. Una giustizia dei vincitori, ma sarebbe mai stato possibile un tribunale tedesco per i tedeschi?